Il programma elettorale di Renata Polverini

Di seguito un estratto del programma di governo di Renata Polverini (cliccando qui è possibile leggerlo in versione integrale):

CON TE

La coalizione che sostiene la candidatura di Renata Polverini si riconosce nei valori della Costituzione della Repubblica e nei principi posti a fondamento della nostra democrazia e assume, come primo impegno, la difesa della visione del mondo che ispira la Carta costituzionale, il ripudio di ogni suggestione totalitaria, la diffusione, soprattutto tra le nuove generazioni, di una cultura basata sulla tolleranza, sul rispetto reciproco, sulla solidarietà, sulla netta condanna di ogni forma di razzismo, sulla dignità del lavoro. Partendo da questo preambolo, declineremo nel nostro programma le altre grandi parole d’ordine della comunità politica che si raccoglie intorno a Renata: l’orgoglio della nostra identità nazionale, il valore fondante della famiglia, l’aspirazione alla giustizia sociale e la difesa, sempre, dei diritti dei più deboli. La moralità, che rappresenta l’onore della politica, è certo tra i requisiti più importanti che oggi reclamano i cittadini da quanti si accingono a governare il nostro territorio. Per questa ragione non hanno trovato posto nelle nostre liste candidati condannati per corruzione. E’ un primo segnale, al quale dovrà far seguito un più complessivo passo indietro della politica da ogni eccesso di arroganza, da qualsiasi straripante invadenza nella cosa pubblica. A cominciare dalla sanità, dove troppo si è preteso da chi soffre e da chi è malato, senza nulla togliere alle ragioni di un vecchio modo di pensare la politica.

I NOSTRI 60 IMPEGNI PER LA REGIONE LAZIO

1. LA SALUTE DEI CITTADINI

Lo stato in cui versa attualmente il settore sanitario del Lazio impone una vera e propria “rivoluzione”. Solo così usciremo dall’emergenza del debito, ma soprattutto offriremo a tutti il diritto alla salute e a costi ridotti, a partire dalla riduzione delle addizionali sull’IRPEF e sull’IRAP che contiamo di ridurre già dopo 3 anni di governo regionale. Il bilancio sanitario pesa circa il 70% sul totale del bilancio regionale e purtroppo la nostra Regione ha un debito ingente e un deficit annuo che continua a superare abbondantemente il miliardo di euro, ereditato dalla gestione Marrazzo. Questo significa che il Piano di rientro dal debito, approvato dalla Giunta di centrosinistra il 6 marzo del 2007, che intendiamo in ogni caso rinegoziare, è ampiamente fallito. Come peraltro dimostrato dalla nomina a Commissario ad acta alla sanità di Piero Marrazzo il 4 luglio 2008, seguita dalla nomina di Elio Guzzanti nello scorso ottobre. Una simile spesa dovrebbe garantire ai cittadini un servizio di alto livello, in termini di qualità ed efficienza. Al contrario, nel Lazio si continuano a pagare addizionali IRPEF e IRAP elevatissime proprio per sostenere un’offerta sanitaria che continua ad essere insoddisfacente. Per quanto riguarda i lavoratori del settore, la precarietà deve essere superata e riassorbita.

1. LA CENTRALITÀ DELLA PERSONA

Abbiamo in mente un sistema sanitario regionale che ponga alla propria base la centralità della persona, un sistema cioè, che intenda la salute come diritto da promuovere e tutelare, così come sancito dalla Carta Costituzionale, e non come un bene da negoziare. La persona e i bisogni della famiglia, dei minori, dei giovani, degli anziani, dei disabili, dei poveri, degli immigrati, così come dei tossicodipendenti e dei più deboli saranno difesi e valorizzati, posti al centro della nostra azione di governo. A tutti i cittadini sarà pienamente garantita la libera scelta del luogo di cura e dei professionisti nell’ambito delle strutture pubbliche e private accreditate. In tale ottica, la programmazione dovrà realizzare uno sforzo teso a migliorare la conoscenza dei bisogni della persona sui quali fondare le risposte assistenziali garantendo in pieno il rispetto dei principi di equità, di accesso e di garanzia dei livelli essenziali di assistenza. Il sistema socio-sanitario come parte determinante del Welfare sarà ricostruito a misura della nuova realtà sociale, economica, occupazionale e degli attuali bisogni dei cittadini laziali, garantendo meno privilegi, meno sprechi e più politiche attive a favore della persona.

2. LA TUTELA DELLE CATEGORIE PIÙ DEBOLI

È necessario affrontare in modo nuovo e più incisivo le esigenze che derivano dalle condizioni di cronicità, polipatologia, disabilità e progressivo invecchiamento che caratterizzano l’attuale richiesta di domanda del nostro sistema sanitario. Esigenze destinate ad aumentare progressivamente nei prossimi anni, alle quali dovremo rispondere garantendo la continuità e la qualità dell’assistenza nel lungo periodo, l’appropriatezza dei regimi assistenziali offerti (residenza, semiresidenza, domicilio, etc.), il decentramento della risposta, che favorisca il permanere del soggetto nel proprio contesto sociale e l’integrazione socio-sanitaria. La caratterizzazione delle nuove patologie e il prolungamento dell’età media non permettono di esaurire il bisogno di assistenza all’interno dell’ospedale per acuti (ancorché siano stati differenziati i regimi dell’offerta).

È nostra intenzione istituire “l’anagrafe della fragilità”, ossia una banca dati che consenta di identificare in modo specifico per ciascun territorio (distretto, quartiere, comune) gli elementi di rischio sanitario e sociale e le persone ritenute “più deboli”, in modo da poter programmare e realizzare risposte assistenziali mirate sulla base dei reali bisogni di salute.

3. L’ELIMINAZIONE DEGLI SPRECHI, NON DEI SERVIZI

Una politica sanitaria efficace dovrà assumere una “vision” di Governo lungimirante, evitando il prevalere di logiche “ragionieristiche” tendenti al mero razionamento della spesa. Dovrà cioè saper individuare le aree di disfunzione e di non-appropriatezza sulle quali sarà possibile recuperare risorse da riconvertire sulle aree a maggiore impatto strategico per la salute dei cittadini e per il miglioramento del sistema assistenziale. In altre parole, la nostra politica sanitaria sarà indirizzata verso logiche di razionalizzazione del Sistema e dovrà basarsi su scelte ponderate che originino da dati certi e da elementi di conoscenza da sviluppare in tempi rapidi. Bisogna, pertanto, dotarsi di una serie di strumenti in grado di generare risultati significativi per strutturare un adeguato “Sistema di Qualità” e Rete di Eccellenza, inteso nel più ampio significato di verifica e controllo della appropriatezza delle prestazioni e di capacità di discernere tra costi utili e costi superflui, di indirizzare cioè l’azione di Governo verso strategie fattibili che mettano al centro sì l’economicità, ma intesa non solo in senso contabile, ma anche e soprattutto come garanzia di soddisfacimento dei bisogni di salute della comunità e dei pazienti in una logica di uso oculato e documentabile delle risorse a disposizione. Il problema non è soltanto ridurre la spesa ma soprattutto riqualificare il Sistema, operando un più proficuo utilizzo di risorse oggi spesso male impiegate. Siamo sicuri che un decisivo contributo al recupero di efficienza del sistema verrà della creazione di una apposita Direzione Regionale di Governance, posta a stretto contatto con il Presidente della Regione, dotata di adeguati mezzi e risorse professionali, capace di realizzare un reale controllo sugli erogatori di prestazioni sanitarie, finora non compiutamente realizzato ed effettuato solo a valle della prestazione erogata, e di effettuare una pianificazione preventiva. Solo così si potranno superare le logiche che considerano come unica soluzione, per il recupero del deficit, la politica dei “tagli indiscriminati” che, a nostro avviso, sono da ritenere non efficaci e con effetti devastanti soprattutto sulle fasce socialmente più deboli. Una attenta riqualificazione del servizio sanitario regionale non potrà avvenire senza l’introduzione di un sistema efficace di concertazione con tutti i diversi attori del servizio sanitario regionale, in primis le organizzazioni sindacali, in modo da condividere ed indirizzare le scelte ben prima della loro definitiva adozione.

