Nov 10
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Migliaia e migliaia di euro intascati da Ruby per ragioni tutte da chiarire. C’è la regalia di Silvio (la busta contenente 7.000 euro), ma c’è anche dell’altro: la neomaggiorenne marocchina, infatti, il 22 settembre scorso, accompagnata da un autista si è recata al “Palazzo dei cigni” di Milano 2, sede degli uffici di Mediaset; e qui ha ricevuto cinquemila euro in contanti dal segretario di Lele Mora. Il motivo di tale “dazione“, come riferisce il Corriere della Sera, è per gli inquirenti ancora oscuro:
“Il regalino di Lele Mora è in una busta bianca da lettere. Dentro ci sono cinquemila euro, in banconote da cinquecento. La scena: un uomo ha accompagnato Ruby da Genova, l’auto si ferma a Milano Due, la ragazza marocchina scende, cammina fino all’entrata del “Palazzo dei cigni”, sede storica degli studi Mediaset, dove incontra una persona che (dichiarerà poi) si chiama A. ed è il segretario di Mora. Prende la busta con il denaro e torna indietro. Il tutto dura tre minuti. E solleva un interrogativo: a che titolo la (allora) minorenne Ruby va a ritirare una somma così ingente sotto il quartier generale di Mediaset e Publitalia?
Alle richieste della polizia che la ferma poche ore più tardi a Genova, Ruby fornirà una risposta che gli investigatori giudicano oggi piuttosto inverosimile: è “un regalo – spiega la ragazza – in quanto io non svolgo alcuna attività per l’agenzia (di Mora, ndr); questi soldi mi servono per aiutare mia mamma”. Ricostruire cosa si nasconda dietro le omissioni e le mezze parole di Ruby è oggi uno dei punti chiave dell’inchiesta della Procura di Milano”.
Ecco, a proposito di tale inchiesta, va segnalato il titolo che quei mattacchioni de Il Giornale hanno scelto per la loro prima pagina di oggi: “Il caso Ruby si sgonfia. La Procura “assolve” Berlusconi. Una bufala le accuse per le telefonate alla Questura di Milano”.
In realtà, Berlusconi non è stato assolto da un bel niente. Ieri, infatti, il procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati si è limitato ad affermare che l’affidamento di Ruby alle “cure” di Nicole Minetti è avvenuto nel pieno rispetto delle leggi. Niente in più. Ciò che la Procura di Milano intende accertare, invece, è altro: Silvio ha esercitato pressioni sulla Questura meneghina onde ottenere il rilascio di Ruby? E perché lo ha fatto? E soprattutto, perché ha mentito tirando in ballo l’inesistente parentela tra la (allora) minorenne e il capo di stato egiziano Hosni Mubarak?
D’altra parte, lo stesso quotidiano di Via Negri, nell’articolo recante il succitato ingannevole titolo, precisa:
“Sarebbe sbagliato, però, leggere questa novità come una sconfitta dell’ala più dura della Procura milanese, e tantomeno come un inizio di sgonfiamento del «Rubygate». Anzi. A Ilda Boccassini (…) non interessava tanto formulare ipotesi di reato relative alle modalità di rilascio di Karima, quanto accertare una volta per tutte, e nei termini più precisi possibili, che comunque l’intervento del capo del governo ci fu: perché è questo intervento, a prescindere dalle sue conseguenze, che nell’ipotesi investigativa della fulva dottoressa dimostra quanto Berlusconi fosse personalmente coinvolto nel rapporto con la ragazza, e quanto tenesse a evitare sue dichiarazioni compromettenti”.
A tal proposito, è bene ricordare cosa Berlusconi dichiarò, quel famoso 27 maggio, al capo di gabinetto della Questura di Milano (come riportato dai verbali degli inquirenti):
“Dottore volevo confermare che conosciamo questa ragazza, ma soprattutto spiegarle che ci è stata segnalata come parente del presidente egiziano Mubarak e dunque sarebbe opportuno evitare che sia trasferita in una struttura di accoglienza. Credo sarebbe meglio affidarla a una persona di fiducia e per questo volevo informarla che entro breve arriverà da voi il consigliere regionale Nicole Minetti che se ne occuperà volentieri”.
P.S. Va sempre sottolineato che ciò che rende tutta questa vicenda rilevante, è solo una cosa: Ruby, ahinoi, quando prese parte ai festini a casa del Premier, era minorenne. Questo è il problema. Come lo è il fatto che il suo nome figuri in un’inchiesta sulla prostituzione d’alto bordo fin dal 2009.
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