Gen 10
11
Piercamillo Falasca e Carlo Lottieri:
“Va accolto più che positivamente il dibattito che si è aperto sull’esigenza di riformare il fisco al fine di rivitalizzare l’economia, incentivare il lavoro e gli investimenti, liberare risorse private. Va soprattutto apprezzata l’intenzione di fare leva sulle forze vive della società, dal basso, anziché rincorrere per l’ennesima volta a qualche grande piano statale.
Nelle scorse ore ha fatto bene Silvio Berlusconi a richiamare il “vecchio” progetto delle due aliquote (al 23 e al 33 per cento), né si può dire che sbagli – da parte sua – il ministro Tremonti quando sottolinea l’esigenza di non aggravare ulteriormente la situazione debitoria. Ma l’obiettivo di evitare l’espansione del debito pubblico e quello di dare ossigeno al sistema produttivo non sono incompatibili. Al contrario, si possono sposare perfettamente: ci sono i margini per una riduzione strutturale della spesa pubblica, che sfrondi gli eccessi e bonifichi qualche palude di assistenzialismo (specie al Sud, ma non solo).
In una sua recente pubblicazione (Dopo! Come ripartire dopo la crisi, Ibl Libri), l’Istituto Bruno Leoni ha suggerito talune riforme urgenti e sostanzialmente a costo zero, che possono ridurre il gravame dello Stato sulla libera economia e al tempo stesso evitare di appesantire il debito pubblico, già tanto alto. Da quel lavoro attingiamo per suggerire alcune riforme possibili, e qualche altra ne aggiungiamo, le quali aiutino l’economia ad uscire al meglio dalla crisi senza compromettere i conti pubblici.
FISCO PIÙ SEMPLICE E BUROCRAZIA PIÙ SNELLA
Anzitutto, oltre che troppe, le tasse sono difficili da pagare. Secondo la Banca mondiale (Doing Business, 2009), una media impresa italiana impiega 336 ore per adempiere agli obblighi con il fisco, contro le 76 ore necessarie ad un’azienda irlandese, le 105 ore del Regno Unito o le 131 della Francia. Un fisco più semplice è già un fisco più equo. E non costa nemmeno un euro semplificarlo.
PRIVATIZZARE LO «STATO SPA»
Come scritto nel programma elettorale del Pdl, si riduca il debito pubblico attraverso un ampio programma di dismissioni di imprese, quote societarie e proprietà demaniali. L’azienda «Stato Spa» ha dimensioni mostruose: il Tesoro possiede (in tutto o in parte) colossi come Poste Italiane, Eni, Enel, Finmeccanica, Rai, Ferrovie dello Stato, Cassa depositi e prestiti. Se tale conglomerato fosse privatizzato, destinando le entrate a un ridimensionamento dei titoli del Tesoro da rinnovare (ben 480 miliardi solo nel 2010), si ridurrebbe l’onere degli interessi. Privatizzare permette al contempo di salvare i conti e contenere le tasse. Quanto detto, vale per lo Stato come per le Regioni e gli enti locali: a proposito di federalismo fiscale, evitiamo per il futuro soccorsi statali per gli enti a rischio-bancarotta (come a Roma o a Catania) e imponiamo loro la cessione delle quote societarie detenute.
CONTRATTI LOCALI E SINDACATI RESPONSABILI
Un altro settore in cui operare è quello del diritto del lavoro. Si tratta di trasformare il contratto collettivo in un semplice accordo-quadro, che faccia diventare predominante il livello locale e vada in tal modo incontro alle esigenze del Mezzogiorno, finora penalizzato da intese pensate soprattutto per le grandi industrie del Nord. In più, come suggerisce Fabiana Alias nel libro citato, bisogna spingere i sindacati a guadagnarsi sul campo il favore dei lavoratori, facendo sì che le intese da loro firmate riguardino solo gli iscritti e non abbiano più alcuna valenza erga omnes.
IN PENSIONE PIÙ TARDI
Per salvare i conti previdenziali e al tempo stesso favorire l’inserimento di giovani e donne nel lavoro, è indispensabile alzare l’età pensionabile. Anche in ottemperanza a indicazioni europee, va equiparata la condizione di uomini e donne. È pure indispensabile favorire lo sviluppo – per i giovani – di una previdenza autonoma rispetto al sistema statale, autorizzando gli under 35 a destinare almeno una quota dei loro contributi obbligatori verso fondi pensione privati, più remunerativi della previdenza pubblica” (Piercamillo Falasca e Carlo Lottieri, continua su IBL).
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