E Tremonti ora minaccia di fondare un proprio partito

Sono febbricitante; siate clementi.

Anno nuovo, liti vecchie.

A quanto pare – lo riferiscono il Corriere della Sera, Il Giornale e Libero -, Silviuccio nostro, a Capodanno, ha avuto un alterco con Tremonti. Oggetto del contendere, due questioncelle: la volontà di Giulio di andare ad elezioni anticipate il prima possibile, cosa che Silvio non vorrebbe; e il rifiuto, opposto dal tributarista di Sondrio, di ridurre le tasse.

Prima di proseguire, però, vediamo cos’hanno scritto i succitati quotidiani; partendo dal Corriere della Sera:

L’ottimismo al Cavaliere non è mai mancato (…). Ma che qualcosa abbia guastato l’atmosfera di festa lo racconta lui stesso, riferendo ad amici di una lite (una delle tante) con Giulio Tremonti. Sembra, ad ascoltare il Cavaliere, che il ministro dell’Economia abbia anche minacciato di farsi un suo movimento politico”.

Sicuramente nella divergenza di opinioni avranno avuto un peso le diverse valutazioni (…) sulle reali prospettive politiche del governo (il ministro è molto meno ottimista del premier) così come sulla sostenibilità di misure fiscali di vantaggio che Berlusconi continua a inseguire e Tremonti imperterrito a negare (…)”.

Di eguale tenore l’articolo scritto da Adalberto Signore per Il Giornale:

(…) Una discussione piuttosto accesa con Giulio Tremonti. Un diverbio che è proprio Silvio Berlusconi a raccontare durante alcune delle tante telefonate per i consueti auguri di fine anno. Un scontro acceso, durante il quale il ministro dell’Economia sarebbe arrivato a minacciare di lasciare il Pdl per dare vita a uno suo movimento e con il Cavaliere che non si sarebbe risparmiato una replica piuttosto colorita. Questo, almeno, il resoconto del faccia a faccia che il premier fornisce ad alcuni suoi interlocutori.
E chissà che il motivo del contendere non sia ancora una volta la querelle in corso sul voto anticipato. Che Tremonti sia fermamente convinto della necessità di tornare alle urne al più presto non è infatti una novità e su questo fronte Bossi non perde occasione per tiragli la volata
.

(…) Decisamente più delicato è l’equilibrio con Tremonti. Tra i due, infatti, le incomprensioni vanno avanti da tempo e nel Pdl sono in molti a giurare che il ministro dell’Economia vorrebbe le elezioni subito solo per potersi giocare la chanche di andare a Palazzo Chigi con il sostegno della Lega nel caso in cui dalle urne esca un sostanziale stallo.
Di certo c’è che Berlusconi al voto anticipato non ci pensa proprio. Perché, spiega ai suoi, «la gente non lo capirebbe». Ma anche perché sa bene che la situazione non solo politica ma anche economica rende difficile fare delle previsioni affidabili sul risultato di un eventuale voto anticipato
”.

Passiamo, ora, a Libero:

”Ma io non me la prendo con Umberto”, è la confessione raccolta da un amico in visita ad Arcore qualche giorno fa, “ma con Tremonti, è lui il suggeritore”. Con il superministro le cose non vanno bene, il Cavaliere è sospettoso. È Giulio che vuole andare alle urne quanto prima, non tanto il Senatur. Il perché è evidente: se dalle cabine elettorali non uscisse una maggioranza chiara al Senato, Tremonti potrebbe ambire a Palazzo Chigi, sponsorizzato dal Carroccio e sostenuto da una maggioranza trasversale.

Giulio, è il tarlo del Cavaliere, sta usando la Lega per perseguire ambizioni personali. Ma anche Tremonti è parecchio scocciato. Vede che si parla di successione e mai una volta che circolasse il suo nome, mentre il collega Guardasigilli Alfano è sempre inserito nella vip list (…)”.

Ecco, da quanto appena riportato emerge ciò che qui si va dicendo da tempo: attenzione, il principale congiurato che attenta alla poltrona di Silvio, non è Gianfranco, ma Giulio. È quest’ultimo che da inizio legislatura prova a logorarlo in ogni modo, usando i mezzi a propria disposizione: la politica economica del governo.

