Mar 09
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Dunque, il cosiddetto piano-casa – che forse più correttamente andrebbe chiamato: piano-edilizia, visto che un piano-casa, varato da questo governo, già esiste -, è probabilmente la prima cosa autenticamente di destra, dal punto di vista economico, che questo governo faccia da quando è in carica. E ciò, per almeno una ragione.
La filosofia che lo sottende è di chiara matrice liberale e mercatista: meno vincoli burocratici, meno lacci e lacciuoli (senza per questo far venire meno il rispetto dei vincoli paesaggistici ed ambientali), più spazio all’intrapresa, al laissez-faire e all´iniziativa privata. Precisamente ciò di cui il Paese ha bisogno, a maggior ragione ora che deve affrontare una crisi economica gravosissima.
I dettagli del progetto che dovrebbe essere approvato venerdì dal Consiglio dei Ministri, si conoscono solo in parte. E dovrebbero essere questi:
Innanzitutto, l’obiettivo è quello di rimettere in moto il settore delle costruzioni, da sempre volano per l´economia (soprattutto in tempi di vacche magre) e garanzia di elevata occupazione. Per raggiungere questo obiettivo, il piano-edilizia vuole facilitare i processi di ristrutturazione degli edifici in generale, e delle abitazioni in particolare.
La semplificazione sarebbe garantita dal fatto che per apportare alcune modifiche (più avanti descritte) all’interno di un condominio, piuttosto che di una casa, non si dovrebbe più attendere il nulla osta del competente ufficio comunale; ma sarebbe sufficiente una perizia giurata da parte di un tecnico (architetto, ingegnere o geometra) che, ovviamente, si assumerebbe la responsabilità (anche penale) della certificazione concessa.
Di quali tipi di modifiche si parla?
Della possibilità , ad esempio, di aumentare del 20% la cubatura degli immobili esistenti (sia di quelli destinati ad uso abitativo, sia di quelli destinati ad uso commerciale). Della possibilità , inoltre, di incrementare del 30% la cubatura, nel caso si proceda all´abbattimento e alla ricostruzione di edifici realizzati oltre vent´anni fa (prima del 1989); e, nel caso di ricostruzioni fatte secondo le più moderne tecniche di bioedilizia (che garantiscono un elevato risparmio energetico), la cubatura potrà essere incrementata del 35%.
Soprattutto queste due ultime ipotesi, sono di notevole rilevanza, e servono a “smontare” le accuse – assolutamente destituite di ogni fondamento – rivolte da Franceschini a questo progetto (“si tratta di una nuova cementificazione”). Con la possibilità di procedere più facilmente alla ristrutturazione di edifici obsoleti, infatti, si garantirà , più di quanto oggi non avvenga, il rispetto di standard ambientali e di sicurezza.
Molti palazzi costruiti oltre 20 anni fa, infatti, sono stati realizzati secondo tecniche anti-sismiche oggi considerate inidonee a garantire la “statica” e la sicurezza degli edifici stessi. Consentire, dunque, che vengano abbattuti e ricostruiti con maggiore faciltà , quando non addirittura secondo standard rispettosi dell’ambiente (che venti o trent’anni orsono erano assolutamente sconosciuti), non solo non rappresenta il rischio di “una nuova cementificazione” (che, oltretutto, non sarebbe affatto un problema), ma fornisce la garanzia che quei palazzi saranno più sicuri e consentiranno consistenti risparmi energetici (e, quindi, di bolletta) a chi in essi viva.
Il piano-edilizia, inoltre, garantirà occupazione – se dovesse trovare larga applicazione nella Penisola – a svariate centinaia di migliaia di persone; assicurerà guadagni (e quindi ottimismo) agli imprenditori; e porterà molti soldi nelle casse dei Comuni e dello Stato.
L’auspicio, è che di progetti come questo, il governo ne adotti molti altri ancora.
P.S.: l´Ecofin ha fatto una scelta più che sacrosanta.
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