La Bonino va sconfitta con la Politica, non con la Fede

Preambolo.

Partiamo da un dato: checché ne pensino i sostenitori della “Destra Divina”, Langone e Ferrara in primis, la più parte degli elettori del Popolo della Libertà non è costituita da credenti, ma da persone che dichiarano di non avere alcuna fede religiosa; per comodità, chiamiamoli laici. Costoro, nel dettaglio, rappresentano il 58% dei sostenitori del Cav..

Tutto ciò si evince con estrema faciltà dai sondaggi. I quali, o vanno sempre presi in massima considerazione, come quando attribuiscono largo seguito a Silviuccio nostro, e dunque danno un “responso” a noi gradito; oppure li si considera inaffidabili sempre.

Il sottoscritto, essendo alquanto eccentrico – e dunque adorando la coerenza; povero stolto! – li giudica ognora attendibili: “nella buona e nella cattiva sorte”, on peut dire.

Ciò premesso, eccovi la “prova” di quanto su asserito (qui, la tabella ingrandita):

Se è vero che il Pdl è il partito più votato dai cattolici, è altresì vero che essi, sul totale di coloro che lo premiano nelle urne, rappresentano il 42%. Dunque, se la matematica non è un’opinione, la stragrande maggioranza degli elettori del Pdl – il 58%, per l’esattezza – è costituita da laici” (si scriveva qui, il 20 settembre 2009).

Aggiungiamo anche questa breve considerazione di Renato Mannheimer (autore della rilevazione demoscopica in oggetto):

La gran parte dell’elettorato cattolico non sceglie più il partito prevalentemente sulla base della propria esperienza religiosa, ma adotta valutazioni politiche generali”.

Traduzione: ad eccezione di una esigua minoranza di cattolici “ultraortodossi” (che non rappresenta più del 3% di tutta la popolazione italiana, e che oggi predilige l‘Udc), la più parte dei credenti in Santa Romana Ecclesia sceglie i partiti come qualunque altra tipologia di cittadini: sulla base dei programmi che essi presentano per risolvere i problemi della gente. Punto.

Va aggiunto, inoltre – e già che ci siamo – che la maggioranza relativa (il 47%) di tutti i cattolici praticanti – al cui interno sono ricompresi: e quelli che vanno a messa almeno una volta al mese, e quelli che vi si recano almeno una volta a settimana – si dichiara favorevole all’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione artificiali in casi come quello di Eluana Englaro; mentre si dice contrario a tale interruzione, il 24% di essi; e il 29% afferma dinon riuscire a formarsi un’opinione al riguardo”. Per completezza, infine, va aggiunto che il 68% di tutti gli italiani si dichiara d’accordo con la possibilità di rifiutare alimentazione ed idratazione artificiali. Cosi è se vi pare, ma anche se non vi dovesse andare a genio. Punto. Preambolo chiuso (e speriamo che i “cattolicisti” del Pdl, sovente in errore, capiscano – prima o poi – di rappresentare “solo” una consistente minoranza: che ovviamente va rispettata e non “schiacciata”, ma che di certo non può imporre la linea politica maggioritaria ad un partito che è votato, in misura prevalente, da persone che credenti non sono).

Renata versus Emma, ovvero: le stiamo sbagliando tutte.

Dunque, da qualche giorno, Libero ha iniziato a guerreggiare contro la Bonino: quotidianamente pubblica, infatti, vecchie foto che la ritraggono nel mentre è intenta a praticare un aborto clandestino. Devesi sottolineare che all’epoca degli “scatti incriminati”, nel nostro paese non vigeva alcuna legge che consentisse l’interruzione volontaria delle gravidanze: esistevano soltanto le cosiddette “mammane”. Ragion per cui la maggioranza dei nostri connazionali, quando fu offerto loro di pronunciarsi in materia, votò a favore di una norma che rendesse legale la drammatica pratica in questione.

Ciò detto, chi vi scrive, pur essendo un gaudente libertino, non ha mai messo incinta una donna, e quindi mai si è trovato a doverne sollecitare una affinché abortisse. Al contrario di Giuliano Ferrara, quello della lista “Aborto? No grazie”, che in questo tipo di situazione si è imbattuto.