4. L’INTEGRAZIONE DEI SERVIZI SOCIO-SANITARI

La caratterizzazione più forte del nostro Programma di governo è quella della integrazione dei servizi sociali e sanitari. Il sistema socio-sanitario come parte determinante del Welfare sarà ricostruito a misura della nuova realtà sociale, economica, occupazionale e degli attuali bisogni dei cittadini laziali, garantendo meno privilegi, meno sprechi e più politiche attive a favore della persona. In tale ottica le nostre azioni saranno mirate a realizzare il coordinamento tra interventi di natura sanitaria e sociale, a fronte di bisogni di salute molteplici e complessi, sulla base di progetti assistenziali personalizzati e della semplificazione dei percorsi amministrativi. Lo “Sportello” o “Punto unico di accesso ai servizi sociali e sanitari” è lo strumento che consentirà, nell’accesso unificato alle prestazioni sia di carattere sanitario che sociale, di migliorare le modalità di presa in carico unitaria del paziente, semplificando i numerosi passaggi che la persona assistita ed i suoi familiari debbono adempiere.

Riconoscendo l´importante lavoro di cura che la famiglia svolge per l´anziano e per il disabile non autosufficiente, è nostra intenzione incentivare il più possibile, ove la famiglia lo richieda e sia nelle condizioni di farlo, la domiciliazione del paziente presso la propria abitazione mediante la corresponsione di un Assegno di cura. Il rafforzamento di tale strumento ci permetterà di sostenere, attraverso detto contributo, le famiglie che mantengono nel proprio contesto abitativo un anziano o un disabile non autosufficiente, evitando o posticipando in questo modo il ricovero nelle strutture residenziali e permettendo all’anziano stesso di rimanere nel proprio alveo familiare ed affettivo. L´assegno di cura rappresenta una delle opportunità della rete dei servizi prevista e sarà concesso, in alternativa all´inserimento stabile in strutture residenziali, sulla base delle risultanze delle Unità di valutazione geriatrica (UVG) o del Medico responsabile e della disponibilità, come detto, della famiglia ad assicurare in parte, o in toto, il programma di assistenza personalizzato.

5. LA RIQUALIFICAZIONE DELLA RETE DI OFFERTA (RIDUZIONE DEL NUMERO DELLE ASL)

È nostra intenzione procedere ad una forte razionalizzazione delle strutture che caratterizzano il sistema sanitario della Regione. Il numero di ASL verrà ridotto da 12 a 8 (con l’obiettivo finale di giungere a 6 entro la fine della legislatura: una per Roma città, una per la provincia ed una ciascuna per le altre quattro Provincie), ed i presidi ospedalieri, ora gestiti direttamente dalle ASL, saranno inglobati in Aziende Ospedaliere più moderne ed al passo con i tempi. Anche per i Policlinici Universitari si realizzeranno interventi di recupero di efficienza nel pieno rispetto della qualità delle risposte assistenziali. L’azione principale, in sostanza, è quella di assicurare la rivoluzione della attuale rete ospedaliera attraverso una visione sistemica che si attui e realizzi attraverso il concetto di rete. Un’azione basata anche sulla trasformazione dei piccoli ospedali regionali in Presidi Territoriali di Prossimità (PTP) e sulla riconversione dei posti letto per acuti in eccesso in posti di RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali), HOSPICE e Poliambulatori multispecialistici che, potenziati di risorse umane e tecnologiche, dovranno costituire un utile strumento di abbattimento delle liste di attesa.

La nostra scommessa più grande sarà quella di potenziare le Reti Cliniche e i percorsi assistenziali che prevedono il fondamentale coinvolgimento del territorio (sistema riabilitazione extra-ospedaliera, ospedaliera estensiva e di mantenimento; sistema delle cure domiciliari; etc.). Non trascuriamo la necessità di realizzare un forte ammodernamento della rete ospedaliera e del parco tecnologico attraverso un programma che preveda un graduale ammodernamento delle strutture ospedaliere, con il pieno utilizzo delle risorse ministeriali, e di aggiornamento della dotazione tecnologica all’interno di specifiche linee di indirizzo regionali. Le azioni di cui sopra porteranno ad una immediata ridefinizione del sistema organizzativo della sanità regionale, che comporterà consistenti economie di scala grazie alla ottimizzazione delle risorse umane a disposizione e alla centralizzazione degli acquisti, economie di scopo mediante la riduzione di quantità acquistate e di rimanenze finali, economie di processo in virtù di minori strutture amministrative, meno gare, meno contratti di acquisto e una logistica più efficiente. Con il sistema di Rete tutte le attività di supporto, quali approvvigionamento scorte, acquisti, gare, manutenzioni, appalti e servizi generali, dovranno subire una vera rivoluzione adottando i più avanzati modelli logistici e tecnologici che consentiranno, attraverso un’unica piattaforma regionale, la centralizzazione di tutti gli acquisti. Da tale azione di centralizzazione della rete di acquisti ci aspettiamo, a regime, risparmi stimabili in circa 145 milioni di euro a regime.

Considerando che la Regione Lazio, solo per acquisti di beni e servizi, spende ogni anno circa 1,3 miliardi di euro, oltre 1 miliardo tra spese amministrative e servizi appaltati, la partita della razionalizzazione può portare un notevole contributo al riequilibrio economico finanziario del proprio conto economico. Tale fase di razionalizzazione del sistema acquisti non potrà farci dimenticare l’insostituibile ruolo delle piccole e medie imprese (PMI) che contribuiscono per il 97% del tessuto produttivo locale. Questo sta a significare che saranno tenute in debita considerazione le procedure di acquisto non concentrate in un unico contractor, ma suddivise per tipologie di specialità in capo ai singoli fornitori nel rispetto della normativa vigente e in ossequio al citato criterio di economicità.

6. LA DIFFERENZIAZIONE DEL RUOLO DI ASL E AO

È nostra intenzione procedere subito alla approvazione di una legge di riordino che ridefinisca l’assetto funzionale della Azienda Sanitaria Locale (ASL). Secondo il nuovo assetto previsto, si concretizza il concetto di terzietà fra erogatore e pagatore-controllore della prestazione. Alla ASL, competerà la funzione di committenza del servizio sanitario territoriale, in particolar modo riferito alla erogazione delle cure primarie, a sovraintendere alla Prevenzione, al coordinamento delle attività di PUA (Punto Unico d’Accesso), PTP (Presidi Territoriali di Prossimità), ecc., alla erogazione dei servizi socio-assistenziali, alla sorveglianza su RSA, Hospice, ecc., alla cura della salute mentale, al rischio clinico, e così via. In questa accezione, particolare significato assume il nuovo ruolo della ASL, cioè di Azienda preposta a formulare, di concerto con la programmazione regionale, una richiesta di fornitura di prestazioni per ciascuna struttura presente sul proprio territorio. La ASL potrà quindi stipulare contratti di fornitura con tutti gli erogatori accreditati, pubblici e non, definendo specificatamente per ciascuno di essi sia le tipologie di prestazioni, sia le modalità di fornitura prescelte, sia ancora i “tetti” stabiliti, cioè i volumi massimi a cui può arrivare il contratto. Il vantaggio immediato di tale nuova impostazione del servizio consiste nella definizione preliminare sia della tipologia delle prestazioni necessarie al bacino di utenza, sia dei relativi volumi di spesa sia al concomitante acquisto e controllo delle prestazioni, che avverranno in un sistema di reale concorrenza secondo livelli di qualità e prezzo delle prestazioni erogate. Tutti i soggetti, pubblici o privati, saranno sottoposti a un medesimo sistema di regole che stimoli una leale concorrenza in grado di innalzare il livello qualitativo di prestazioni garantendo nel contempo tariffe più contenute. Tale nuova impostazione, che denota la nascita di un vero e proprio “Modello Lazio”, differente da tutti gli altri sistemi sanitari regionali, prevede la aziendalizzazione degli ospedali, anche degli attuali presidi ospedalieri interni alla ASL, in una nuova realtà, l’Azienda Ospedaliera (A.O.), che avrà come obiettivo l’erogazione delle prestazioni riferite alla gestione dei posti letto per acuti, alla erogazione di prestazioni di alta diagnostica e a quelle di elevata specializzazione.

