Apr 09
6
Terremoto e paura
Alle 3.32 ero sveglio: stavo lavorando al computer, con la televisione accesa sintonizzata su Sky (sul Gf, per l’esattezza). Ero in camera da letto.
Ho sentito la scossa di terremoto: è stata forte, prolungata e decisamente inquietante.
La stampa, oggi, dice che è durata venti secondi. A me sono sembrati un’eternità.
Inutile dire che, in quegli istanti, il panico l’ha fatta da padrone: le gambe mi tremavano; la lucidità – almeno per qualche attimo – mi ha abbandonato; il battito cardiaco era accelerato.
Tuttavia, dopo i primi secondi – i peggiori – sono riuscito a recuperare un minimo di senno, e sono andato a svegliare i miei (con cui vivo) per prepararli al peggio, alla possibilità di dover lasciare casa e rapidamente; ho afferrato telefoni cellulari e caricabatterie, il portafoglio, danaro contante. Ero pronto, insomma, all’ipotesi più funesta: l’evacuazione.
Fortunatamente – se così si può dire – nel mentre recuperavo cose, l’intensità della scossa è andata progressivamente scemando, fino ad esaurirsi. Qualche attimo è bastato a capire che forse il pericolo lo si era scampato.
Dal tinello, assieme a mio padre, ho acceso la tv per provare ad avere qualche informazione. Il televideo, però, era muto. Erano pur sempre le tre e trenta del mattino.
Allora ho deciso di sintonizzarmi nuovamente su Sky, sulla Casa.
I ragazzi del Gf – svegliati qualche istante prima e avvisati di cosa stava verificandosi – erano nel frattempo riusciti ad ottenere indicazioni sull’accaduto. Seguendoli, mi sono tranquillizzato: l’epicentro non era stato a Napoli né a Roma.
I miei, dopo un po’, sono tornati a dormire. Io, invece, ho faticato a prender sonno. Una notte di merda.
Il risveglio, poi, è stato anche peggio: un fiume di notizie luttuose ad accompagnarlo.
Siamo polvere, e il vento – in ogni istante – può spazzarci via.