Tremonti lavora ad una riforma fiscale (prepariamoci al peggio)

Dunque, nei giorni scorsi, come noto, Tremonti ha annunciato che sta lavorando ad una riforma fiscale, la cui finalità dovrebbe essere quella di rimodulare il prelievo tributario esistente nel nostro paese, onde spostarne la più parte dalle famiglie – e dalle imprese – alle “cose”.

Il titolare del dicastero di via XX Settembre, tuttavia, non ha fornito molti particolari in proposito. Ciononostante, i giornali, sulla base di alcune sue dichiarazioni, hanno provato egualmente ad immaginare i contorni di tale riforma, arrivando a formulare talune ipotesi. Qui ci si limiterà a parlare di queste; che sia chiaro. Inoltre, anche questo è bene precisare, la succitata novazione non mira a ridurre le tasse, ma semplicemente a trasferire parte del prelievo fiscale, come s’è detto, dalle persone alle cose.

Ciò premesso, veniamo al dunque; partendo da ciò che ha dichiarato Tremonti:

Il discorso che abbiamo fatto col premier è che noi abbiamo un sistema fiscale che è stato disegnato negli anni 60, messo in legge negli anni 70 e poi per 40 anni infinitamente rattoppato. E’ diventato un labirinto. Abbiamo una infinita quantità di regimi fiscali che non corrispondono alla facoltà di comprensione della mente umana. Il fisco italiano non riflette più la realtà dell’Italia. Con Berlusconi, siamo convinti che non si può entrare nel nuovo secolo con gli strumenti di cinquant’anni fa. E tuttavia abbiamo una serie di vincoli, a partire dal debito pubblico. Sappiamo che non possiamo fare errori, e dobbiamo tra l’altro combinare la riforma fiscale con il federalismo fiscale. E’ un meccanismo ad alta complessità”.

E‘ necessario, ancora, uno:

Spostamento dell’asse del prelievo nell’età del consumismo” (sic!) “dalle persone alle cose” e “dal centro alla periferia”.

E il nuovo fisco dovrà prevedere:

Un sistema di favore, un bonus, per alcune voci e un malus per altre: un malus per la speculazione finanziaria e il consumo dell’ambiente e un bonus per famiglia, lavoro, ricerca e tutela dell’ambiente”.

A proposito di famiglia, poi, Tremonti ha precisato:

Vogliamo favorire le famiglie con bambini e pensiamo a qualcosa di più ambizioso del quoziente familiare”.

Fermiamoci qui.

Allora, par di capire che il tributarista di Sondrio sia intenzionato a trasferire buona parte del prelievo fiscale dall’Irpef all’Iva (tesi, questa, largamente condivisa dai commentatori); così come pare anche intenzionato a penalizzare “il consumo dell’ambiente”, facendo in modo che – oltre una certa soglia prestabilita – costi di più il ricorso all’energia; tutto ciò, però, al fine di reperire risorse per ridurre le tasse – in busta paga – alle famiglie più numerose e meno agiate, e per falcidiare il prelievo sulle imprese.

A noi, per dirla à la Fantozzi, questa riforma sembra una boiata pazzesca! E per una serie di ragioni.

Innanzitutto, se è commendevole l’idea di abbassare le tasse alle famiglie numerose e con redditi bassi (e ci mancherebbe!), non lo è affatto quella d’immaginare un incremento indiscriminato dell’Iva. Quest’ultimo, infatti, finirebbe per penalizzare proprio le famiglie a più elevata numerosità e con entrate contenute, visto che appare ovvio che lì dove vi siano – ad esempio – 3 figli a carico, si spenda in consumi più di quanto si faccia dove la prole è rappresentata da un solo bimbo.

Inoltre, la crisi economica in atto produrrà effetti negativi ancora per molto tempo. Uno di essi, in particolare, va preso in considerazione: il calo della domanda estera, a cominciare da quella statunitense.

Stante la contrazione del consumo forestiero delle nostre merci, noi si deve – giocoforza – incrementare la domanda interna. Altrimenti la crisi avrà effetti ancor più durevoli nel nostro paese, e il “riassorbimento” della disoccupazione sarà molto più lento.

Dunque, un incremento dell’Iva – sempre e comunque sbagliato, a nostro avviso – in questo momento sarebbe pura follia: esso scoraggerebbe i consumi e li farebbe colare a picco.

Allo stesso modo: che vuol dire penalizzare i consumi energetici, oltre una certa soglia, se non fare in modo che le famiglie più numerose abbiano a pagare bollette più salate? Da che mondo è mondo, infatti, anche i consumi energetici – di qualunque tipo – sono proporzionali alla numerosità dei nuclei familiari.

Ciò che va fatto, se non si vuole – come si dovrebbe! – tagliare strutturalmente le tasse (e la spesa pubblica), è intervenire con alcune semplici liberalizzazioni (o deregolamentazioni) a “costo zero”, al fine di rilanciare i consumi (l‘esatto contrario di ciò che prospetta Tremonti): innanzitutto, stabilendo che nel nostro paese i commercianti al dettaglio possano praticare i saldi quando vogliano (“libera impresa in libero stato“); in secondo luogo, facendo in modo che la “grande distribuzione “possa lavorare, lì dove ciò non avvenga già, anche la domenica e i giorni festivi.

Parliamo di piccoli interventi; che, tuttavia, consentirebbero di movimentare almeno 7-8 miliardi di euro in più ogni anno (3,96, con un’incidenza sul Pil dello 0,5%, solo se la Gdo potesse aprire i negozi il doppio dei giorni festivi), e che garantirebbero allo stato più risorse, grazie alle quali poter più facilmente realizzare una sforbiciata strutturale delle tasse.

E’ che quest’ultima bisogna volerla; questo è il punto.

P.S. Per non rovinarci troppo la giornata, abbiamo deciso di trascurare il contenuto di questo articolo (che va letto).

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17 Responses to "Tremonti lavora ad una riforma fiscale (prepariamoci al peggio)"

  • Simone82 says:
  • Mario says:
  • camelot says:
  • camelot says:
  • cervellofritto says:
  • camelot says:
  • Claps says:
  • camelot says:
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