7. LA VERIFICA DELLA APPROPRIATEZZA DELLE PRESTAZIONI

Consapevoli che il percorso preferenziale da seguire per il recupero di risorse, senza detrimento della qualità, passa attraverso l’implementazione delle politiche sanitarie in una logica di appropriatezza prescrittiva ed erogativa, sarà nostro dovere potenziare al massimo l’azione di controllo.
Ciò avverrà in particolar modo sulle attività di ricovero e specialistica ambulatoriale con la finalità di verificare l’appropriatezza prescrittiva delle prestazioni erogate, vigilare sul rispetto degli accordi tra soggetti erogatori, Asl e Regione, individuare eventuali comportamenti opportunistici da parte dei soggetti erogatori, vigilare sul rispetto da parte del prescrittore delle modalità prescrittive e delle norme vigenti in merito alla prescrivibilità delle prestazioni, vigilare infine sul rispetto da parte dei cittadini delle norme in essere circa la fruibilità delle prestazioni. Per realizzare ciò sarà richiesta una corresponsabilizzazione di tutti gli operatori e, in particolare, dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta.
Intendiamo rilanciare il ruolo professionale del Medico di medicina generale, da noi ritenuto l’attore centrale della riorganizzazione del sistema sanitario regionale, attraverso indicatori di risultato da utilizzare per la verifica degli obiettivi previsti in tema di diritto alle cure, trasparenza del percorso seguito e verifica della spesa.

8. LA QUALITÀ DELL’OFFERTA ASSISTENZIALE

È nostra intenzione porre in essere un sistema in grado di produrre, a tutti i livelli, buona sanità. Questo potrà avvenire solo attraverso la creazione di un Sistema di Qualità capace di stabilire in modo oggettivo il grado di qualità delle prestazioni ritenuto ottimale. In un sistema sanitario dove si è in grado di conoscere la “qualità” erogata da ciascun operatore è possibile basare la programmazione tenendo conto dei livelli qualitativi di cui si dispone in modo da consentire al cittadino di poter scegliere chi e dove meglio tutelare il proprio diritto alla salute. Il termine qualità è da intendersi riferito sia alle strutture, cioè all’ambiente nel quale le cure sono fornite (comprendendo locali e attrezzature tecniche, ma anche la dotazione e la qualificazione del personale), sia ai processi, intesi come l’insieme delle attività diagnostiche e terapeutiche che sono disposte a favore del paziente, sia ai risultati delle cure fornite (outcome). Tale aspetto sarà fondamentale nell’ambito del processo di accreditamento delle strutture, tra le quali occorre incoraggiare quelle di eccellenza. Intendiamo inoltre realizzare un sistema di valutazione in grado di verificare se i benefici conseguiti siano congruenti con i costi sostenuti e, quindi, se gli sforzi volti a migliorare l’efficienza e l’efficacia del servizio offerto al paziente abbiano raggiunto i risultati desiderati. Attraverso un insieme di indicatori (di processo, di esito, ecc.) e di standard di qualità attesa, intendiamo tenere sotto osservazione il sistema proprio sotto l’aspetto della qualità. In questo scenario, è opportuno utilizzare in modo più ampio le risorse e le potenzialità degli ospedali religiosi classificati, valorizzandone la tradizione e le eccellenze e garantendo loro parità di condizioni con le strutture pubbliche.

9. LA PREVENZIONE COLLETTIVA

La promozione della salute perseguita dal nuovo Governo regionale avverrà attraverso il potenziamento del settore della prevenzione. Ciò sarà realizzato mediante una duplice azione che prevede da una parte l’individuazione e il potenziamento dei fattori di benessere (prevenzione), dall’altra la rimozione delle cause e dei fattori di malattia (tutela della salute). In questo ambito è determinante il ruolo del Dipartimento della Prevenzione, oggi in capo ad ogni singola ASL. È nostra intenzione procedere alla radicale riorganizzazione del settore della prevenzione tramite la costituzione di una Direzione unica per la Prevenzione, in capo alla Regione Lazio, cui partecipano con pari dignità e poteri, le singole direzioni territoriali ed ospedaliere. Il Governo unico della Prevenzione sarà realizzato anche attraverso il potenziamento di un sistema informativo affidabile e completo a sostegno di tutte le attività afferenti la gestione del sistema sanitario regionale. Si tratta di ricondurre a unitarietà l’insieme dei sistemi informativi esistenti presso le singole ASL e/o AO, distinguendo tra le informazioni necessarie al governo della prevenzione (mappatura dei rischi e dei problemi di salute, scelta delle priorità, valutazione di impatto) e quelle necessarie all’esercizio della prevenzione (documentazione di attività).
Consapevoli che la salute dei cittadini è il risultato di determinanti genetiche, ambientali, sociali e sanitarie, peraltro strettamente correlate e spesso sovrapponibili, intendiamo dedicare molti sforzi anche finanziari a tutti i livelli di prevenzione. Sarà nostro preciso impegno incrementare le campagne di comunicazione e di screening, che permettono attraverso una diagnosi precoce l’individuazione della malattia, e le campagne di sensibilizzazione sugli stili di vita traducendo lo sforzo di oggi in un miglioramento futuro della qualità della vita, oltre ad un minor costo per il servizio sanitario.

10. IL DISTRETTO SANITARIO

Il progressivo invecchiamento della popolazione, la crescita dell’incidenza delle patologie croniche e, quindi, verosimilmente della domanda assistenziale, impone da parte nostra una forte riorganizzazione del Distretto sanitario, al fine di garantire un unico livello di governo del sistema territoriale. L’azione riorganizzativa più urgente muove dall’esigenza di recuperare e valorizzare il ruolo centrale del macrolivello territoriale in una logica di integrazione e di sistema. L’esigenza di superare una visione che individui nell’ospedale la sede pressoché esclusiva della risposta alla malattia, riconducendo in modo appropriato a questo livello la gestione delle acuzie, della subacuzie e della postacuzie intensiva e ad alta intensità assistenziale, comporta una irrinunciabile implementazione del sistema delle cure territoriali verso la reale presa in carico dei bisogni di salute dei cittadini. Ciò si realizza assegnando al Distretto la funzione di luogo fisico e organizzativo in cui si sviluppano i percorsi di cura e di assistenza propri nell’ottica della continuità assistenziale, l’uso integrato delle risorse e l’integrazione socio-sanitaria. Il Distretto dovrà sviluppare la funzione di accettazione, valutazione e orientamento della domanda di salute dei cittadini e rappresentare inoltre la sede di risposta appropriata e non differita alle condizioni di cronicità, non autosufficienza, fragilità, di tutte le attività relative alle aree materno-infantile, anziani, handicap, patologie psichiatriche e dipendenza da alcol, droga e farmaci, patologie per infezioni da HIV e patologie in fase terminali, inabilità o disabilità conseguenti a patologie cronico-degenerative.

11. I MEDICI DI MEDICINA GENERALE

Il Medico di medicina generale (MMG) è da noi ritenuto, come detto, l’attore centrale del servizio sanitario. Tale figura dovrà realmente integrarsi nella rete dei servizi, non solo attraverso il perseguimento dell’appropriatezza prescrittiva, ma soprattutto, divenendo promotore di efficaci interventi di prevenzione e fornitore di cure primarie ad ampio raggio, anche in modalità integrata con le altre professionalità socio-sanitarie. Il MMG dovrà costituire un punto di riferimento certo e costante per il cittadino che, oltre a risolvere le esigenze di Primo Livello (anche integrandosi con altri professionisti, infermieri, medici della continuità assistenziale, medici specialisti, assistenti sociali, ecc.), lo aiuti ad orientarsi rispetto ai diversi contesti assistenziali coerenti con i propri bisogni di salute, e ne curi, se necessario, i rapporti con i diversi attori dell’assistenza, evitando il ricorso inappropriato al pronto soccorso e/o al ricovero ospedaliero. Con lo scopo di facilitare l’accesso dei cittadini agli studi dei medici di medicina generale, si rende necessario incentivare l’attivazione sul territorio dei Nuclei di Cure Primarie. Si tratta di modelli organizzativi, denominati “Nuclei delle cure primarie della Medicina Generale” che prevedono la disponibilità del medico di Assistenza Primaria, dalle ore 8 alle ore 20 dei giorni feriali e del medico di continuità assistenziale (Guardia Medica) dalle ore 20 alle ore 8 dei giorni feriali e dalle 8 alle 20 nei giorni festivi. Tutto questo, per garantire un servizio sempre più vicino ai bisogni del cittadino.