Chi vi scrive, inoltre, ritiene gli aborti debbano essere ridotti a zero, con l’ausilio di capillari campagne d’informazione sulla contraccezione. Chi vi scrive, ancora, ritiene sì, debbano essere ridotti a zero gli aborti, ma non rendendoli illegali o più difficili da praticare. Chi vi scrive, altresì, sa che lì dove si praticano legali interruzioni volontarie di gravidanza, alcune volte, ancor oggi, si incontrano medici che, con fare alquanto discutibile, di proposito operano le pazienti giusto a ridosso dei “novanta giorni”. Perché siccome è scritto “Donna, partorirai con dolore”, lì dove ciò non avvenga, è giusto, secondo costoro, subentri tale contrappasso: “Donna, abortirai con dolore, e dovrai sentirti a vita una stronza”. Anche perché, un conto è sottoporre ad interruzione di gravidanza una donna che sia incinta da 15 giorni; altra cosa, invece, è sottoporla al medesimo intervento dopo 75-80 giorni dal concepimento: quando dolori, nausea e vomito le rendono atroce ogni respiro; e quando la “vita in nuce“ che accoglie in grembo è qualcosa di “indiscutibilmente” “concreto“, e per chiunque. Se fossi un cattolico, e valutassi questo genere di dramma da un punto di vista religioso, mi sforzerei di capire chi sia più “crudele“: colei che abortisce, o il medico che di proposito la opera quando la “vita in nuce” è “concreta”. Non spetta a me rispondere a tale quesito: Dio non m’ha fatto dono della Fede (quantunque sia “razionalmente” attratto dallo gnosticismo).

Tutto ciò per dire che il sottoscritto non ha parentela politica alcuna, con gli abortisti di mestiere; ma anche per sottolineare che, in materia, sono molto pochi coloro che possano permettersi di proferire verbo: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”; e i cattolici che non s’indignano per la condotta dei summenzionati medici (cattolicissimi, ça va sans dire), a miei occhi, e non solo ai miei, di pietre non possono scagliarne nemmeno una; al pari dei Giuliano Ferrara di turno.

E allora veniamo al dunque.

Sommessamente, e per le ragioni esposte in principio, qui si considera assai sbagliato attaccare la Bonino sulla vicenda degli aborti clandestini. E non solo perché, come s’è detto, la più parte di coloro che nell’urna contrassegnano il simbolo del Pdl non è costituita da “preti”, ma perché il “bipolarismo etico” – l’idea, cioè, che a sinistra ci siano i laici e i mangiapreti, e che a destra ci siano soltanto i ferventi religiosi e i baciapile – è una sesquipedale minchiata! Degna di intelletti poco evoluti; di persone che rifiutano – o trasfigurano – “la realtà”. Al pari dei comunisti.

Non solo.

Se io, Polverini, attacco la mia avversaria definendola una scellerata abortista, vuol dire che costruisco la mia identità politica in contrapposizione a lei. E, quindi, corro il rischio di apparire agli occhi dei miei potenziali elettori, come una persona così tanto contraria all’aborto da volerlo magari rendere nuovamente illegale. Il che è un problema, perché la Bonino è una persona scafata e furba, che fa politica da 40 anni, e che sa come sfruttare gli “assist” che, involontariamente, dovessero esserle offerti da un avversario; sa come intortare la gente.

Immaginatevi la scena: la Polverini e la Bonino in Tv, per un confronto.

Immaginate che la Polverini, ad un certo punto, attacchi la Bonino perché ha “lavorato” affinché in Italia divenisse legale l’aborto. A questo punto, la Radicale direbbe: “Scusa, fammi capire. Posto che io auspico si ricorra all’aborto il meno possibile (e la Bonino questo direbbe); e posto che ho lottato perché esso fosse legale in questo paese, in quanto la pratica delle “mammane” era una scandalo e un’umiliazione, e infatti la maggioranza degli italiani si è espressa a favore della legalizzazione dello stesso: non sarà mica che sei favorevole all’abrogazione della 194, e per questo m‘attacchi sull‘aborto? Non sarà che vuoi renderlo illegale? Che vuoi condannare all‘illegalità migliaia di donne?”.

Se la Bonino insistesse sul tasto – poiché ha talento, preparazione, “pelo sullo stomaco” e un’esperienza politica pluridecennale – una come la Polverini, che è una “neofita”, potrebbe correre il rischio di finire nella sua “tela”, e magari arrivare a biascicare qualcosa che, nei giorni successivi, si vedrebbe costretta a smentire (invano: perché nel frattempo la “confraternita Radicale”, che sa fare politica e propaganda, avrebbe già sfruttato la dichiarazione, rendendola nota in tutto il mondo); qualcosa del tipo: “Sì, perché no? Non mi dispiacerebbe tornare a mettere in discussione la 194. Chi l’ha detto che l’aborto debba essere legale?”.

