Oscar Giannino, le lucciole prese per lanterne e il “partito della spesa” che già c’è ed è incarnato da Tremonti e Bossi

Dispiace dover polemizzare con Oscar Giannino. Dispiace perché è un liberista vero: un “fratello“, dunque.

E però, se si comporta come un Mario Sechi qualsiasi (o un Franco Bechis), e dunque come un propagandista di partito, e non come un grande giornalista ed osservatore “super partes” (quale è sempre stato), è giusto contestarlo.

Di cosa si parla? Di un intervento accorato che il Nostro ha pronunciato, qualche giorno fa, a Porta a Porta (è riprodotto, purtroppo parzialmente, nel video pubblicato all’inizio del post). Un intervento che è opportuno dividere in due parti.

Nella prima, più che condivisibile, Giannino ha invitato tutti a considerare con molta attenzione il fatto che la speculazione finanziaria, in un momento di grande incertezza politica quale quello che stiamo vivendo, potrebbe colpire a morte il nostro paese. Ha ricordato quanto corposo sia il nostro debito pubblico, e con quale velocità – ahinoi – esso cresca. E s’è soffermato sul rischio che aumenti il differenziale tra i nostri Btp e i Bund tedeschi.

Nella seconda parte, viceversa, dismessi i panni dell’osservatore equanime e dell’esperto d’economia, il Nostro ha iniziato ad elogiare la pessima politica economica – e per nulla liberale – sin qui portata avanti dal socialista di Dio, Julius Evola Tremonti; ripetendo a pappagallo la storiella secondo cui il titolare di Via XX Settembre avrebbe messo al riparo, da eventuali rischi di default, la nostra finanza pubblica; quanto lo stesso abbia bene agito con corposi tagli alla spesa pubblica corrente (non ridete!); e di come lo stesso Giannino veda all’orizzonte un rischio pernicioso assai, quello di veder sostituito il governo del Cav. con un esecutivo guidato dal “partito della spesa pubblica” (che, immaginiamo, secondo Giannino dovrebbe essere incarnato da Futuro e Libertà e dall’Udc, innanzitutto).

Bene. Prima di proseguire è opportuno chiarire un paio di cose che riguardano Oscar Giannino, e che non è detto siano note a tutti.

La prima, è che inspiegabilmente egli – liberista ad oltranza (che Dio l‘abbia in gloria!) – ha una passioncella, una infatuazione intellettuale, per Giulio Tremonti. Chiunque l’abbia seguito su Libero, quando ne dirigeva l’inserto economico (LiberoMercato), avrà avuto modo di leggere le sue infinite sviolinate a favore del tributarista di Sondrio che ama citare Marx (“Magari la gente leggesse Marx. È un genio“) e Berlinguer, e mai Reagan, Einaudi, von Mises o la Thatcher.

Come faccia un liberista a fare il tifo per un socialista dichiaratamente anti-mercatista, è un autentico mistero.

La seconda cosa che va chiarita, è che Giannino ha rapporti di contiguità politica e culturale – mai celati, tra l’altro – con Comunione e Liberazione; e con la componente ciellina del Popolo della Libertà (che fa capo a Formigoni e Maurizio Lupi), vale a dire con Rete Italia. Inoltre, e ovviamente la cosa non è casuale, Giulio Tremonti è adorato da buona parte di CL (tutto torna, quindi).

Dunque Giannino non è propriamente una persona che guardi agli accadimenti politici senza parteggiare per alcuno. E in questo, beninteso, non c’è niente di male: però sarebbe elegante dichiararlo apertis verbis. O, in alternativa, evitare di dire che non si fa il tifo per alcuno.

Tutto ciò premesso, vediamo di chiarire perché è doveroso contestare Oscar Giannino (sia pur a malincuore).

Il Nostro, che come detto in principio teme l‘avvento al governo del “partito della spesa“, non ha mai contestato con fermezza alcuni tratti – decisamente da “partito della spesa” – della politica economica portata avanti da Giulio Tremonti; e men che meno le numerose misure bolsceviche che questi ha adottato.

Ad esempio, a noi non risulta (felici, però, d’essere eventualmente smentiti), che il liberista Giannino abbia contestato la reintroduzione del principio catto-comunista del “solve et repete”. Principio in base al quale se la Pubblica amministrazione ritiene un contribuente sia suo debitore, quest’ultimo deve immediatamente pagare e tacere (pena: gravi e più nefaste conseguenze). Poi, eventualmente la pretesa della Pa si rivelasse infondata, il contribuente potrà vedersi restituire – dopo molti anni – il danaro che ingiustificatamente le ha versato.

La norma in questione integra una RAPINA. Tipica di ogni “partito della spesa pubblica”. Per il semplice motivo che è stata introdotta – come capisce chiunque, finanche il più cretino dei cretini (e cioè il sottoscritto) -, per consentire allo stato di reperire in ogni modo, anche il meno legittimo, risorse onde fronteggiare, in un momento di gravissima crisi e di grandissimo calo delle entrate, le spese.

Domanda: Giannino dov’èra quando il segretario del “partito della spesa” e dell‘esproprio proletario, Giulio Tremonti, introduceva la succitata norma? Era forse indaffarato ad acquistare un nuovo paio di inguardabili scarpette rosa shocking? Non ne abbiamo idea.

Ancora.