12. L’INFERMIERE DI FAMIGLIA E L’ANAGRAFE DI FRAGILITÀ

La figura dell’infermiere di famiglia è in rapida ascesa in tutti i paesi occidentali. In Italia si stanno muovendo i primi passi, recependo le indicazioni fornite dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e supportate sempre di più dalle politiche economiche nazionali e regionali in materia di sanità. La tendenza all’ottimizzazione delle scarse risorse disponibili e al contenimento della spesa sanitaria, soprattutto ospedaliera fa sì che le strutture tendano a contrarre il più possibile la degenza ospedaliera e a trattare particolari tipologie di pazienti (riabilitazione post chirurgica, patologie croniche, anziani, ecc.) a livello locale e ambulatoriale garantendo per questo scopo una rete locale che coordini gli interventi. L’infermiere di famiglia è la figura deputata a tale coordinamento: prende in carico il caso, valuta gli interventi assistenziali da porre in essere, richiede eventuali consulenze medico-specialistiche, coordina le attività degli operatori sanitari e si occupa dell’educazione sanitaria del paziente e dei suoi famigliari. Lo sviluppo delle professionalità infermieristiche nella funzione di infermiere di famiglia determinerà un contributo fondamentale in seno all’equipe multidisciplinare di figure che si collocano nell’ambito dell’assistenza extraospedaliera in quanto tra i suoi compiti rientra la costruzione dell’Anagrafe della Fragilità atto ad identificare in maniera proattiva, per ciascuna famiglia, gli effetti dei fattori sanitari e/o sociali sulla salute degli individui che compongono il nucleo e la richiesta dell’intervento della rete dei servizi territoriali, permettendo interventi preventivi o assistenziali mirati.

13. L’ASSISTENZA DOMICILIARE

Lo sviluppo dell’assistenza domiciliare integrata (ADI) è ritenuto prioritario, essendo questo il servizio che oggi maggiormente esprime il valore di prossimità alle esigenze dei soggetti che presentano necessità assistenziali più o meno complesse legate alla loro condizione di non autosufficienza. È necessario rendere maggiormente integrati i servizi sanitari e sociali valorizzando il ruolo del medico di medicina generale e quello del responsabile del caso (case manager), che orienta e coordina gli interventi in base a quanto definito nel Piano Assistenziale Individuale. L’assistenza trasferita “dall’ospedale alla propria abitazione”, quando possibile, è per noi la semplice constatazione che una rete efficiente di servizi di natura domiciliare non solo aumenta la qualità della vita del paziente ma incide anche positivamente sulla sostenibilità dei costi del servizio prestato. Necessita però della sensibilizzazione di una efficiente rete di volontariato che nel Lazio esiste e per questo va valorizzata.

14. L’OSPEDALE PER INTENSITÀ DI CURE

L’Ospedale, inteso in senso classico, si farà carico di una duplicità di funzioni, comprendendo sia la risposta ai bisogni della collettività di riferimento, sia le azioni di più ampio respiro che derivano dalla programmazione dell’offerta. Il nuovo Ospedale promuoverà un approccio incentrato sul bisogno del singolo, garantendo assistenza continua e personalizzata, percorsi multiprofessionali e multidisciplinari, nonché riferimenti sanitari certi ed appropriatezza nell’uso delle risorse. L’ospedale organizzato per intensità di cure, strutturato per aree in base ad un fabbisogno assistenziale omogeneo secondo un determinato ordine di complessità, definisce un nuovo paradigma del concetto di cura: in questo modello l’unitarietà delle componenti cliniche ed assistenziali è solo funzionale. Nasce cioè un reparto multidisciplinare dove trattare degenze post-operatorie simili al fine di ridurre le Unità operative presenti all’interno del presidio ospedaliero. Il nuovo modello prevede, secondo la nostra impostazione, la creazione di percorsi differenziati all’interno dell’ospedale, tra emergenza–urgenza e attività programmata, creando percorsi specifici per i pazienti provenienti da Pronto Soccorso e per le attività dell’area chirurgica. L’ospedale per intensità di cure esige, nei suoi percorsi interni e nei rapporti con il territorio, un approccio più efficace al tema della “continuità assistenziale”, che non ha attualmente negli ospedali una risposta organizzata. La continuità assistenziale sarà un requisito “di sistema” e non potrà essere garantita ovviamente da un singolo operatore, né da una singola struttura del sistema stesso. Bisognerà perciò implementare sul versante ospedaliero una serie di strumenti ed azioni per raggiungere un continuum di interventi intorno alla persona: la cartella clinica unica ed informatizzata; i protocolli di comunicazione e il loro monitoraggio; il monitoraggio sui percorsi polispecialistici; la cultura della comunicazione con il malato, la famiglia e il medico di medicina generale.

15. I PICCOLI OSPEDALI REGIONALI

Per i piccoli ospedali occorre prevedere possibili azioni di sviluppo secondo una duplice integrazione: una verso gli ospedali maggiori, l’altra verso le funzioni assistenziali distrettuali e quindi verso la salvaguardia del patrimonio “storico” rappresentato da questi presidi per le rispettive comunità locali. Tali presidi hanno sempre ricoperto una funzione di servizio assistenziale più ampio di quello strettamente ospedaliero, in primis di natura sociale e poi anche come una importante risorsa per l’economia locale. Non compiere scelte e ignorare il problema dei piccoli ospedali, che vanno riqualificati in Ospedali del Territorio o di prossimità, può condurre a nostro parere ad una paralisi del sistema, mentre affrontare oggi il difficile tema della riconversione dei piccoli ospedali può aiutare a preservare il sistema per il futuro.
La riconfigurazione dell’offerta dei piccoli ospedali, che prevede la garanzia di prestazioni di ricovero, ambulatoriali e domiciliari, è una scelta strategica che porterà allo sviluppo di una rete di servizi diffusi sul territorio. Servizi che andranno a soddisfare i bisogni emergenti e multidimensionali delle popolazioni che formano il bacino di utenza dell’ospedale del territorio.

16. LE LISTE D’ATTESA

L’abbattimento dei tempi di attesa per l’accesso alle prestazioni sanitarie rappresenta uno dei problemi maggiormente avvertiti dai cittadini. È un segno di civiltà, di rispetto per la persona, prima che uno strumento di accesso al servizio sanitario. Trattandosi di un problema che va al di là dei confini regionali, la soluzione da adottare nell’immediato riguarda la constatazione che le prescrizioni di esami diagnostici e/o trattamenti non hanno tutte la stessa priorità. È necessario quindi che le prestazioni rispondano a criteri di priorità clinica che dipendano dalla gravità della malattia sospetta e/o accertata. Le liste di attesa dovranno essere distinte in quelle per procedure diagnostiche e quelle per procedure terapeutiche, che presentano numeri e problematiche assistenziali diverse. Nella partita riveste un ruolo fondamentale il Medico di medicina generale, il quale attribuirà alle richieste di esami di laboratorio, prestazioni di diagnostica strumentale e visite specialistiche un codice di priorità, in base al diverso grado di urgenza della prestazione. L’attesa più lunga, per le prestazioni non urgenti, non potrà comunque superare i tempi massimi fissati a livello regionale. Il 10% delle prestazioni prenotabili verrà riservato ai Medici di medicina generale per la prenotazione diretta di prestazioni considerate urgenti e prioritarie. Infine, occorre garantire la certezza dei tempi di attesa per gli esami più urgenti: ogni qual volta l’azienda sanitaria non sarà in grado di assicurare la prestazione richiesta entro i tempi di attesa massimi stabiliti, l’azienda stessa dovrà assicurare al cittadino la possibilità di ottenere quella stessa prestazione in intramoenia, senza aggravio di alcun costo rispetto al semplice pagamento del ticket.

