Nov 10
23
L’Italia è un paese di mezze seghe, governato da mezze seghe, che fanno l’interesse esclusivo delle mezze seghe. Non a caso è il paese europeo in cui più forte è stata – e continua ad essere – l’influenza delle istanze comuniste. E non a caso è la patria del cattolicesimo apostolico e romano (mica del calvinismo); il cui motto “gli ultimi saranno i primi” da noi è stato debitamente modificato, onde renderlo adatto alle esigenze delle mezze seghe, in questo modo: chi non vale un cazzo sarà protetto e magnificato; chiunque dimostri talento, qualità e virtù, viceversa, sarà schiacciato ed umiliato (è il catto-comunismo, bellezza).
È quanto sta verificandosi, anche se non appare in modo chiaro (e come potrebbe, visto che a narrare i fatti sono altre mezze seghe: i giornalisti italici?), nella più che seria vicenda che vede per protagonista Mara Carfagna. La quale, ahilei, ha troppe qualità per essere bene accetta in un paese di mezze calzette: ha una laurea con lode in Giurisprudenza quando la più parte dei suoi colleghi, a cominciare da quelli di sinistra, si è fermata alla maturità classica (si veda alla voce D‘Alema); ha un diploma in pianoforte (che da solo vale tre lauree ed un Master) ed uno in danza; ha proprietà di linguaggio come pochi altri parlamentari; è una sgobbona cui sta a cuore l’eccellere e il ben operare; ed in più, è giovane e bella come il sole e suscita l’invidia delle nullità, per ciò stesso brutte dentro e fuori, che vedono in lei troppe stramaledette doti e non possono fare a meno di sbertucciarla, vilipenderla, ricoprirla d’insulti o offensive insinuazioni onde annichilirne il valore. Come se non bastasse, l’aristrocrate Mara ha deciso di alzare la voce e di battersi per qualcosa di giusto (kalòs kai agathòs): la rapida ed efficiente realizzazione di due termovalorizzatori, uno a Napoli ed uno a Salerno, onde superare nel migliore dei modi la oramai decennale emergenza rifiuti che affligge la Campania.
Ed in questa sua “crociata” ha deciso di battersi contro chi potrebbe distruggerla, o meglio ucciderla, in un nanosecondo: la Camorra. La quale, alle pendici del Vesuvio, fa affari d’oro con i rifiuti; e in questo istante tiene per le palle il governo, più correttamente si dovrebbe dire Berlusconi, perché faccia il bravo ed affidi la realizzazione e la gestione dei succitati termovalorizzatori a chi di dovere. E fin quando non avrà conseguito questo risultato, farà in modo che la munnezza resti in mezzo alla strada. È chiaro questo, oppure no? È chiaro che è in atto un ricatto, da parte della criminalità organizzata, oppure no?
No, che non è chiaro. Non è chiaro, o non lo è a tutti, perché altrimenti leggeremmo a destra e a manca commenti di sostegno alla Carfagna. E allo stesso tempo, vedremmo crocifisso, o quantomeno trattato con molta circospezione, il suo attuale avversario: Nicola Cosentino.
Quest’ultimo, è bene ricordarlo agli smemorati di Collegno, infatti, si trova ad essere indagato per fatti di Camorra; in relazione ad una società, la Eco4, finita al centro di svariate inchieste della magistratura riguardanti, guarda caso, proprio lo smaltimento dei rifiuti in Campania. Naturalmente, Nicola Cosentino è innocente fino a prova del contrario. E tuttavia, l’indagine che lo coinvolge non ha solo risvolti penalistici, ma ne ha anche di politici. Soprattutto se l’uomo si ostina, come sta facendo in queste ore, a volersi occupare della realizzazione dei termovalorizzatori; che vorrebbe fosse affidata a due suoi fedelissimi: il Presidente della Provincia di Napoli e quello della Provincia di Salerno.
La faccenda, allora, diventa di opportunità politica e solleva due semplici quesiti: chi si trova ad essere indagato per fatti di camorra in relazione allo smaltimento dei rifiuti in Campania, è “legittimato” ad adoperarsi perché la realizzazione di due termovalorizzatori venga affidata a propri uomini?
E soprattutto: le persone perbene, per chi dovrebbero fare il tifo? Per Carfagna, che vuole arginare lo strapotere “opaco” di Cosentino, o per quest’ultimo?
La questione è tutta qui.
Però, nel paese delle mezze seghe e degli invidiosi, si descrive tutta codesta faccenda come un capriccio della bambina Mara.
P.S. Il “miracolo della munnezza” che Berlusconi riuscì a realizzare appena divenuto premier, con ogni probabilità fu opera di Cosentino e delle sue “strane amicizie”. Tanto è vero che i bene informati raccontano che Berlusconi si trovava in quel di Casoria, quando uscì fuori la storia di Noemi, non per festeggiare il genetliaco di quest’ultima, ma per incontrare e ringraziare – e magari anche per mercanteggiare altro ancora con – gli amici di Cosentino. Naturalmente, fino a prova del contrario si tratta solo di voci calunniose.
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