Il divieto di rifarsi il seno, imposto alle minorenni, è una minchiata cattocomunista

Avessimo una classe politica seria e liberale, questo schifo di divieto, approvato dal Consiglio dei Ministri, non avrebbe mai visto la luce.

Ma, evidentemente, nelle fila dell’esecutivo Berlusconi siedono personaggi che potrebbero tranquillamente militare in Rifondazione comunista o in formazioni politiche neonaziste: tanto dimostrano di essere a digiuno di principi liberali e democratici.

Perché si afferma questo? Perché il governo ha ritenuto opportuno, neanche vivessimo nell’Italia di Mussolini o nella Russia di Stalin, intervenire per vietare alle minorenni di sottoporsi ad interventi chirurgici per rifarsi – ad esempio – il seno. E ciò è indecente.

È indecente perché è inammissibile che un esecutivo osi sostituirsi alle famiglie. È indecente perché è inaccettabile che un governo consideri i genitori incapaci di assumere decisioni in nome e per conto – e nell’interesse – dei propri figli.

È indecente che il Leviatano-Padre-Padrone-Padrino imponga divieti di tal natura ai cittadini perché, così facendo, dimostra di considerarli sudditi o minus habens: non abbiamo bisogno che lor signori politici ci dicano cos’è giusto e cosa no; essi non hanno cultura o intelligenza superiore alla nostra. Essi non sono la soluzione, tutt’altro: sono il Problema!

È intollerabile che quattro minchioni, quantunque parlamentari (o ministri), possano rivendicare titoli per decidere della vita di chicchessia. Figurarsi, poi, se sia in gioco la vita di giovani persone, le quali devono essere educate dai genitori, e non dallo stato.

Solo nei regimi dispotici – siano essi fascisti, comunisti o nazisti, non fa differenza – il Leviatano stabilisce cosa sia giusto e commendevole per il popolo e per la sua prole; intervenendo con divieti quando ritenga il primo non “capace” di assumere decisioni nell‘interesse della seconda.

I genitori non sono in grado di capire quanto sia inopportuno concedere ad una figlia minorenne, e dunque non ancora pienamente sviluppata, un “seno nuovo“?

E chi l’ha detto? Chi l’ha stabilito? Cosa autorizza a pensarlo?

E se anche dei genitori ritenessero opportuno concedere ad una figlia minorenne un “seno nuovo”, chi potrebbe rivendicare titoli per opporsi a questa scelta? E in nome di quale principio? In nome del fatto che i figli delle italiche famiglie, in ultima istanza, siano proprietà dello stato?

Non parliamo di embrioni, evidentemente “indifesi”, e dunque meritevoli di tutela. Parliamo di giovani persone, cui magari manca una primavera per raggiungere la maggiore età!

Cattomunisti, questo siete. Dirigisti, statalisti, regolatori, paternalisti e minchioni.

Volete decidere anche quando noi si possa scopare?

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27 Responses to "Il divieto di rifarsi il seno, imposto alle minorenni, è una minchiata cattocomunista"

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