Mag 09
18
Il Pd rischia di perdere due Province su tre
La prossima tornata elettorale si preannuncia molto problematica, per il Partito democratico. La sua stessa sopravvivenza, è a rischio: se dovesse conquistare meno del 25% dei suffragi, nella corsa all‘Europarlamento, la scissione – e il ritorno ai Ds e alla Margherita – sarebbe presa in seria considerazione dai suoi dirigenti.
E tuttavia, ancor più che l’esito delle elezioni europee, ciò che preoccupa la nomenclatura del Nazareno è il risultato che il partito (e l’intero centrosinistra) otterrà alle Provinciali di giugno.
Occorre tener presente, infatti, che si voterà per il rinnovo di 62 province e di 4.296 comuni (tra cui: Bologna, Campobasso, Ancona, Bari, Firenze, Perugia e Potenza). E queste amministrazioni, nell’80% dei casi, oggi sono governate dal centrosinistra. Per quanto riguarda le Province: ben 50 sono rette da una coalizione progressista.
Da qui, i timori che turbano i dirigenti del Pd. E che spingono Paolo Fontanelli – responsabile degli enti locali del partito – a formulare questa previsione:
“Il dato di riferimento obbligato è quello delle politiche 2008. E su quella base 15 province sono sicure, 15 ce le giochiamo sul filo puntando sulla buona prova degli amministratori uscenti, nelle altre 20 c’è uno scarto così notevole con il centrodestra che recuperare è praticamente impossibile”.
Di più. Nel Pd circola “un foglietto allarmante” (così è stato descritto in un articolo de l’Unità), che indica – ad una ad una – le province in bilico, quelle perse, e quelle che si riuscirà a conservare.
Al Nord, “le uniche province certe sono quelle di Torino, Venezia e Cremona”; “nella tradizionale zona rossa, Emilia, Toscana, Umbria, rischiano Rimini, Piacenza, Parma e Grosseto”; più di una preoccupazione agli esponenti del partito, poi, danno Napoli e Milano; incerte, ancora, sono “Frosinone, Avellino, Salerno, Bari, Brindisi, Lecce, Taranto, Chieti, Teramo”.
E’ presumibile Franceschini stia consumando molta camomilla, in questi giorni.
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