Nov 10
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Defezioni
“È vero, Silvio Berlusconi ha sbagliato. Anzi, ha commesso il reato più grave che ci sia, ovvero, per raccontarla come la direbbe Umberto Bossi, ha fatto una gran pirlata e di questo probabilmente prima o poi dovrà rispondere (…)”.
“La stupidità sconcertante con cui, la sera del 27 maggio, il presidente del Consiglio si è infilato nel pasticcio di Ruby, è una questione che peserà sulla sua immagine e sul suo consenso, non sul suo certificato penale (…)”.
“Per come la vediamo noi, a differenza delle volte scorse, il Cavaliere è messo male e rischia davvero di lasciarci le penne (…)”.
“Al punto in cui siamo, non restano che due possibilità. O Berlusconi rovescia il tavolo e chiede il giudizio degli elettori rischiando il tutto per tutto, il posto e la sua carriera politica, oppure deve trovare un qualche accomodamento con gli avversari, garantendosi un salvacondotto ma rassegnandosi a un’uscita di scena non tra le più trionfanti” (Giuda n.1).
“So di parlare a titolo personale, ma dire che sono stufo non rende neppure l’idea. Non si può campare pensando sempre che gli altri sono peggio, che i giudici sono comunisti e che Fini è un traditore: anche se ci fosse del vero in tutto quanto. Non si può passar la vita a difendere il privato di Berlusconi se poi Berlusconi non fa niente per difendere dal suo privato noi, cittadini o giornalisti che perdiamo intere stagioni a discutere delle sue mutande: e questo solo perché lui ha sottovalutato dei rischi o perché deve affermare qualche principio. Berlusconi sarà anche un genio, ma i suoi casini impediscono di dimostrarlo e fanno perdere un sacco di tempo al Paese: e parlo di casini autoprocurati, non di complotti dei poteri forti. Se di notte il Premier non telefona a Obama ma a Nicole Minetti, e se la liberazione di una cubista marocchina è divenuta la missione più rilevante della nostra politica estera, la colpa non è mia. Se il Lodo Alfano serve a guadagnare tempo e a non farlo perdere al Paese, e però per farlo ci vogliono tre anni, la colpa non è mia. Se dietro Berlusconi non c’è un partito ma c’è solo lui, oltre a una serie di soldatini imbarazzanti, la colpa forse è addirittura sua” (Giuda n.2).
“Ma dopo il voto sui cinque punti non avrebbe dovuto esserci un Consiglio dei ministri alla settimana? Possiamo morire di lodo Alfano? Siamo sicuri che se si preparasse un governo tecnico sarebbe sensato per noi non sederci a quel tavolo?” (Giuda n.3).
“Non c’è dubbio che Berlusconi sia molto più in difficoltà degli altri, perché il “caso Ruby” non solo ha consentito ai suoi avversari di accelerare le manovre di accerchiamento, ma ha acuito le tensioni nel Pdl, dove si respira un clima da ultima spiaggia e si prefigura addirittura un futuro senza il Cavaliere.
Da un mese orami Berlusconi osserva le mosse di ministri e dirigenti del Pdl, che si riuniscono in conclavi più o meno riservati, sempre in sua assenza. L’ultimo vertice, la scorsa settimana, l’ha fatto infuriare e preoccupare al tempo stesso, alimentando i suoi sospetti. Perché l’incontro è coinciso con i boatos su un possibile cambio della guardia a Palazzo Chigi per un nuovo esecutivo, sempre di centrodestra, ma guidato da Gianni Letta, che dovrebbe avere – ovviamente – il benestare dell’attuale premier.
È difficile immaginare la vigilia di un “25 luglio” per il Cavaliere, ma è certo che il nome del suo storico braccio destro sia passato di bocca in bocca, come unica opzione accettata dal Quirinale e che consentirebbe di salvare la coalizione e il partito dall’implosione” (Francesco Verderami, Corriere della Sera).
Tutte cose che avevamo già previsto in tempi non sospetti.
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