Nov 10
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Chi ha avuto modo di conoscerla bene, è il caso di Gigliola Graziani – la settantaseienne direttrice della casa-famiglia “Kinderheim” di Sant’Ilario, che l’ha ospitata per diverso tempo -, descrive Ruby in questo modo:
“Bellissima, selvaggia e sola”.
“Lei viveva su un altro pianeta. Mai vista con una scopa o uno straccio in mano. Era più facile vederla girare con un rotolo di banconote da 500 euro o con uno dei suoi profumi, sotto gli sguardi attoniti delle altre ragazze”.
Ruby, che oggi è divenuta maggiorenne, era solita confidare molte cose alla direttrice:
“Non sapevo se crederle. Mi diceva che era stata ad Arcore, mi raccontava di ville in Sardegna e in Toscana. Mi prendeva per le mani e, con gli occhi che brillavano, mi sussurrava: “Ho conosciuto Berlusconi!”. E poi mi citava tutta la gente importante che aveva visto: una sfilza di nomi…”.
Cosa accadesse di preciso a questi incontri, però, non volle mai raccontarlo. Tranne una volta:
“Solo una volta ha fatto riferimento a “rapporti sessuali non normali”: non so cosa intendesse dire, ho pensato a giochi erotici legati alla danza del ventre, la sua specialità….”.
Ruby, la minorenne marocchina, che questa estate ha raccontato ai pm di Milano delle sue visite nella villa di Arcore e delle decine di belle donne, vip ed escort, presenti alle feste di Silvio Berlusconi, ha svelato, nero su bianco ai giudici, le regole del «Bunga bunga». E cioè di quel rituale del padrone di casa d’invitare alcune ospiti, le più disponibili – racconta a verbale la diciassettenne – ad un dopo cena hard. «Silvio mi disse che quella formula l’aveva copiata da Gheddafi: è un rito del suo harem africano» (Corriere della Sera).
Da leggere anche: “Ruby, per salvare Silvio, mente spudoratamente” e “Affaire bunga bunga, la prima menzogna di Silvio: alla Questura raccontò che Ruby era la nipote di Mubarak“.
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