Set 10
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Torniamo ad occuparci del programma economico del Popolo della Libertà; visto che dall’inizio della legislatura sono passati due anni e mezzo, ed esso, almeno allo stato attuale, risulta disatteso in nove punti su dieci.
Oggi parliamo della promessa di ridurre il debito pubblico mediante alienazione di beni e partecipazioni societarie. E ne parliamo, perché stamane è stato diffuso il Bollettino statistico della Banca d’Italia; dal quale emerge che il nostro disavanzo pubblico, a luglio 2010, è aumentato di 83,596 miliardi di euro (il 4,7% in più) rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Leggiamo, allora, cos’è scritto nel Sacro Programma Elettorale, al punto n.4 – “Liberalizzazioni” – del Capitolo “Rilanciare lo sviluppo”:
“Liquidazione delle società pubbliche non essenziali”.
Vediamo, poi, cos’è contenuto nella sezione “Un piano straordinario di Finanza pubblica”:
“Dentro la struttura della nostra finanza pubblica, come si è via via formata in questi ultimi trenta anni, noi vediamo emergere 5 punti caratteristici essenziali:
a) l’attivo è superiore al passivo. Il patrimonio pubblico (circa 1.800 miliardi di euro) è in specie superiore al debito pubblico (circa 1.500 miliardi di euro);
b) tutto il passivo è collocato come debito pubblico sul mercato, mentre la parte di attivo che potrebbe essere collocata e valorizzata sul mercato, fatta da azioni, aziende, immobili, crediti, diritti di concessione, etc. (fino al 40% del totale, fino a circa 700 miliardi di euro) è ancora in mano pubblica (…).
La nostra proposta è un grande e libero patto tra Stato, Regioni, Province, Comuni, risparmiatori ed investitori. Un patto che:
(…) riduca il debito dello Stato, immettendo sul mercato una quota corrispondente di patrimonio pubblico, offrendo a risparmiatori ed operatori economici maggiori e migliori opportunità di investimento. Gli effetti finali attesi sono: la riduzione del debito pubblico; un minore costo del debito pubblico residuo (…)”.
Attendiamo di sapere da Silvio perché mai fino ad ora non si sia fatta nemmeno mezza privatizzazione (ricordando, tra l’altro, che a Mirabello Fini ha chiesto di “privatizzare tutto il possibile”).
Seconda promessa elettorale non mantenuta.
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