Set 10
15
Anti-religioso, illiberale ed ateista: il divieto di burqa in Francia è osceno. Guai ad introdurlo in Italia
Non ne saranno contenti coloro che, stolti all‘inverosimile, pensano che muovere critiche a Berlusconi e alla pessima politica economica e socialista del suo governo, come qui si fa da due anni, possa giustificarsi solo col fatto che si è schierati con Fini.
Ebbene, qui oggi si contesta – sai che novità! – proprio la posizione del Presidente della Camera (sostenuta anche da Generazione Italia), che s’è detto d’accordo con la scelta francese di vietare il burqa. Una decisione, quest’ultima, che non sorprende: visto che in Francia si è già provveduto a sopprimere, con un provvedimento altrettanto laicista ed anti-religioso, la possibilità di utilizzare simboli religiosi nelle scuole (una vergogna).
Ora, qui si ritiene esistano due libertà superiori alle altre: quella religiosa e quella sessuale. L’una e l’altra, infatti, preservano un diritto supremo: quello di essere diversi. E finanche in una democrazia, lo insegnava Tocqueville, la diversità del singolo corre seri pericoli (soprattutto quello d‘esser sopraffatta dalla “dittatura della maggioranza“). Per questo è meritevole di particolare attenzione e tutela.
Veniamo al dunque.
Ci sono due tipi di soggetti che sono favorevoli al provvedimento che vieta il burqa: i fondamentalisti cattolici (o cristiani), e i laicisti anti-religiosi.
I primi, dall’11 settembre 2001, immaginano d’essere novelli Crociati, il cui compito non può che essere quello di distruggere tutto l’Islam. I secondi, invece, considerando le religioni una iattura, un impiccio, un ostacolo alla propria – e altrui – esistenza, vorrebbero sopprimerle tutte.
I primi ed i secondi, in nome di questa comune battaglia, sostengono – non senza qualche fondamento, per carità – che il burqa rappresenti un simbolo della sopraffazione maschilista degli islamici nei confronti delle loro donne. Neanche avessero la certezza matematica che quest‘ultime, dalla prima all’ultima, fossero tutte obbligate ad indossarlo. O peggio: essendo così stolti da ritenere che una scelta ch’essi giudicano irragionevole, quella di usare il burqa, non possa ch’essere frutto di un volere altrui (quello dei maschi), e mai di una decisione propria (quella delle donne).
Insomma: gli uni e gli altri ritengono che una donna islamica indossi il velo sol perché costretta a farlo. A loro giudizio, se la stessa fosse davvero libera di scegliere, mai lo indosserebbe. Per questo vorrebbero vietarlo.
Ora, siccome il sottoscritto non è presuntuoso quanto costoro, non può che ritenere che in alcuni casi, certamente, le donne islamiche siano obbligate dai loro uomini ad indossare il burqa. E tuttavia, qui non si crede affatto che tutte coloro che lo indossano vi siano costrette. Si ritiene possibile, probabile e finanche certo, che numerose donne di quel mondo, per scelta personale, per adesione all’Islam, usino il burqa essendo felici di farlo; e quantunque a noi occidentali appaia irragionevole imprigionare il proprio corpo ed oltremodo masochista.
Ai signori di cui sopra ricordo che nel nostro paese esistono rispettabilissime donne, come Paola Binetti, che ogni giorno recano seco – sul proprio corpo – il cilicio: per torturarsi e procurarsi dolore onde essere in comunione con Cristo. A questi signori ricordo che se dovessimo applicare alla Binetti il metro di giudizio ch’essi usano per il burqa, dovremmo concludere che la stessa sia obbligata da terzi a comportarsi in modo così tanto poco – a nostro avviso – “ortodosso”.
Che facciamo, vietiamo alla Binetti di torturarsi perché riteniamo la sua scelta (religiosa) non possa essere libera, sol perché siamo così ottusi da non riuscire a comprenderla, non dico ad apprezzarla?
Che facciamo, siccome qualunque manuale psichiatrico di stampo progressista ritiene sintomatico della follia il procurarsi dolore mediante ferite, avviamo un procedimento d’interdizione giudiziale contro Paola Binetti?
Potrei continuare, con gli esempi, ma credo d’essermi spiegato.
Il punto non è impedire l’eventuale atto di violenza contro la donna islamica: perché questo è sacrosanto. Nessuna donna può essere obbligata a fare alcunché contro la propria volontà!
Il punto è un altro: è garantire ad ogni essere umano la libertà di poter esprimere – e vivere – la propria religiosità nei modi che ritenga più opportuni. Purché quest’ultimi, e qui arriviamo alla questione vera, non confliggano con la libertà altrui o con le altrui leggi.
In Italia, per dire, una legge contro il burqa è superflua perché ne esiste già una (che quest’estate ha portato alla denuncia di una donna “velata“), che fa divieto a chiunque di girare col volto coperto in determinati luoghi pubblici.
Avremmo bisogno di norme più severe? Certo.
Avremmo bisogno di una norma che garantisse la libertà delle donne tutte, islamiche e non, e che rendesse impossibile la coartazione della loro volontà. Avremmo bisogno di una norma, ad esempio, che dicesse alle donne islamiche: sappiate che in questo paese siete libere di non indossare il burqa, e se qualcuno vi obbliga a farlo, potete denunciarlo. Avremmo bisogno, altresì – e per par condicio religiosa – di una norma che dicesse alle giovani donne italiane: sappiate che se qualcheduno vi obbliga a rimanere vergini fino al matrimonio, con torture psicologiche e/o di altro tipo (cosa che in Italia avviene ancora tante – troppe – volte!), voi potete denunciarlo, e noi provvederemo ad arrestarlo.
Se poi l’intento è distruggere l’Islam, o le religioni in generale, allora il divieto d’indossare il burqa va più che bene.
Ma almeno non si dica che lo si adotta per le donne.
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