Non a caso, e ci si limita a ripetere quanto qui già scritto, Tremonti, per boicottare Berlusconi:

“Ha impostato delle finanziarie appena sufficienti a fronteggiare la crisi. Non è stato casuale o soltanto dettato da ragioni politico-culturali (la sua avversione al mercato): Tremonti ha fatto il “minimo sindacale” perché sapeva che se accanto a misure volte a risanare i conti pubblici ci fossero stati anche interventi per rilanciare l’economia, a beneficiarne – in termini di consensi e d’immagine – sarebbe stato Silvio. E lui non poteva permetterselo: doveva logorarlo, annichilirlo, e nell’unico modo in cui gli fosse possibile (senza passare per congiurato). Ha agito con straordinaria e mefistofelica lucidità. Ed è riuscito a raggiungere lo scopo: se Berlusconi oggi si trova ad essere attaccato, non senza argomenti, per la politica del suo esecutivo, infatti, è perché il Paese economicamente non è sano; cresce poco e la disoccupazione inizia a raggiungere una soglia preoccupante (per non parlare della flessione consistente del Pdl nei sondaggi d’opinione, che testimonia quanto la strategia tremontiana produca risultati “positivi“ anche tra i cittadini)”.

A supporto di quanto detto si può aggiungere anche altro: il fatto che Tremonti, per ben due anni, abbia rispedito al mittente la proposta – formulata da Mario Baldassarri – di ridurre le tasse mediante un contestuale e vero taglio della spesa pubblica improduttiva. Il che sarebbe tornato estremamente utile a Berlusconi: lo avrebbe reso più popolare, e per questo inattaccabile.

Il fatto è che Silvio, per troppo tempo, s’è rifiutato di prendere in esame il capitolo spinoso della sua successione. E adesso si trova a fronteggiare molteplici attacchi da parte di congiurati la cui unica aspirazione è quella di detronizzarlo onde prenderne il posto. Il che, intendiamoci, è più che legittimo. Il problema, semmai, è rappresentato dal fatto che nessuno, tra coloro che lo consigliano (esponenti del Pdl o “intellettuali d’area”), gli abbia mai suggerito di risolvere la questione nell’unico modo possibile: attraverso un congresso di partito, democratico e aperto al voto degli iscritti e dei dirigenti. E per tale motivo, la questione della sua successione rischia di ripercuotersi negativamente anche nella prossima legislatura; e di mandare in frantumi il centrodestra.

Se Tremonti, infatti, minaccia di creare un proprio partito sol perché ha avuto un battibecco con Silvio, cosa farà nel caso in cui quest’ultimo non dovesse sceglierlo come proprio successore? Rimarrà con le mani in mano e farà buon viso a cattivo gioco? Difficile da credere. Com’è difficile da credere che la Lega, qualora Tremonti (per cui parteggia) non ottenesse l’”incoronazione”, sarebbe ancora disposta ad allearsi con il Popolo della Libertà (ottenuto il federalismo fiscale, infatti, il Carroccio potrebbe tranquillamente cambiare alleanza senza batter ciglio).

Allo stesso modo, se Berlusconi facesse ricadere la propria scelta sul titolare di Via XX Settembre, come la prenderebbe Roberto Formigoni che, senza tanti giri di parole, il dodici marzo scorso dichiaravaSe Silvio Berlusconi, al termine del suo mandato, nel 2013, dovesse diventare presidente della Repubblica, io correrò per la presidenza del Consiglio”?

Per non parlare dei “giovani” pretendenti al trono: Angelino Alfano, che è il preferito di Silvio (e quello che ha più chance di vittoria secondo lei), Mariastella Gelmini e Franco Frattini (tutti e tre della corrente “Liberamente”).

Ciascuna di queste persone aspira legittimamente al trono. Ciascuna di queste persone, qualora non riuscisse ad agguantare la “corona“, minaccerà la fuoriuscita dal Pdl. È certo.

Solo un congresso, come già detto, potrebbe risolvere il problema: una votazione tra iscritti e dirigenti, infatti, conferirebbe legittimazione assoluta al successore di Silvio; e chiunque dovesse uscirne sconfitto avrebbe ben poco da recriminare.

Riusciranno i lacchè di Silvio a capirlo? E soprattutto, riusciranno a farglielo accettare?

Staremo a vedere.

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14 Responses to "E Tremonti ora minaccia di fondare un proprio partito"

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