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Il Financial Times “declassa” Tremonti: dal quinto al quattordicesimo posto

C’è chi, non capendo un iota di economia, incensa Tremonti neanche fosse il migliore ministro economico della storia patria.

C’è chi, prendendo lucciole per lanterne, considera più che commendevole quanto l’inquilino di Via XX Settembre ha fatto negli ultimi due anni e mezzo.

C’è chi, al contrario, avendo alfabetizzazione economica e soprattutto vasta cultura liberale, considera l’operato del ministro italico, specialmente nell’ultimo anno, modesto anzichenò. A tal punto, ed è il caso del Financial Times, da declassarlo.

Nel 2009, infatti, la “Bibbia finanziaria”, nello stilare una personale classifica dei migliori ministri economici europei, aveva piazzato il Nostro al quinto posto. Quest’anno, invece, lo ha collocato, come nel 2008, al quattordicesimo (su diciannove).

Più in dettaglio, Tremonti è al 14° posto per credibilità e performance economica” (Il Sole 24 Ore).

‘Sti bvutti stvonzi libevisti!

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7 Comments on “Il Financial Times “declassa” Tremonti: dal quinto al quattordicesimo posto”

  1. Simone82 Says:

    Quindi nel 2009 neanche il Finalcial Times capiva uno iota di economia e prendeva lucciole per lanterne? 🙂

  2. camelot Says:

    Risposta a Simone:
    Gliel’ha dato dopo la prima finanziaria, probabilmente con l’auspicio che fosse foriera di altre e vere svolte economiche che non ci sono state. Ragion per cui, quest’anno, è tornato a declassarlo.

  3. andrea Says:

    bocchino a che numero è?

  4. LEBONSENS Says:

    Analisi “sintetica”.
    Tremonti, Brunetta, Craxi figlia, Boniver e tanti altri sono socialisti riciclati da Berlusconi. La spesa pubblica ha superato il 53% del PIL e non si accenna a diminuirla in modo strutturale e sostanziale, come tutte le persone di buon senso consigliano. Il Debito Pubblico veleggia verso il 120% del PIL. La politica fiscale è vessatoria per i contribuenti che non possono sfuggire al fisco ed inesistente per gli evasori. Da Craxi ad Amato, da Ciampi a Prodi e poi ancora a Berlusconi si è sempre dato luogo ad una politica di “sinistra”, palese o mascherata. 4 milioni di Italiani se ne sono già andati (come risulta dalle iscrizioni all’AIRE): di economisti “liberisti” al governo non ce n’è uno solo. Quelli che vediamo sono solo parolai e di riforme vere, salvo qualche piccola cosa, non ne fanno. Il federalismo “solidale” non darà luogo ad un vero cambiamento: le regioni virtuose saranno sempre tartassate e quelle non virtuose continueranno a fare i loro comodi “scendendo in piazza”. La riforma fiscale, con questo paese, è inattuabile ed utopica, salvo se si vuole veramente una guerra civile, da aggiungere a quella tra le mafie e lo stato italiano. Si vuol festeggiare un’Unità d’Italia che non esiste e che non è mai esistita, salvo il periodo fascista. La ex Yugoslavia era nè più nè meno che l’Italia di adesso: e tutti sanno che era un paese che non aveva nulla a che fare con la “destra”.

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