Se Alberto Stasi è un assassino perché visita siti porno, allora siamo tutti killer

Alberto Stasi

Dunque, dell’omicidio di Garlasco – credo – sappiamo tutto. E ciascuno di noi, chi più chi meno, è informato delle accuse che vengono mosse ad Alberto Stasi.

Le riassumo brevemente e per sommi capi.

Stasi è accusato di aver assassinato la fidanzata, Chiara Poggi. L’avrebbe uccisa perché, questo sostiene l’accusa, la ragazza si sarebbe rifiutata di assecondare alcune sue richieste erotiche; o perché la stessa avrebbe scoperto alcune foto – nel Pc di Alberto – dal contenuto pedopornografico. Si tratta di ipotesi – congetture – avanzate dal pubblico ministero, non supportate da prove che ne testimonino la fondatezza. Teoremi.

Va subito precisato anche che manca l’arma del delitto, e che gli inquirenti non hanno trovato macchie di sangue sugli abiti di Alberto né sulle sue scarpe.

Allo stato dell’arte, dunque, Stasi è accusato di omicidio (la pubblica accusa ha chiesto 30 anni di carcere, per lui) pur in mancanza di un movente, del ritrovamento dell’arma del delitto, o di prove che documentino la sua colpevolezza in modo ragionevole e verosimile.

Ciò detto, e prima di arrivare ad affrontare l’oggetto del post, preciso solo una cosa (anche molto banale): io, come chiunque altro, ovviamente, ignoro se Stasi sia innocente o meno. So solo due cose: la prima, è che la Costituzione stabilisce l’innocenza di chiunque fino a prova del contrario, e fino a sentenza definitiva di condanna; la seconda, è che in casi d’incertezza, quando manchino prove schiaccianti a documentare la colpevolezza di un imputato, dovrebbe prevalere soltanto un atteggiamento, così riassumibile (anche in termini di diritto): in dubio pro reo.

Detto questo, arriviamo, allora, alla ragione per cui qui si affronta l’omicidio di Garlasco.

Dunque, il pubblico ministero considera Alberto Stasi responsabile dell‘omicidio, non perché abbia in suo possesso prove che ne certifichino la colpevolezza in modo certo, ma perché Stasi avrebbe alcune abitudini private che, sempre a detta della pubblica accusa, proverebbero in modo lapalissiano la sua reità.

Quali sarebbero queste abitudini private?

Alberto Stasi visitava (non si sa se lo faccia ancora) siti Internet dal contenuto pornografico.

Di più.

Visitava con molta frequenza, tali siti. E questo atteggiamento, ad avviso della pubblica accusa, è prova provata di una psicologia conforme a quella di chi potrebbe, in caso di ira, finanche uccidere un altro essere umano.

Ricapitolando: la pubblica accusa sostiene che chi visita siti internet pornografici con molta frequenza, evidenziando una certa ossessione per il sesso, sia una persona potenzialmente pericolosa; al punto da poter ammazzare qualcheduno.

Ora, se non ci fosse da piangere, stante l’accusa di omicidio che grava sul groppone di Alberto Stasi, delle farneticanti asserzioni del pubblico ministero si potrebbe anche ridere.

E lo si dovrebbe fare, solo per un motivo: la stragrande maggioranza delle persone che navigano in Internet – si tratti di uomini o di donne, poco importa -, visita abitualmente siti pornografici. E’ un fatto noto a chiunque.

Cosa dovremmo desumere da ciò, che la stragrande maggioranza degli italiani – senza distinzione di censo o di età – sia costituita da potenziali serial killer?

Non solo.

Le valutazioni della pubblica accusa che si occupa dell’omicidio di Garlasco, sono deliranti anche per un’altra ragione: nessuno – men che mai un pubblico ministero – può permettersi di attribuire ad un’abitudine che abbia a che fare con la sfera sessuale, se l’abitudine non è censurabile in quanto in contrasto con il codice penale, un connotato a tal punto negativo, da essere usato come indice di colpevolezza di un reato.

Ancora più chiaramente: la morale sessuale di un cittadino, se non sfocia in atti contrari al codice penale, è un fatto che nulla deve interessare allo stato, e dunque ad un pubblico ministero.

Viceversa, la circostanza che in un’aula di tribunale, un pubblico ministero utilizzi le abitudini sessuali di un cittadino – tra l’altro comuni a quelle di milioni di esseri umani sulla faccia della Terra -, come prova della sua colpevolezza, è un fatto di una gravità sconcertante, perché cose del genere avvengono solo nelle dittature o nelle teocrazie. Vale a dire in quei regimi in cui sia imposta una morale di stato; in cui lo stato osi ingerirsi nella vita privata dei cittadini, onde modellarne l’esistenza a proprio piacimento, per ridurli in schiavitù.

Avere costumi sessuali libertini, non è – né mai potrà essere – un indice di colpevolezza di un delitto.

Di più: avere costumi sessuali libertini, soprattutto a 20 anni, è indice di salute e normalità! E’ la cosa più ordinaria che si possa riscontrare. Anche per ragioni biologiche che non possono sfuggire ad una persona dotata di raziocinio, intelletto ed un minimo di cultura, quale dovrebbe essere un pubblico ministero.

Ancora.

La pubblica accusa considera come ulteriore elemento di reità di Alberto Stasi, il fatto che costui abbia girato filmini amatoriali – e scattato foto – dal contenuto pornografico, assieme alla fidanzata Chiara.

Ohibò.

Forse qualcuno dovrebbe spiegare al pubblico ministero, che una percentuale assai rilevante delle persone che hanno un’età compresa tra i 16 e i 45 anni, gira abitualmente – o con molta frequenza – filmini hard con il proprio partner.

Verrebbe da dire: lo facciamo tutti!

Siamo, dunque, tutti killer?

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13 Responses to "Se Alberto Stasi è un assassino perché visita siti porno, allora siamo tutti killer"

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