Consulta: stop alla magistratura politicizzata (stop a Magistratura Democratica)
Un magistrato non solo deve essere imparziale, ma deve anche apparire tale. Se imparziale non appare, infatti, è difficile immaginare lo sia nell’esercizio delle sue funzioni.
Di un magistrato dovremmo conoscere solo le sentenze, e null’altro. Non dovremmo avere informazioni sulle sue convinzioni politiche.
Queste considerazioni dovrebbero essere condivise da tutti. Innanzitutto da chi appartiene all’Ordine giudiziario.
Eppure, troppo spesso, capita che numerosi togati agiscano come veri e propri agit-prop. Come militanti di partito. Come parte integrante di uno schieramento politico.
Il che è inammissibile: ai magistrati spetta unicamente l’esercizio della funzione giurisdizionale. Sono chiamati a far rispettare le leggi. Leggi che, tra l’altro, non possono nemmeno sindacare nel merito. Visto che sono chiamati ad applicarle, e non a scriverle: per quest’ultimo compito, infatti, esiste il Parlamento. Demandato a ciò dal popolo sovrano, in ossequio al dettato della Carta.
Si chiama: separazione dei poteri.
Un concetto che probabilmente sfugge – ad esempio – al togato di Magistratura Democratica, Nicola Quatrano. Il quale, partecipando ad un’assemblea della Cgil (sic!), giusto qualche giorno fa, a proposito della legge che ha introdotto il reato di immigrazione clandestina, ha dichiarato quanto segue:
“Il cuore di questo atto è il mercato dello sfruttamento di chi è povero: per combattere questa legge si dovrà attuare la disobbedienza civile”.
Un magistrato che invita a non rispettare una legge, neanche fosse un no-global qualsiasi?
Come se non bastasse, qualche giorno dopo, ha anche aggiunto:
“A Norimberga i gerarchi nazisti dicevano di obbedire a una legge. Ma quando questa è ingiusta si può essere obiettori di coscienza”.
Ho capito bene? Ha tentato di fare un paragone, sia pur velatamente, tra il reato d’immigrazione clandestina e le leggi razziali naziste (neanche fosse un Franceschini qualsiasi)?
Per fortuna c’è la Corte Costituzionale. Che, giusto due giorni fa, ha depositato una sentenza di enorme valore democratico e liberale, che eviterà si verifichino ancora cose del genere. Eccone il contenuto:
“I magistrati, per dettato costituzionale (artt. 101, secondo comma, e 104, primo comma, Cost.), debbono essere imparziali e indipendenti e tali valori vanno tutelati non solo con specifico riferimento al concreto esercizio delle funzioni giudiziarie, ma anche come regola deontologica da osservarsi in ogni comportamento al fine di evitare che possa fondatamente dubitarsi della loro indipendenza ed imparzialità”.
“Costituisce illecito disciplinare non solo l’iscrizione, ma anche «la partecipazione sistematica e continuativa a partiti politici»: accanto al dato formale dell’iscrizione, pertanto, rileva, ed è parimenti precluso al magistrato, l’organico schieramento con una delle parti politiche in gioco, essendo anch’esso suscettibile, al pari dell’iscrizione, di condizionare l’esercizio indipendente ed imparziale delle funzioni e di comprometterne l’immagine (…). Nel disegno costituzionale, l’estraneità del magistrato alla politica dei partiti e dei suoi metodi è un valore di particolare rilievo e mira a salvaguardare l’indipendente ed imparziale esercizio delle funzioni giudiziarie, dovendo il cittadino essere rassicurato sul fatto che l’attività del magistrato, sia esso giudice o pubblico ministero, non sia guidata dal desiderio di far prevalere una parte politica”.
“L’introduzione del divieto si correla ad un dovere di imparzialità e questo grava sul magistrato, coinvolgendo anche il suo operare da semplice cittadino, in ogni momento della sua vita professionale, anche quando egli sia stato, temporaneamente, collocato fuori ruolo per lo svolgimento di un compito tecnico”.
Una sentenza mirabile.
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In teoria è tutto santo e giusto, ma nella pratica la vedo come la massima ipocrisia possibile. Un’ennesima dimostrazione di vizio privato e pubblica virtù.
Va bene non appartenere a partiti politici e, soprattutto, non incitare alla disobbedienza civile (cosa, peraltro, fatta anche da cariche politiche – la quarta carica dello stato, mi pare – con molta nonchalance), ma penso sia chiaro a tutti che l’appartenenza ad un’idea/ideologia politica non si basa soltanto nell’adesione ad un partito.
A quel punto io vorrei sapere se chi mi giudica ha una particolare idea politica che, magari, gli impedisce di giudicarmi con imparzialità. Ma se gli vieto di dimostrare pubblicamente la sua idea, come faccio a sapere se quel magistrato è davvero imparziale?
