Giu 10
15
Quasi quasi mi faccio uno shampoo
La vicenda è piccina picciò: Afef Jnifen, la splendida e talentata moglie di Tronchetti Provera, con ogni probabilità verrà radiata dall’Ordine dei gazzettieri di Milano (cui è iscritta in qualità di pubblicista), perché ha violato la Carta dei doveri del giornalista in quanto ha reclamizzato uno shampoo.
No, non è una barzelletta, purtroppo; è un fatto vero: gli scriba italici non possono in alcun modo realizzare spot pubblicitari. Pena la sospensione o la radiazione dall’albo cui appartengono.
Ora, siccome noi abbiamo in massima considerazione l’Ordine dei giornalisti, a tal punto che vorremmo venisse soppresso, ci sembra opportuno segnalare altre patenti violazioni della succitata Carta, acciocché si punisca, mediante radiazione, chi le ha commesse. Proprio come si vuol fare con la Jnifen.
Innanzitutto, la Carta dei doveri statuisce:
“Il giornalista non può accettare privilegi, favori o incarichi che possano condizionare la sua autonomia e la sua credibilità professionale”.
Ecco, poiché è fatto divieto al giornalista di accettare “incarichi che possano condizionare la sua autonomia e la sua credibilità professionale”, ci permettiamo di sollecitare la radiazione – dall’Ordine – delle seguenti persone: Michele Santoro, Piero Badaloni, Lilli Gruber, Piero Marrazzo.
Costoro hanno accettato di ricoprire cariche politiche elettive, e ciò mina indiscutibilmente la loro “credibilità professionale” e “autonomia”. Attendiamo, fiduciosi, l’espulsione dei medesimi dall’Ordine dei giornalisti.
Ancora. La Carta prevede:
“Il giornalista non deve omettere fatti o dettagli essenziali alla completa ricostruzione dell’avvenimento. I titoli, i sommari, le fotografie e le didascalie non devono travisare, né forzare il contenuto degli articoli o delle notizie”.
Bene, siccome è fatto obbligo al giornalista di non manipolare informazioni e “fotografie”, e di non “forzare il contenuto degli articoli o delle notizie”, ci viene naturale richiedere la radiazione di taluni gazzettieri i quali, sistematicamente, non rispettano tali precetti: Marco Travaglio, Massimo Giannini (e tutta la redazione de la Repubblica) e Concita De Gregorio.
Ci si soffermerà su quest’ultima, segnalando un episodio in particolare:
Come è facile appurare, con questa prima pagina la De Gregorio, che de l’Unità è direttore, ha voluto far credere al lettore che Obama si sia rifiutato di stringere la mano a Berlusconi. Cosa assolutamente falsa, com’è agevole constatare guardando il seguente video (dal minuto 00.30).
Andiamo avanti. Sempre la Carta dei doveri stabilisce:
“Il giornalista non può discriminare nessuno per la sua razza, religione, sesso, condizioni fisiche o mentali, opinioni politiche. Il riferimento non discriminatorio, ingiurioso o denigratorio a queste caratteristiche della sfera privata delle persone è ammesso solo quando sia di rilevante interesse pubblico”.
Bene, visto che il giornalista “non può discriminare nessuno” per le sue “condizioni fisiche”, e “il riferimento” alle stesse mai può essere “denigratorio”, ci permettiamo di richiedere la radiazione dall’Albo di un giornalista il quale, quasi quotidianamente, si rivolge ad un esponente politico descrivendolo quale “Nano”. Il gazzettiere in questione ha nome Marco Travaglio. Sempre per la medesima ragione, e già che ci siamo, chiediamo anche l’espulsione di Lidia Ravera.
Ancora. La Carta dei doveri intima:
“In tutti i casi di indagini o processi, il giornalista deve sempre ricordare che ogni persona accusata di un reato è innocente fino alla condanna definitiva e non deve costruire le notizie in modo da presentare come colpevoli le persone che non siano state giudicate tali in un processo“.
Ora, poiché eludono sistematicamente questo obbligo, chiediamo l’estromissione dall’Albo dei seguenti scriba: Michele Santoro, Marco Travaglio, Giuseppe D’Avanzo, Paolo Flores D’Arcais, Massimo Giannini, Ezio Mauro e Concita De Gregorio.
Domanda: perché fino ad ora costoro non sono stati espulsi? Forse perché non sono di destra?
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