17. LA RETE DELL’EMERGENZA

Per quanto attiene alla Rete dell’emergenza, sarà nostra intenzione assicurare nell’arco della legislatura l’istituzione di DEA (Degenza ad Elevata Assistenza) di II° livello periferici in ogni capoluogo di Provincia. Nello stesso tempo saranno garantite sufficienti risorse per l’intera l’attività di Emergenza regionale, per la riqualificazione dell’azienda ARES 118 e per la piena applicazione della L.R. n. 420/2007, in particolar modo per ciò che attiene a quanto previsto (per gli ambulatori DEA) per i codici bianchi e verdi. Attraverso il coinvolgimento dei Medici di medicina generale (MMG) e dei Pediatri di libera scelta (PLS) sarà costante il monitoraggio, con l’inserimento nel Sistema GIPSE (Gestione Informazioni Pronto Soccorso ed Emergenza) del codice relativo al medico curante, dell’appropriatezza delle prestazioni richieste.

18. LA SPESA FARMACEUTICA

Altro punto debole del servizio sanitario regionale è rappresentato dalla spesa farmaceutica. L’iper-prescrizione e l’eccesso di consumo, hanno portato la spesa per l’acquisto di prodotti farmaceutici a ben 1,8 miliardi di euro. In maniera miope, la Giunta di sinistra uscente non è riuscita, negli ultimi cinque anni, a porre in essere politiche della domanda capaci di riallineare la spesa farmaceutica almeno a livello nazionale. Il consumo pro capite di farmaci nel Lazio, registrato nei primi nove mesi del 2009, è stato pari a 196 euro a fronte di una media in Italia di 173 euro (+13 %). Tale maggiore spesa ha richiesto il rafforzamento della compartecipazione del cittadino, in altre parole l’aumento del ticket. Una scelta non condivisibile, che intendiamo combattere con tutte le nostre energie, perché contribuisce a ridurre il reddito disponibile soprattutto delle famiglie meno agiate. Il rafforzamento della governance e del sistema informativo, unitamente alla collaborazione di tutti gli attori del sistema ci dovrà portare a somministrare il farmaco nelle giuste dosi. Oltre al rigoroso controllo delle prescrizioni volto a ridurre il problema dell’inappropriatezza prescrittiva, è nostra intenzione potenziare al massimo tutte le forme di distribuzione del farmaco. Puntiamo con forza sia al potenziamento della distribuzione diretta che alla distribuzione per conto. Intendiamo proporre al sistema industriale tempi certi di pagamento con un progressivo riallineamento alle scadenze da fatturazione, in cambio di un maggior contributo in termini di sconto e di sensibilizzazione del cittadino verso un giusto consumo, da soddisfare anche con maggiori quote di farmaco equivalente.

19. L’INTEGRAZIONE PUBBLICO – PRIVATO

Il privato in convenzione – quello di qualità per intenderci – è, a nostro modo di vedere, una risorsa preziosa del servizio sanitario regionale e non certo un onere. Secondo l’attuale normativa, di cui al d.lgs. 502/92 e successive modificazioni, la riqualificazione dell’offerta di prestazioni e servizi previsti nell’ambito dei Lea passano senza dubbio nella leale cooperazione tra soggetti accreditati sia pubblici che privati. Le strutture private, sia quelle ospedaliere che quelle extraospedaliere (residenziali, semiresidenziali, ambulatoriali, di diagnostica, etc.), sono contraddistinte da elementi di eccellenza e costituiscono una risorsa per tutto il sistema sanitario locale. Occorre, pertanto, assicurare un lavoro di squadra, per soddisfare insieme i fabbisogni assistenziali del paziente in una logica di appropriatezza, di qualità delle prestazioni e di efficienza. Per questo ad ogni struttura sarà dato un ruolo nella implementazione della nostra idea di moderna sanità. Nella Regione Lazio il privato in convenzione eroga prestazioni di ricovero, di riabilitazione e di specialistica, per un ammontare complessivo di oltre 3 miliardi di euro annui. L’attuale gestione commissariale della Regione Lazio ha previsto una manovra di rientro, per l’anno 2009, basata su tagli al privato per circa 700 milioni di euro. Riteniamo tale soluzione iniqua e antieconomica. L’offerta in eccesso non sarà tagliata, ma riconvertita gradualmente senza interruzione improvvisa dei servizi – secondo i crescenti bisogni della popolazione laziale e a garanzia dei livelli occupazionali – in servizi ospedalieri per acuti e per la postacuzie, più appropriati da un punto di vista organizzativo ed a minor costo quali Day Hospital, Day Service, ambulatoriale, servizi residenziali e semiresidenziali, nonché assistenza domiciliare integrata con quella ospedaliera o residenziale, replicando il modello già sperimentato con successo con gli Hospice per l’assistenza ai malati terminali. Saranno favoriti al massimo i progetti di project financing e le sperimentazioni gestionali miste pubblico-privato e, soprattutto nell’ammodernamento e nella successiva gestione di ospedali o reparti, nella gestione dei servizi generali, nella logistica o nella partecipazione in società specializzate per la gestione di servizi di supporto esternalizzabili. Sarà nostro compito agevolare l’inserimento delle strutture accreditate private nella rete informatica regionale (RECUP) sia per ciò che riguarda le prenotazioni che per quanto riguarda l’emergenza.

Al pari intendiamo proporre un’azione di accreditamento definitivo secondo la quale tutti gli erogatori dovranno essere dotati degli stessi requisiti. Si aggiunga, inoltre, che al fine di garantire la qualità delle cure erogate per nome e per conto del servizio sanitario regionale, sarà necessario definire la tempistica di verifica del possesso dei requisiti di accreditamento per ora solamente autocertificati. Inoltre sarà necessario provvedere a rendere operativo, oltre all’accreditamento istituzionale, un sistema di accreditamento per la verifica della qualità erogata secondo ulteriori requisiti (ISO, JCHO).

20. LA “CARTA SANITARIA” PERSONALE ELETTRONICA

La scommessa è quella di garantire una “carta sanitaria” che permetta al cittadino – attraverso una efficace rete distribuita sul territorio – di accedere in modo semplice e diretto (via Web/TV/altro) alla propria “storia sanitaria”, potendo delegare, su propria iniziativa, l’accesso a soggetti determinati quali Medici di medicina generale, Pediatri di libera scelta, Farmacie, operatori di Pronto Soccorso, professionisti sanitari, etc., i quali potranno interrogare ed alimentare la Carta con ogni informazione utile al paziente, finanche ospitare la prescrizione di farmaci e ricevere in deposito il risultato di analisi e diagnostica. Se questo rappresenta un obiettivo di legislatura ambizioso quanto stimolante, le prime concrete azioni in tal senso saranno tutte incentrate a semplificare al massimo l’accesso al sistema sanitario. È necessario poter prenotare una prestazione con la massima semplicità e versatilità, e supportare le strutture sanitarie nella rivoluzione informatica in modo che tutte possano interfacciarsi con il paziente garantendo flussi di notizie celeri e soddisfacenti. Solo a titolo di esempio, confermare una prenotazione via SMS, inviare i referti per posta elettronica al paziente o in alternativa al suo medico curante saranno, nel nostro modo di intendere la sanità, un traguardo di brevissimo termine. In questo contesto intendiamo rilanciare il ruolo del Centro Unico di Prenotazioni (RECUP) configurandolo come un unico ed insostituibile strumento informatico di accesso al sistema sanitario a livello regionale.

2. LA FAMIGLIA AL CENTRO DELLE POLITICHE SOCIALI

La famiglia è l’entità principale da cui dipende la stabilità della società. Il suo ruolo sociale è fondamentale per la società e per il futuro di giovani ed adolescenti, un ruolo caratterizzato da diverse funzioni, tutelate dall’ordinamento giuridico, ma delle quali è difficilissimo calcolare il peso. Il protagonista assoluto della nostra strategia di welfare sarà la famiglia, che aiuteremo nell’assunzione di competenze e responsabilità. Ciò non significa abbandonarla in una sorta di “welfare fatto in casa”, costruito per lo più sul lavoro non riconosciuto (e non pagato) delle donne all’interno della famiglia o su quello (spesso irregolare) di “collaboratori familiari” il cui costo ricade sempre sulla famiglia. Significa invece promuovere a livello di comunità locale una vera sussidiarietà solidale, che si traduce in una collaborazione concreta alle famiglie impegnate nei compiti di cura mediante interventi personalizzati, definiti non solo “per” la famiglia, ma anche “insieme” ad essa.