Se questo dicesse, Renata, si fotterebbe con le proprie mani! Già risulta indigesta a molti elettori del centrodestra, i quali – sono fra questi – le rimproverano di aver fatto un elogio del socialismo. Figurarsi se a costoro la Polverini dicesse anche di voler rendere illegale l’aborto. Cosa li tratterebbe dal votare la Bonino, che sarà anche una mangiapreti e un‘abortista, però almeno è liberista (cosa che la Polverini non è)?

Attenzione! E ritorniamo all’argomento iniziale: la maggioranza degli elettori del Pdl non è costituita da credenti. Alla maggioranza degli elettori del Pdl interessano le cose concrete: lavoro, tasse, sanità e occupazione. Del resto, se ne sbatte i coglioni (o quasi)!

E mi risulta difficile pensare che i cittadini del Lazio, elettori del Pdl, facciano eccezione; e che siano tutti, o in stragrande maggioranza, cesaro-papisti. Chi lo crede?

Qualcuno dirà: hai ragione; ma attaccarla sulla questione aborto serve ad impedire che i cattolici di sinistra la votino. Ohibò! E perché, secondo voi i cattolici di sinistra non conoscono – di già – vita, morte e miracoli della Bonino? Sono tutti degli emeriti coglioni, o delle persone che negli ultimi quattro decenni hanno vissuto su Marte?

Ma che vi dice il cervello? Da quand’è che non lo sottoponete ad un bel tagliando? Perché non lo rottamate?

Non solo.

Molti elettori di sinistra (non tutti), lo sappiamo, vivono per odiare e per “lottare contro”. Un tempo lottavano contro i “padroni” e il capitalismo; poi, ad un certo punto, hanno corretto il tiro, e hanno iniziato a pugnare contro Bush, Berlusconi e il Papa. Siccome, però, Bush nel frattempo è stato trombato, e Berlusconi non si presenta come candidato alla guida della Regione Lazio, resta il Papa: Benedetto XVI, il Pastore tedesco (come lo definiscono), che guarda caso a Roma (o dintorni) sta.

Ora, se la Polverini “marchia” la Bonino con uno stigma che ne attesti ulteriormente l’anticlericalismo, l’antipapismo e il laicismo, non solo non le fa un danno: ma le fa addirittura un gran favore (grandissime teste di cazzo!). Perché può indurre quegli elettori di sinistra massimalista oggi attratti dalla “sirena” dell’astensionismo – in quanto diffidenti nei confronti della leader Radicale, a causa delle sue posizioni liberiste in economia -, a votarla: “Almeno attacca il Papa e i preti“, diranno; “Almeno ci dà soddisfazione in questo modo“, chioseranno; “Almeno fa qualcosa di “sinistra” à la Zapatero“, esulteranno; “Almeno ci ripaga delle sofferenze che c’ha inferto la Binetti”, berceranno.

Dipingere la Bonino, come se ce ne fosse bisogno!, quale anticlericale, antipapista, laicista e abortista, significa farle un regalo.

Meno male che esistono anche i cattolici intelligenti e “svegli” come Antonio Socci (il problema è che son pochi):

Evocare il Diavolo (come ha fatto Giuliano Ferrara a proposito della Bonino, ndr) mi pare anche autolesionista, perché così si trasformano le elezioni regionali in una sorta di referendum religioso e si rischia di fare un regalo enorme alla Bonino: farne cioè il simbolo della cosiddetta laicità (con tutto quello che comporta). Alla fine tutto diventerebbe un referendum pro o contro il Vaticano. Che non c’entra niente, che sarebbe pura follia e che porterebbe comunque solo guai alla Chiesa e gloria ai radicali, anche se fosse perso da costoro”.

No, i cittadini del Lazio non sono chiamati a votare sul Diavolo o sul Vaticano. Ma – per fare un esempio – sul fatto che un’opera eccezionale, di riabilitazione per disabili, come la Fondazione Santa Lucia debba chiudere oppure no. E anche sulla difesa della vita, certamente. Ma i cattolici sanno benissimo chi è la Bonino e chi sono i radicali. Conoscono le loro idee. E questa basta loro per non votarli”.