A noi non risulta – felici anche in questo caso, però, d’essere eventualmente smentiti, ove sbagliassimo – che Giannino abbia mai lanciato vigorosi strali contro cert’altre misure comuniste varate dal suo adorato Giulio Tremonti. Ad esempio, ha mai detto qualcosa contro l’introduzione della tracciabilità dei pagamenti? Contro la norma che ha statuito l’inversione dell’onere della prova a carico del contribuente, e in forza della quale questi deve essere considerato colpevole, in caso di contenzioso tributario, sino a prova del contrario? (manco vivessimo in Unione Sovietica!).

Allo stesso modo. Quando Tremonti introduceva la Robin Hood Tax, ispirandosi ad un manifesto di Rifondazione comunista (di seguito riportato), Giannino dov’era e che diceva? Ve lo dico io: dirigeva LiberoMercato e nulla obiezione muoveva (al contrario di qualcun altro).

Proseguiamo.

Quando il finiano Mario Baldassarri – e qui veniamo all’accusa formulata da Giannino a Fli – presentava (per due anni di fila) una contro-Finanziaria per ridurre di 30 miliardi le tasse e la spesa, proponendo di tagliare in VALORE ASSOLUTO le uscite nel comparto Sanità, Giannino dov’era? Dov’era quando il segretario del “partito della spesa”, Giulio Tremonti, qualificava tali sacrosanti tagli come “macelleria sociale (“Un conto è uscire dall’astrattismo e proporre di tagliare le tasse con la macelleria sociale del taglio alla sanità“), proprio come avrebbe fatto un qualsiasi bolscevico?

Dov’era Giannino quando il gruppo dei finiani, con in testa il loro capo, proponeva di tener fede agli impegni elettorali e procedere con l’abolizione delle Province, mentre il segretario del “partito della spesa”, Giulio Tremonti, facendosi megafono di Bossi rispondeva alla proposta con un fragoroso niet?

Dov’era Giannino quando la principale “gamba” del “partito della spesa”, vale a dire la Lega, obbligava il governo ad erogare un centinaio di milioni a fondo perduto ai produttori di caciotta reggiani?

Dov’era Giannino quando il segretario del “partito della spesa”, Giulio Tremonti, dichiarava d’essere contrario all’innalzamento dell’età pensionabile (ognora richiesto da Fini), sol perché la cosa avrebbe procurato nocumento alla Lega, visto che la maggior parte delle pensioni di anzianità viene percepita al Nord?

Dov’era Giannino quando il finiano Andrea Ronchi presentava una proposta di legge per liberalizzare i servizi pubblici locali, e la medesima, prima d’essere approvata, veniva annacquata dalla Lega per salvaguardare cadreghe da distribuire ai propri uomini?

Dov’era Giannino, ancora, quando il segretario del “partito della spesa”, Giulio Tremonti, anziché ascoltare Baldassarri e tagliare in valore assoluto – e dunque per davvero – la spesa pubblica corrente, si limitava – con l’ultima Legge di stabilità varata – a ridurne il tasso di crescita, cioè i tendenziali futuri, e per tale ragione – negli anni a venire – la spesa pubblica corrente crescerà di altri 26 miliardi di euro? Altro che tagli e tagli!

Dov’era Giannino quando il “partito della spesa“, presieduto dal suo amato Tremonti, metteva le mani in tasca al contribuente aumentando i pedaggi autostradali e le spese per le cause civili e penali?

Dov’era Giannino quando il “partito della spesa”, questa volta lombardo, e quindi capeggiato dal suo amico Roberto Formigoni, anziché ridurre la spesa – i privilegi dei politici – per far fronte ai tagli della Finanziaria, deliberava un aumento del 30% delle tariffe dei treni regionali?

Dov’era Giannino quando quello ch’egli considera il “partito della spesa”, ovvero Futuro e Libertà, proponeva di privatizzare la Rai onde ridurre il debito di 4 miliardi (briciole) e farne risparmiare al contribuente 1,6?

Dov’era Giannino, e concludo, quando giusto qualche giorno fa il suo amato Tremonti, il segretario del “partito della spesa”, deliberava di aumentare di 245 milioni le erogazioni a favore della scuola privata, per venire incontro alle richieste – agli ordini – di Santa Romana Ecclesia?

Allora, se Giannino vuole coglionare il popolino e comportarsi come un Mario Sechi o un Bechis qualsiasi, è liberissimo di farlo: la campagna elettorale, con ogni probabilità, è imminente, ed è suo diritto fare propaganda politica.

E però, se uno difende il “partito della spesa”, abbia almeno il buon gusto di non accusare altri di voler incrementare le uscite dello stato. Porca paletta!

Inoltre, un governo tecnico, ove mai venisse a vita, e come finge di non capire Giannino, avrebbe come priorità, non quella di aumentare la spesa (ché sarebbe impossibile. Ve lo immaginate Mario Draghi a fare una cosa del genere?), ma quella di porre in essere privatizzazioni (per ridurre il debito) e liberalizzazioni (per rilanciare l’economia). Questo è certo.

Il vero rischio che si corre, invece, è un altro (e Giannino lo sa benissimo, perché è intelligente e furbo come un meridionale): e cioè che si andasse ad elezioni anticipate, è molto probabile che il capo del “partito della spesa”, per recuperare consensi ora in caduta libera, andrebbe ad approvare una riduzione delle tasse da finanziarsi in deficit; lasciando in eredità un bel buco nei conti pubblici al governo futuro.

Questo è il vero e unico rischio.

Poi, per carità, al popolino si continui a raccontare tutte le fregnacce che si vuole (la verità, tanto, è un’altra).

P.S. Giannino ha espresso più o meno le stesse opinioni anche in questo articolo di Panorama.

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