21. UN MODELLO DI QUOZIENTE FAMILIARE

La famiglia, in qualità di attore principale della società e per l’alto ruolo sociale, deve essere sostenuta sotto il profilo economico, oltre che socio-assistenziale. La Regione Lazio nel 2001 si è dotata della legge 32/01, che contiene una serie di interventi a sostegno della famiglia. Questa legge deve essere adeguatamente finanziata oltre che applicata. A tal fine proponiamo i seguenti interventi:

  • l’assegno familiare regionale per il sostegno di tutti i figli a carico e delle persone diversamente abili presenti in famiglia, costruito sul modello del quoziente familiare. I vantaggi dell’assegno familiare sono per ogni famiglia, a prescindere se capiente o meno Irpef e l’assegno è decrescente per reddito, per cui benefici maggiori sono per le famiglie a medio e basso reddito e meno quelle più ricche;
  • la gratuità di servizi e prestazioni pubbliche mirati ad agevolare i nuclei familiari numerosi (sul modello del cosiddetto “quoziente familiare”), o che vertono in situazioni svantaggiate;
  • il riconoscimento a tutti gli appartenenti al nucleo familiare di un credito (di natura extra tributaria) da utilizzare al momento della richiesta di erogazione, da parte del cittadino, di servizi e prestazioni forniti direttamente o indirettamente dalla Regione, tenendo conto del numero degli appartenenti al nucleo familiare e della presenza di persone bisognose di cure, perché portatrici di handicap fisici ovvero mentali;
  • l’introduzione di un bonus volto a favorire l’assistenza domiciliare per anziani, disabili e soggetti affetti da malattie invalidanti, alle stesse condizioni per le quali è riconosciuta ai fini IRPEF la detrazione per gli addetti all’assistenza sanitaria, si propone;
  • il riconoscimento di un bonus, in aggiunta alle agevolazioni già previste a livello di legislazione nazionale, per favorire la mobilità di disabili e non vedenti;
  • il sostegno all’incontro tra domanda e offerta di lavoro domestico, attraverso l’istituzione di un Registro delle assistenti familiari;
    costituzione di un Tavolo permanente di co-progettazione con le Istituzioni sulle tematiche riguardanti la famiglia, anche favorendo forme di partecipazione delle stesse alla programmazione territoriale dei Piani di zona con particolare attenzione ai provvedimenti in tema di servizi socio-sanitari integrati;
  • promozione di una legge regionale che miri al contenimento degli incidenti domestici;
  • l’istituzione di una Banca del tempo regionale il cui obiettivo è la creazione di una struttura in cui ci possa essere l’incontro tra i cittadini nelle più svariate attività e la Regione funge da intermediario nell’assegnare le ore per gli iscritti.
  • Favorendo la stipula di accordi con gli enti locali (Comuni, Province) l’utilizzazione dei predetti bonus potrà essere estesa ai servizi ed alle prestazioni forniti dagli altri soggetti istituzionali presenti nella Regione, che potranno avvalersi dello stesso strumento, per riconoscere ulteriori agevolazioni, cumulabili con quelle regionali. I benefici proposti potrebbero essere attribuiti per il tramite di una card ricaricabile, da utilizzarsi per pagare i servizi forniti dalla Regione, dal Comune e/o dallo Stato (es. trasporti, sanità, istruzione, servizi sociali, elettricità, smaltimento rifiuti, etc.).

    Gli anni della Giunta di centrosinistra sono stati caratterizzati da una progressiva cancellazione di tutte le innovazioni che avevano caratterizzato, dal 2000 al 2005, il panorama del welfare del Lazio. In particolare, la Giunta Marrazzo ha di fatto eliminato:

  • i mutui agevolati per le giovani coppie, definanziando la legge istitutiva e rallentando enormemente i tempi di erogazione delle risorse garantite dalla Giunta precedente;
  • il bonus bebè, introdotto grazie ad un emendamento del centrodestra alla legge finanziaria del 2008, mai più erogato per i bambini nati dal 1° gennaio 2009;
  • a Carta Senior, introdotta dalla Giunta di centrodestra e molto criticata dal centrosinistra, è stata abolita privando i pensionati sociali di uno strumento che garantiva una rete di sconti e di agevolazioni, l’accesso gratuito al trasporto pubblico locale e buoni spesa per i 10 mila pensionati più poveri accettati in centinaia di supermercati convenzionati.
  • Ci impegniamo a ripristinare e ad aggiornare questi strumenti, al fine di ridefinire le politiche sociali del Lazio per una tutela reale delle fasce deboli della popolazione. La Regione metterà, inoltre, a disposizione di categorie di cittadini individuate (per caratteristiche fisiche, economiche e sociali) un monte ore mensile (sotto forma di voucher o carta) da spendere per acquistare – da soggetti accreditati – ore di prestazioni di assistenza sociale, socio-assistenziali o socio- sanitarie, e svolte da personale professionalmente qualificato. Tra queste possono rientrare anche le prestazioni socio sanitarie integrate, cioè quelle prestazioni che rispondono contemporaneamente al bisogno di cure sanitarie e di cura del sé.

    22. IL SOSTEGNO ALL’INFANZIA E ALL’ADOLESCENZA
    Un’efficace politica per le famiglie non può prescindere da un sostegno concreto alle giovani coppie, anche per favorire la natalità. Per questa ragione proponiamo:

    1. una mutualità sociale attraverso forme agevolate di accesso all’alloggio per le giovani coppie,inclusa la previsione di mutui agevolati per l’acquisto della prima casa o la costituzione di un Fondo di sostegno per pagamento del canone;

    2. sviluppo e potenziamento del sistema di offerta dei servizi socio assistenziali per la prima infanzia (asili-nido, tagesmutter, micro nidi nei luoghi di lavoro);

    3. forme di sostegno economico a favore delle famiglie con figli e in difficoltà economiche, contrastando il fenomeno della povertà infantile in crescita negli ultimi anni.

    Si ritiene importante anche la ricostituzione e il potenziamento dell’Osservatorio regionale sulla Famiglia, in grado di comprendere anche un monitoraggio particolare sull’Infanzia, sull’Adolescenza e sui Giovani, di rilevare i bisogni dei cittadini, di creare una rete con altre istituzioni che si occupano di minori e famiglia, di monitorare i servizi presenti sul territorio, di supportare la pianificazione e progettazione degli interventi per l’infanzia, l’adolescenza e le famiglie, di diffondere la cultura della cittadinanza e della partecipazione, di coordinarsi a livello nazionale con l’Osservatorio Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza. L’Osservatorio avrà come strumento di supporto una Banca Dati informatizzata regionale e interistituzionale.

    4.COSTRUIRE IL FUTURO

    Il Lazio vive una fase di recessione economica con conseguenze importanti in termini occupazionali che richiedono interventi straordinari, soprattutto in favore delle categorie più deboli, il precariato e il lavoro femminile, per le quali la flessione occupazionale risulta particolarmente accentuata. Gli effetti della recente crisi economica sono testimoniati dall’aumento della richiesta di cassa integrazione, sia ordinaria che straordinaria. Alcune tendenze, tuttavia, erano preoccupanti già prima della crisi. Ad esempio, il tasso di occupazione giovanile aveva perso oltre il 2% tra il 2004 e il 2007 (passando dal 22,8% al 20,5%); gli assunti con contratto a tempo determinato erano cresciuti addirittura del 10% nello stesso periodo di tempo (dal 31% al 41% del totale delle assunzioni). Pertanto, a fronte di un tasso di disoccupazione complessivamente migliorato in quell’arco di tempo, si registravano grandi difficoltà per l’ingresso nel mercato del lavoro da parte dei giovani e un netto incremento dei contratti flessibili, con rischio precarietà. Sul fronte occupazionale occorre intervenire su due livelli, quello degli strumenti per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e quello del sostegno al reddito e delle politiche attive del lavoro. La Regione guarda con interesse all’iniziativa lanciata dal Comune di Roma di costituire un tavolo di emergenza per affrontare la crisi economica occupazionale con l’obiettivo di lanciare un piano straordinario per l’occupazione. In materia di istruzione, invece, occorre una decisa azione legislativa della Regione Lazio, che non ha ancora colto appieno le opportunità derivanti dal nuovo quadro costituzionale. La legislazione regionale finora emanata in attuazione della competenza concorrente in materia di istruzione ha principalmente investito due ambiti:

    1) il settore del diritto allo studio, tradizionale appannaggio delle Regioni anche prima della revisione costituzionale;

    2) la costruzione di percorsi integrati fra istruzione e formazione.