Parole sante; passiamo avanti. Qualche persona intelligente v’è anche nel Pdl; è il caso di Barbara Saltamartini:

Trasformare le elezioni laziali in un referendum bioetico, polarizzando selvaggiamente il voto fra laici e cattolici, risponde ad un preciso e assai sleale obiettivo. E questo obiettivo non è la conquista del governo regionale bensì l’occasione di procurare un’immensa pubblicità alle liste radicali in tutta Italia. In altre parole, Bonino e compagni stanno approfittando di questo voto per concentrare il più possibile l’attenzione sulle loro tradizionali (e in parte superate) battaglie, sulla loro storia, identità, diversità radicale”.

Molti quotidiani, com’era prevedibile, hanno già abboccato all’amo, fornendo un enorme e gratuito spot elettorale. A conferma di questa chiara strategia si può sottolineare la candidatura della Bonino come capolista in Lombardia. Un gesto incomprensibile se non inquadrato nell’ottica suddetta. Ma anche la corsa nel Lazio della piemontese Emma può essere letta come non casuale”.

Basta guardare l’inquietante filmato Emmatar per accorgersi che la volontà è proprio quella di trasformare questa campagna in un epico, quasi metafisico e assai ideologizzato scontro tra il bene e il male. Con la conseguenza non solo di confondere gravemente gli elettori del Lazio (qualcuno mi ha persino chiesto se la Bonino depenalizzerà le droghe leggere in caso di vittoria) ma di dimenticare in tutto e per tutto quali sono i problemi della Regione. Mi riferisco alla sanità, ai trasporti, al lavoro, alla agricoltura, alle piccole e medie imprese, alle famiglie: tutti temi che stanno lentamente scivolando fuori dal dibattito”.

Anche in questo caso: parole sacrosante. Si parli di Politica, dei problemi della gente, e non di Fede.

Va aggiunta anche un’altra cosa: non conviene attaccare troppo la Bonino nemmeno sul suo antiproibizionismo in materia di droghe leggere. E non conviene, non solo perché le si farebbe un altro regalo – tanti ragazzi, anche di destra, si fanno le canne, e se si dice loro che la Bonino vuole legalizzarle, li si spinge a votarla -, ma anche perché il centrodestra, nel 2006, ha perso le elezioni politiche anche – o soprattutto – a causa del ddl Fini-Giovanardi (fortemente voluto da Don Gelmini), che aveva un impianto proibizionista in materia di spinelli. Ricordo a tutti, infatti, che all’epoca la coalizione berlusconiana non vinse perché, alla Camera dei Deputati – dove cioè votano anche i ragazzini di 18 anni, quelli che più di altri fumano le canne – raccolse 25.000 voti in meno rispetto al centrosinistra; mentre al Senato – dove votano quelli che hanno almeno 25 anni – vinse con uno scarto di 200.000 voti. In quell‘occasione, lo ricordo a tutti, la sinistra strumentalizzò il ddl Fini-Giovanardi, raccontando che a causa dello stesso chi fosse stato beccato con due spinelli sarebbe finito in galera. E grazie a tale propaganda, che gettò nel panico svariate diecine di migliaia di giovani connazionali, vinse le elezioni. Evitiamo di ripetere certi errori; evitiamo di regalare voti alla Bonino.

Ancora.