Inoltre se chiunque può esprimere un giudizio su di una legge, perché un magistrato non dovrebbe potere (salvo poi applicarla comunque, beninteso)?
Sono sempre i due pesi e le due misure che caratterizzano i vari esponenti dei tre Poteri, assolutamente incomprensibili e che, guardacaso, sono le uniche cose che qualcuno sa leggere sulla Costituzione. Il resto, ovviamente, va cambiato.
Risposta a unpirlaqualsiasi:
“A quel punto io vorrei sapere se chi mi giudica ha una particolare idea politica che, magari, gli impedisce di giudicarmi con imparzialità. Ma se gli vieto di dimostrare pubblicamente la sua idea, come faccio a sapere se quel magistrato è davvero imparziale?”
Partiamo dalla considerazione che, in astratto, chi ti giudica non dovrebbe condannarti o indagarti perché magari tu hai una posizione politica, e lui un’altra. Premesso questo, non c’è ragione che tu conosca l’opinione politica di un magistrato (perché dovresti?), così come di un carabiniere. Sono fatti suoi.
L’essenziale è che appaia sereno, ed imparziale quando esercita le sue funzioni..
Quanto al fatto che politici abbiano incitato alla disobbedienza di una legge, hanno espresso una opinione di cui sono responsabili dinanzi al popolo che li ha eletti. Un magistrato, invece, non risponde ad alcuno. E non è tenuto ad esprimere opinioni, non lo paghiamo per questo: è tenuto a far rispettare le leggi.
L’inizio del commento ricorda molto le Parole proprio di Borsellino in un’intervista dell’89 pubblicata oggi dal blog di Grillo, anche se lui si riferiva ai politici, dicendo che non dovrebbero solo pensare a essere penalmente onesti (non punibili dalla legge) ma dovrebbero comportarsi più onestamente.
Onestamente la prima frase del magistrato non mi sembra una dichiarazione di appartenenza politica mentre la seconda mi sembra un’affermazione decontestualizzata, pronunciata in luoghi e tempo differenti che riportata insieme alla prima permette all’autore dell’articoli di giustificare le proprie insinuazioni.
In ogni caso, dalle due citazioni del magistrato non mi sembra che debba temere niente dalla recente sentenza della Corte Costituzionale riportata.
O forse la partecipazioni all’assemblea della CGIL.
Il tutto criticando la vita privata di un magistrato, che ha il torto di aprire la bocca fuori da un tribunale, mentre si giustifica quella del Presidente del Consiglio, che al governo è accompagnato da politici che schifano la bandiera italiana.
Mi permetto di essere in disaccordo questa volta
Giusto bello e mirabile.
Chioso solo con un appunto che ti è, sbadatamente, sfuggito:
I giudici costituzionali non dovrebbero andare a cena con il premier e con il ministro della Giustizia se poi devono decidere su una legge che lo coinvolge (il primo ministro) direttamente.
Suppongo sarai daccordo con me… altrimenti la tua sarebbe solo una polemica strumentale. E non ci voglio credere.
ps
“E non è tenuto ad esprimere opinioni, non lo paghiamo per questo.”
Ci sarebbe l’art. 21 della Costituzione ….
Ho sempre sostenuto che legiferare e’ compito del parlamento in rappresentanza degli elettori e la magistratura deve applicare le leggi SOLTANTO.
Un magistrato puo’ benissimo avere una sua idea in quanto cittadino, ma come magistrato deve emettere sentenze in base alle leggi vigenti e non al proprio credo politico.
Tutti sanno che viviamo in un mondo imperfetto, ma questo non toglie ai magistrati l’obbligo di applicare la legge secondo e comforme lo spirito del legislatore.
Sfortunatamente dal ’68 in poi apparati dello stato come la magistratura sono stati politicizzati dalla sinistra e questo ha arrecato un danno grave perche’ chi viene giudicato ha bisogno di percepire l’imparzialita’ e la trasparenza del giudice.
la separazione dei poteri dice che chi fa le leggi non può essere lo stesso che le applica, non che chi le applica non deve avere opinioni. Fare politica, quindi partecipare attivamente alla politica, è diritto dovere di ogni cittadino di una democrazia.
Questa è democrazia.
Credere che un magistrato processi uno di destra peggio di uno di sinistra perchè egli stesso è di sinistra vuol dire credere che farà la stessa cosa coi neri, coi gay perchè lui non è così. Semplice.
Il magistrato non è TENUTO a esprimere opinioni, ma se vuole farlo è nel suo libero diritto di libero cittadino.