    Occorre oggi superare questo approccio minimalista per pervenire alla stesura di una legge regionale ispirata da una visione organica e sorretta da contenuti avanzati che, nel rispetto delle norme generali e dei principi fondamentali stabiliti dallo Stato, si proponga di costruire un impianto regionale dell’istruzione che realizzi la correlazione tra offerta formativa e contesto sociale e produttivo locale. È necessario inoltre raccordare le politiche dell’educazione, dell’istruzione, dell’orientamento, della formazione professionale e dell’occupazione per la progressiva costruzione di un sistema integrato regionale che renda effettivo il diritto all’apprendimento per tutti, anche attraverso la flessibilità dei percorsi, promuovendo la collaborazione con il territorio, il mondo del lavoro, le sedi della ricerca scientifica e tecnologica. In questa prospettiva anche la programmazione delle rete scolastica riveste un ruolo strategico per rendere articolata l’offerta formativa, per la ridefinizione dei percorsi finalizzati a conseguire una specializzazione tecnica superiore, per rafforzare l’istruzione tecnica e professionale e per il miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza dei processi di apprendimento ed insegnamento. A tal fine le iniziative da attuare saranno a vari livelli, finalizzate a inquadrare il complesso delle norme e delle azioni in uno scenario più completo cui riferirsi. Immaginiamo, anche in questo caso, un Testo Unico, in grado di disciplinare la materia definendo le regole, le specificità, le caratteristiche di un’azione concorrente con lo Stato secondo una cornice metodologica e operativa per lo Sviluppo delle politiche educative, di istruzione, orientamento e formazione professionale a garanzia del diritto di apprendere per tutto l’arco della vita. Infine occorre finalmente trasformare la cultura in un vero diritto civile. Da ciò deriva la necessità che gli eventi, gli spettacoli e i diversi prodotti culturali siano resi fruibili alla più larga platea possibile, impegnandosi anche nella valorizzazione delle piccole realtà locali come centri di produzione culturale.
    La Regione deve svolgere un ruolo primario di responsabilità promuovendo, potenziando e coordinando le realtà operanti sul territorio regionale.

    26. INCONTRO TRA DOMANDA E OFFERTA DI LAVORO

    Gli strumenti di intervento nel mercato del lavoro a disposizione della Regione e degli Enti locali sono diversi, ma per alcuni di essi necessitano revisioni o potenziamenti. Sul fronte del raccordo tra domanda e offerta di lavoro occorre:

    – potenziare i Centri per l’Impiego per rafforzarne la capacità di incontro tra domanda e offerta;

    – promuovere la completa sostituzione dei Centri di Orientamento al Lavoro (COL) ai Centri di Iniziativa Locale per l’Occupazione (CILO), al fine di avvicinare lo strumento alle realtà aziendali sul territorio;

    – potenziare il Portale Regionale Lavoro del Lazio, in particolare velocizzando il completamento del Sistema Informativo Locale (SIL) e facendo decollare la Borsa Lavoro;

    – sviluppare il Sistema Orientamento Università Lavoro (SOUL), incrementando il numero degli atenei che ne fanno parte e incentivando la domanda di innovazione nelle piccole e medie imprese del Lazio.

    27. SOSTEGNO AL REDDITO E REINSERIMENTO DELLE PERSONE CHE PERDONO IL LAVORO.

    Su questo fronte, ci impegneremo per adottare strumenti e azioni rivolti a fronteggiare la disoccupazione di ritorno attraverso il sostegno al reddito, ma soprattutto le politiche attive del lavoro rivolte al reinserimento delle persone disoccupate, che sono di competenza regionale. Inoltre, la Regione si impegnerà per un accordo con il governo per la costituzione di un Fondo che sosterrà finanziariamente i lavoratori ad oggi privi di tutele, in uscita dal mondo del lavoro.

  • Giovani

  • Per quanto riguarda interventi specifici a sostegno dei giovani, l’obiettivo primario è l’accelerazione dell’inserimento al lavoro con servizi di orientamento alla domanda, tirocini ed apprendistato, attraverso le seguenti azioni:

    a. intesa con le Parti Sociali rivolta a facilitare i percorsi di inserimento con formazione mirata. Particolare attenzione al recupero dei mestieri che non trovano rispondenza nell’offerta di lavoro (operai specializzati e professioni nell’artigianato e nei servizi) anche con iniziative specifiche concordate con le rappresentanze di categoria;

    b. interventi premiali rivolti alle imprese che assumono con rapporti a tempo indeterminato per inserire stabilmente al lavoro i giovani under 35 che da almeno tre anni sono inseriti in rapporti di lavoro a termine;

    c. promozione, con il concorso di fondazioni bancarie e Consorzi Fidi (verifica disponibilità Lazio), di un fondo di garanzia per l’accesso al credito per la promozione di microimprese.

  • Donne
  • Sul fronte del lavoro femminile, uno dei problemi sono gli ostacoli rappresentati all’ingresso e alla permanenza nel mondo del lavoro delle donne con carichi familiari. L’obiettivo resta quello della conciliazione tra famiglia e lavoro. Le azioni da mettere in campo saranno:

    a. promozione di un’intesa con le Parti Sociali rivolta a favorire le misure di conciliazione nella contrattazione collettiva, aziendale e territoriale: orari flessibili, asili nido aziendali e nel territorio, voucher di conciliazione;

    b. intervento della Regione con risorse proprie premiali verso la promozione di servizi collettivi tra imprese, (asili nido territoriali, voucher di conciliazione) anche mobilitando intese con gli Enti Locali;

    c. uno specifico accordo sarà promosso con la Pubblica Amministrazione per iniziative analoghe per il personale pubblico.

  • Lavoratori over 50
  • Per i lavoratori over 50, oltre agli interventi previsti per la disoccupazione di ritorno, occorre prevedere un’intesa con i fondi interprofessionali per rivolgere a questi lavoratori interventi volti a facilitare l’aggiornamento delle competenze.

    30. UNA FORMAZIONE ORIENTATA AL LAVORO

    Appare ineludibile il superamento dell’attuale modello che vede la formazione professionale sostanzialmente appiattita sulle regole dettate dalla UE. La riappropriazione del ruolo regionale implica che siano rese disponibili nel medio termine risorse strutturali, che la regione deve individuare anche in relazione al contesto nazionale delle risorse per l’istruzione e formazione professionale.

    Formazione professionale nell’ambito del diritto-dovere dell’istruzione

    Si tratta di attività di istruzione e formazione professionale rivolta ai giovani dai 14 ai 18 anni sia quale percorso per l’assolvimento dell’obbligo di istruzione sia per l’acquisizione di una qualifica professionale corrispondente almeno al secondo livello europeo o, di prossima attivazione, a un diploma professionale. L’azione programmatica deve tradurre in attività concrete l’impegno a superare la normativa esistente, risalente al 1992 (L. R. 23/92), per disciplinare in modo organico: – l’intervento afferente i percorsi triennali di istruzione e formazione professionale; – gli interventi relativi alla Istruzione Tecnica Superiore, ai Poli formativi, alla formazione continua e permanente con o senza il concorso del FSE (Fondo Sociale Europeo); – l’orientamento, nelle sue diverse accezioni (scolastico, professionale e al lavoro), riconducendolo, per quanto possibile, ad unitarietà; – la modalità di finanziamento e di rendicontazione, specie per i percorsi triennali che, trattandosi di attività ordinamentale e non più occasionale e sporadica, deve necessariamente trovare una graduale ma necessaria copertura strutturale per le risorse necessarie.