Se il sottoscritto potesse fornire degli umili consigli (non richiesti) alla Polverini, le direbbe: innanzitutto, di evitare di parlare di questioni ideologiche (biopolitiche) o di massimi sistemi, e di concentrarsi, invece, sulle questioni concrete e sui problemi del Lazio (cosa che fino ad ora ha evitato puntualmente di fare); in secondo luogo, di “ritrattare” ogni affermazione fatta a favore del socialismo (perché ha fatto girare le palle a molti elettori di centrodestra); in terzo luogo, di non attaccare mai più la Bonino accusandola – come se fosse un’offesa, e non lo è – di essere a favore dell’abrogazione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e della modifica dell’articolo 1 della Costituzione, perché si dà il caso che anche la stragrande maggioranza degli elettori del Pdl – ivi incluso il sottoscritto – vorrebbe l’articolo 18 fosse abolito, e se potesse cambierebbe il succitato articolo della Carta, in questo modo “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e sulle libertà”; in quarto luogo, se potesse, il sottoscritto consiglierebbe alla Polverini di affidarsi, anima e corpo, esclusivamente a Claudio Velardi, il quale, essendo napoletano – è anche superfluo sottolinearlo – è perciò stesso molto più scaltro di chiunque altro, e inoltre è anche “nu’ figlie ‘e cantere, nu’ die ‘e spaccim’, nu’ die ‘e bucchinaro” (tradotto: una persona particolarmente sveglia e di talento, a tal punto, da poter finanche vendere il ghiaccio agli esquimesi), e saprà consigliarla al meglio, al contrario di quanto avverrebbe se si affidasse – un nome a caso – al padano Maurizio Belpietro (che, al pari di Feltri, ultimamente ha perso la sinderesi); in quinto luogo, alla Polverini converrebbe sguinzagliare qualche segugio da mandare a spulciare i bilanci della Regione, al capitolo “Consulenze”, perché una fonte mi ha detto che gira voce che Marrazzo, negli ultimi anni, abbia regalato a destra e a manca tante – troppe – consulenze, i cui beneficiari, in alcuni casi – si dice anche questo – pare fossero persone di cui il Governatore dovesse garantirsi a tutti i costi il “silenzio” (trattasi di voci, mi rendo conto, calunniose; ma riporto soltanto cose che mi sono state riferite. Niente in più); in sesto luogo, sempre se fosse possibile, si consiglierebbe alla Polverini di studiare più di quanto abbia mai fatto negli ultimi 20 anni; invece di dedicarsi allo shopping compulsivo da fashion-victim, invece di girare sovente per negozi alla ricerca di sciarpe, scarpe e cappottini (è sua abitudine), le converrebbe concentrarsi sullo studio dei tanti problemi della Regione Lazio, e sul modo di risolverli. Avrà da confrontarsi con Emma Bonino, che, come tutti i Radicali, è una “sgobbona”: una che legge e studia tutto, e anche di più; una che è affiancata da una “confraternita”, i Radicali appunto, che rappresenta l’ultimo presidio, l’ultimo avamposto, l’ultima roccaforte della politica con la P maiuscola: una confraternita i cui adepti studiano le mosse degli avversari e sanno come neutralizzarle; una confraternita che conosce a menadito tutte le auree leggi che consentano di “fare voti”; una confraternita che, di generazione in generazione, e con logiche “iniziatiche”, tramanda ai propri iscritti tutti i trucchi del mestiere per infinocchiare gli avversari.

Insomma: la Polverini sarà affiancata da sepolcri imbiancati che non hanno mai messo piede in una sezione di partito e, a parte recitare l‘“Ave Maria”, altro non sanno fare; la Bonino, invece, godrà dell’appoggio della propria confraternita, e degli eredi della tradizione delle Frattocchie i quali, al pari dei Radicali, continuano ad essere – quando in gioco è la propaganda – dei grandissimi paraculi.

La sfida è aperta, e la posta in gioco è più alta di quel che si creda: se dovesse spuntarla la Bonino, infatti, il centrosinistra – che Dio non voglia! – potrebbe finalmente capire che per vincere contro il Cav., non deve spostarsi “a sinistra”, ma “a destra” (come hanno fatto Zapatero, Blair e Clinton nei loro paesi); deve essere liberale in economia, e laico sulle questioni eticamente sensibili. Se questo “profilo” avesse, sarebbe “in partita” e potrebbe vincere addirittura le elezioni politiche, sottraendo voti al centrodestra.

Insomma: la Bonino va “asfaltata”, come già si è fatto con Renato Soru, perché è pericolosa: e si corre il rischio che il centrosinistra possa, in caso di sua vittoria nel Lazio, considerare l’eventualità di candidarla quale premier della coalizione progressista alle prossime Politiche (altro che Casini!).

Se ciò avvenisse, con un Tremonti-socialista-di-Dio alla testa del centrodestra – un Tremonti che non vuole abbassare le tasse; non vuole aumentare l’età pensionabile; non vuole liberalizzare e privatizzare; non vuole ridurre la spesa pubblica: tutte cose che gli elettori moderati reclamano a gran voce, e che son cavalli di battaglia dei Radicali -, la liberale Bonino avrebbe gioco facile, e per noi sarebbero cavoli per diabetici.

Non possiamo permettercelo.

Forza, Renata.

Il blog di Renata Polverini

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30 Responses to "La Bonino va sconfitta con la Politica, non con la Fede"

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