Non basta riempirsi la bocca con la parola democrazia se non se ne conoscono le basi.
tutti noi abbiamo o dovremmo avere una opinione politica se vogliamo considerarci cittadini,sensa escludere nessuno,nemmmeno i magistrati, iquali,secondo me,hanno il diritto di poter esternare il loro orientamento politico in assoluta libertà.cilios
Risposta a moralista:
Come sempre: io parlo di un argomento, uno qualsiasi, e quelli come te – fatti con lo stampino – cacciano fuori Berlusconi!!!! Chiamate la neuro! 😀
Risposta ad epicureo99:
Più che legittimo, ovviamente. E tuttavia penso che tu non abbia letto i link associati ad alcune parti del post, che meriterebero molta attenzione. Eccoli: A, B e C.
Aggiungo anche per precisare meglio: quanto qui scritto deve valere, ma mi pare ovvio, per qualunque magistrato, quale che sia la sua convinzione, così come deve valere per gli appartenenti alle Forze dell’Ordine e alle Forze Armate.
Risposta a bruno:
Perfettamente d’accordo. Aggiungo solo che atteggiamenti sopra le righe da parte di magistrati, determinano un cortocircuito e spingono i cittadini a nutrire diffidenza sfiducia nei loro riguardi….sobrietà e rigore, dovrebbero avere…come chiunque altro ricopra un incarico così tanto delicato…e poi, a dire le cose di cui si è parlato nel post, è la Corte Costituzionale in una sua sentenza…quindi…
Come scrive chi mi ha preceduto: tra non essere tenuti a dire la propria (chi è tenuto a farlo?) e il non dovrelo fare, c’è un abisso.
In questo abisso sta il buon senso, la libertà di espressione (non soggetta ad alcuna legge, se ciò che si esprime non è lesivo nei confronti di qualcuno), la deontologia, le norme e le consuetudini.
E se io non ho motivo per dover conoscere la posizione politica di chi mi giudica (imparziale fino a prova contraria, e non mi pare che qualche sentenza sia stata annullata per manifesta parzialità di un magistrato) o mi arresta, non vedo la questione.
La Consulta ha sentenziato l’ovvio: i magistrati non devono appartenere a partiti politici, così come il Presidente della Repubblica, ma ciò non significa minimamente che non possano esprimere ciò che pensano.
Altrimenti per la legge italiana qualcuno è sempre più uguale degli altri. E ciò va contro la Costituzione stessa, no?
Risposta a unpirla:
Primo, è la Consulta a stabilire cosa sia contrario alla Costituzione.
Secondo, è articolato il contenuto della sua sentenza, e a mio modesto parere dice tutto quanto scritto nel mio post. In quanto essa sostiene:
“pertanto, rileva, ed è parimenti precluso al magistrato, l’organico schieramento con una delle parti politiche in gioco, essendo anch’esso suscettibile, al pari dell’iscrizione, di condizionare l’esercizio indipendente ed imparziale delle funzioni e di comprometterne l’immagine“.
Se un magistrato rivela di essere di sinistra, lo dice nelle riviste su cui scrive, cosa fa: non rivela il suo organico schieramento con una delle parti in gioco? Penso di sì. Dunque non può farlo. E non può farlo lui, come non può farlo un magistrato di destra (ovviamente). E non può farlo, perché deve apparire super partes ed imparziale.
Ancora:
“l’estraneità del magistrato alla politica dei partiti e dei suoi metodi è un valore”.
Che vuol dire l’estraneità ai suoi metodi? Probabilmente significa estraneità a tutte le prassi politiche anche in senso lato, compresa certa demagagia, compresa la partecipazione a manifestazioni o assemblee, compresa la sottoscrizione di petizioni e via discorrendo.
Ancora:
“L’introduzione del divieto si correla ad un dovere di imparzialità e questo grava sul magistrato, coinvolgendo anche il suo operare da semplice cittadino“.
Inoltre, tra due interessi confliggenti, è ovvio che si prediliga quello che si ritiene più importante. Cioè l’interesse del cittadino ad avere la garanzia di un magistrato imparziale:
“dovendo il cittadino essere rassicurato sul fatto che l’attività del magistrato, sia esso giudice o pubblico ministero, non sia guidata dal desiderio di far prevalere una parte politica“.
Non vedo alcunché di strano, avviene in tantissimi casi…
A conferma che hai dei problemi con la lettura io in quel commento, come in questo, il nome che TU indichi non l’ho mai scritto.
Non è un caso: la mia osservazione vale QUALUNQUE sia il premier e CHIUNQUE siano i giudici costituzionali.
Non scaricare su di me le tue ossessioni please.
eheh
la tua strategia del non rispondermi da qualche mese a questa parte sortisce l’effetto contrario a quello che vorresti.
Ma non importa. Meglio così.
ciao ciao