  • Formazione professionale nell’ambito della qualificazione delle risorse umane per l’inserimento e reinserimento lavorativo
  • La Regione in tale contesto avvierà un programma teso a trasformare l’attuale sistema attraverso cui è organizzata la formazione professionale, privilegiando il rapporto con il mondo del lavoro e l’autonomia decisionale dei cittadini nel poter utilizzare tale strumento. In particolare, è necessario definire una legislazione dedicata concernente la formazione professionale durante tutto l’arco della vita, tale da definire le seguenti priorità:

    – trasformare l’attuale sistema di formazione professionale da offerta di corsi ad offerta di competenze professionali, in modo da eliminare il cosiddetto effetto “corsificio” per realizzare una vera e propria “scuola di competenze”;

    – centrare l’organizzazione del sistema non sull’offerta, ma sulla domanda che proviene dai singoli cittadini e dai professionisti e dalle imprese;

    – rendere più flessibile l’organizzazione dell’offerta formativa in modo da poter essere utilizzata non solo da giovani in attesa di occupazione ma anche da adulti e da occupati che intendono qualificare le proprie competenze;

    – rideterminare il sistema di accreditamento degli enti formativi privilegiando la loro capacità di interfacciarsi con il mondo del lavoro;

    – costruire, in sinergia con il sistema educativo scolastico ed universitario, un sistema di certificazione e riconoscimento delle competenze acquisite.

    5. COMPETITIVITA’ E AMBIENTE

    L’economia del nostro territorio presenta ancora delle criticità e diverse potenzialità inespresse. Una delle criticità è costituita senz’altro dal fatto che Roma e la sua provincia da sole producono l’80,6% del PIL regionale; dato che viene confermato anche dal PIL pro capite che nella provincia di Roma è pari ad oltre 34 mila euro annui, mentre nelle altre province varia da 20 mila a 23 mila euro. Esiste dunque un effetto “spiazzamento” esercitato dalla capitale sul resto del sistema insediativo regionale. Un’altra criticità è data dalle caratteristiche dimensionali delle imprese – prevalentemente piccole o piccolissime aziende – che comportano ricadute in termini di accesso al credito e di investimenti in innovazione tecnologica, ricerca e sviluppo. Le nostre parole d’ordine per uscire dalla crisi e delineare un nuovo ciclo di sviluppo sono:

    – innovazione totale: mettere in rete tutte le risorse in grado di aumentare la ricaduta positiva degli ingenti investimenti in ricerca e sviluppo, garantendo un buon livello di “trasferimento tecnologico” anche verso le piccole e medie imprese. Promuovere e diffondere, anche attraverso il confronto con gli operatori del settore, la banda larga presso i cittadini e le imprese ancora non raggiunti dal servizio. Innovare la “macchina” amministrativa regionale;

    – nuova politica del credito: ripensare il ruolo della Banca Impresa Lazio e dei Confidi per garantire una maggiore capitalizzazione complessiva e un accesso al credito più trasparente e diffuso anche alle microimprese;

    – revisione della programmazione regionale: potenziare e migliorare in termini di efficacia gli strumenti a disposizione della Regione per la programmazione finanziaria;

    – riorganizzazione dei distretti economici locali;

    – riforma della governance delle società partecipate: creare una holding regionale in grado di controllare le società, migliorandone le performance sia in termini di riduzione dei costi, sia in termini di efficacia dei servizi;

    – introduzione di una legge che regolamenti le modalità di partecipazione dei cittadini ai processi decisionali che riguardano opere di interesse strategico con rilevante impatto sui nostri territori (infrastrutture, risparmio energetico, diminuzione delle emissioni di Co2 o gestione del ciclo di smaltimento dei rifiuti).

    Sul fronte specifico del turismo, dobbiamo recuperare in termini di “Brand Reputation”: l’impoverimento del profilo della “qualità percepita” delle offerte provenienti dalle varie località della regione Lazio, ha indotto i turisti, in un mercato già difficile, a non scegliere più le nostre destinazioni preferendone altre che sono riuscite ad affermare un’immagine più appetibile e affidabile. Occorre dunque lavorare per recuperare questo margine e per creare un forte “Brand del Lazio”.

    35. INNOVAZIONE TOTALE PER MODERNIZZARE LA REGIONE

    Un nuovo approccio, quello dell’Innovazione Totale non fine a se stesso, ma capace di generare, a nostro avviso, ricadute positive in tutta la società regionale, industriale e dei servizi. L’innovazione Totale rappresenta uno dei pilastri del nostro programma di governo, e per questa via contiamo di introdurre l’innovazione nell’organizzazione, nei servizi e nella strumentazione della Regione allo scopo, da qui a cinque anni, di ridurre significativamente l’imposizione fiscale che fa capo all’ente Regione.
    Intendiamo, inoltre, aiutare l’economia della nostra regione a competere meglio promuovendo grandi progetti regionali, di rilevante impatto pubblico e a carattere fortemente innovativo. Si tratta di superare i vecchi schemi, da più parti criticati e operare abolendo la logica dell’intervento a pioggia – di piccoli contributi per molti – concentrandosi su iniziative mirate, grandi progetti avanzati nei settori più diversi, dalla Gestione del Territorio alla Sanità, dai Trasporti al Turismo, dalla Formazione professionale all’Occupazione.

    1. promuovendo grandi progetti regionali, di grande impatto pubblico e a carattere fortemente innovativo per aiutare l’economia della nostra regione a competere meglio di quanto sia ora possibile;

    2. selezionando i progetti di grande respiro tecnico e applicativo, in linea con il programma di governo, privilegiando la collaborazione tra imprese, enti di ricerca, Università e istituzioni del territorio

    3. rilanciando, aggiornandolo, lo strumento di sostegno ai giovani ricercatori ed ai loro referenti scientifici, affinché traducano le loro conquiste scientifiche e tecnologiche ed i loro brevetti, in imprese che portino sul mercato le loro idee, che creino occupazione e ricchezza;

    4. agevolando lo sviluppo delle infrastrutture di telecomunicazione di nuova generazione sul territorio della regione attraverso una regolamentazione regionale generale e promuovendo modelli di partnership tra le aziende del settore e la Regione Lazio per affrontare efficacemente le esigenze di sviluppo tecnologico nelle aree più penalizzate della Regione;

    5. rafforzando e responsabilizzando la struttura regionale per gestire e attuare quei processi e progetti di innovazione indispensabili per rinnovare l’istituzione regionale e il sistema economico laziale;

    6. valorizzando le competenze dell’Assessorato all’Innovazione allo scopo di superare le vecchie articolazioni organizzative e far lavorare in squadra gli assessorati per un comune risultato e potenziando l’Agenzia regionale all’Innovazione, dotandola di una struttura idonea per sviluppare quelle competenze necessarie alla definizione dei contenuti e dei capitolati dei grandi progetti di innovazione;

    7. ripensando le leggi ordinarie e riadattarle alla complessità dei grandi progetti innovativi in modo da disciplinare, in tempi rapidi, gli aspetti finanziari, contrattuali e le procedure – speciali o meno – da seguire.

    36. IL RAFFORZAMENTO DEGLI STRUMENTI PER L’IMPRENDITORIA GIOVANILE

    La strumentazione a sostegno delle piccole e medie imprese, ed anche delle microimprese, del Lazio necessita di una riflessione specifica che mira a razionalizzare l’intervento pubblico e a soddisfare i fabbisogni del tessuto produttivo, tenendo conto dei mutati scenari e delle condizioni di contesto in cui le imprese operano. La nuova sfida che si propone all’amministrazione regionale sul fronte del sistema degli incentivi è rappresentata dalla creazione di un modello di governance innovativo, incentrato sui fabbisogni del territorio, agile nelle modalità operative e nelle dotazioni finanziarie e di immediata fruizione da parte degli operatori, che si realizzerà anche accorpando i principali strumenti. In particolare, saranno incentivati e armonizzati gli strumenti per la nascita di imprese da parte dei giovani e dei soggetti svantaggiati all’interno di un testo unico che preveda le diverse tipologie, un unico referente istituzionale (anche se gli strumenti perseguono obiettivi diversi si tratta comunque di intervento pubblico rivolto alla crescita/rafforzamento della base produttiva), criteri di adattabilità alle circostanze socioeconomiche generali e procedure di valutazione coerenti con tali condizioni“.

    Per leggere il programma nella sua interezza potete cliccare qui. Altre informazioni, inoltre, le trovate sul blog di Renata Polverini.

    Il blog di Renata Polverini

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    8 Responses to "Il programma elettorale di Renata Polverini"

    • leandro says:
    • pietro sisto says:
    • MARIO STELLUTI says:
    • roberta says:
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