Lug 10
22
D’Alema, il bue che dà del cornuto all’asino
Massimo D’Alema è uno dei politici più laidi della sinistra italiana. Uno dei più ipocriti.
Non a caso oggi, parlando delle vicende giudiziarie che coinvolgono Verdini ed altri esponenti del Pdl, ha dichiarato:
“Emerge intorno al potere berlusconiano una rete di interessi, una rete affaristica che appare come un vero e proprio sistema di potere. Non si tratta di casi singoli come dice il premier ma di qualcosa che assomiglia alla rete degli anni ’90”.
“Questa vicenda fa venire alla luce la crisi di un sistema di potere, la crisi di un governo, la crisi di un leader che ha riportato il Paese agli standard di corruzione della vecchia Italia, della tanto vituperata prima Repubblica”.
Ecco, che queste cose le dica un percettore reo confesso di finanziamenti illeciti per il Pci; un politico che non è finito in galera, dopo aver intascato una mazzetta da 20 milioni di lire (nel 1985), solo grazie alla decorrenza dei termini di prescrizione; un birbaccione che si è portato in Parlamento, facendolo diventare prima senatore e poi sottosegretario del proprio governo, il pubblico ministero che lo aveva indagato e che, tra l‘altro, per inspiegabili motivi aveva ritenuto di non doverlo processare anche per altri finanziamenti illeciti (dell’ammontare di 60 milioni di lire): ecco, che queste cose le dica uno come D’Alema, francamente, è troppo.
Le puttane non facciano la morale alle educande.
“Io consegnai personalmente a D’Alema 20 milioni in contanti in una busta bianca durante una cena a casa mia. Ma non finì lì. In altre due occasioni gli diedi due finanziamenti illeciti da 15 milioni che gli portai al consiglio regionale. Successivamente gli feci avere altre due tranche sempre da 15: in tutto 80 milioni di lire”.
“Nell’agenda inizialmente annotai il nome “D’Alema“ poi, vista la cresciuta confidenza, lo indicai coma “Massimo”. Maritati (il pubblico ministero che indagava su D’Alema, e che questi successivamente fece diventare senatore e poi sottosegretario, ndr) non mi ha creduto”, Francesco Cavallari, imprenditore.
“Uno degli episodi di illecito finanziamento riferiti, e cioè la corresponsione di un contributo di 20 milioni in favore del Pci, ha trovato sostanziale conferma, pur nella diversità di alcuni elementi marginali, nella leale dichiarazione dell’onorevole D’Alema, all’epoca dei fatti segretario regionale del Pci. Con riferimento all’episodio riguardante l’illecito finanziamento al Pci, l’onorevole D’Alema non ha escluso che la somma versata dal Cavallari fosse stata proprio dell’importo da quest’ultimo indicato”, Concetta Russi, giudice per l’udienza preliminare.
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