Fini continua a sbagliare

Da tre giorni dormo poco e male, e il post ne risente. Siate clementi.

Ospite, qualche sera fa, della trasmissione “Otto e Mezzo”, Gianfranco Fini, alla domanda della Gruber “Crede che in Italia ci sia spazio per una destra anti-berlusconiana?”, ha risposto: “Sì, credo che in Italia esista questo spazio. È la mia scommessa”.

Ecco, se questa è la scommessa di Fini, l’ha già persa in partenza: non c’è nemmeno bisogno di attenderne l‘esito. Non solo perché è probabile non esista spazio politico per una destra anti-berlusconiana, se non più che modesto; ma anche perché edificare l’identità di un partito, che per di più si vorrebbe fosse liberale, sulla contrapposizione ad una persona, è un’operazione che ha a che fare più con la psichiatria che non con la politica; e, come tale, nelle urne otterrebbe l’indifferenza dell’elettorato moderato, che, come noto, è molto realista e chiede proposte concrete e non aria fritta o deliri.

Inoltre, una “destra anti-berlusconiana”, qualunque contenuto e significato dovesse assumere tale definizione, difficilmente riuscirebbe ad essere una destra autenticamente liberale e moderata: che è quella che Fini, a parole, si è sempre detto intenzionato a creare. Così come ci risulta agevole immaginare che nemmeno riuscirebbe ad essere una “destra non populista”. Se è vero, infatti, che in questi anni abbiamo conosciuto il populismo berlusconiano, è altresì vero che ne abbiamo conosciuto un altro eguale e contrario (ed anche più volgare e ributtante): quello anti-berlusconiano di Antonio Di Pietro; e, a occhio e croce, a noi pare che Bocchino e Granata, al contrario però di Baldassarri ed Urso, abbiano molto – troppo – in comune col Ducetto fascistissimo di Montenero di Bisaccia.

Ciò detto, se Fini vuole riuscire davvero nella propria impresa (come altrove già sottolineato), deve premurarsi di apparire agli elettori non come anti-berlusconiano; ma, al contrario, come continuatore del berlusconismo delle origini: quello della discesa in campo e della Rivoluzione liberale.

D’altra parte, se il suo intento è davvero quello di creare una destra liberale e liberista, e non una nuova An in sedicesimo, non può che seguire questa strada.

Per questo, se potessimo, gli consiglieremmo alcune cose.

Innanzitutto, di mettere al bando qualunque atteggiamento aprioristicamente anti-berlusconiano: non porta voti; ci si fa la figura dei buzzurri; e in più si finisce per apparire tutt’altro fuorché moderati e liberali. Cui prodest?

In secondo luogo, di iniziare a formulare proposte concrete per il governo della Nazione. A cominciare da quelle di natura economica. Perché queste stanno a cuore all’elettorato di centrodestra, e perché grazie ad esse si potrebbe più facilmente mettere in difficoltà il Pdl e il governo.

Ad esempio. Baldassarri, per due anni, ha presentato una contro-Finanziaria per ridurre di 30 miliardi le tasse (e la spesa pubblica) a famiglie ed imprese. Bene. Visto che per introdurre nel nostro sistema fiscale due sole aliquote, una al 23 e l’altra al 33%, occorrono – guarda caso – al massimo 30 miliardi di euro (due punti di Pil), perché Fini non dà incarico al buon Baldassarri di elaborare una proposta del genere? (Magari aggiungendo anche altri tagli del valore di 5-8 miliardi per ridurre il carico fiscale anche alle imprese). Una destra liberale farebbe proposte come questa.

Ancora.

Visto che lo stato ha un debito pubblico stratosferico, e al contempo possiede beni e partecipazioni in società del valore di almeno 360 miliardi di euro, perché Fini non suggerisce di fare vaste privatizzazioni? Una destra liberale farebbe proposte come questa.

Visto che il nostro Pil cresce poco e, da oltre un decennio, meno di quanto faccia quello di qualsiasi altra nazione europea, perché Fini non avanza precisi progetti per liberalizzare taluni settori? Una destra liberale farebbe proposte come questa.

Visto, ancora, che abbiamo 1.900 miliardi di euro di debito pubblico – frutto di scellerate politiche economiche fascio-catto-comuniste -, perché Fini non propone di inserire in Costituzione, come già ha fatto la Merkel e come s’accinge a fare anche Sarkozy, una norma che imponga il pareggio di bilancio? Una destra liberale farebbe proposte come questa.

Una destra di qualunque altro genere, viceversa; una destra che non avesse alcuna intenzione nemmeno di provare a sembrare liberale; una destra, anzi, che mirasse ad apparire almeno un po’ fascista per poter così fottere voti a Di Pietro, naturalmente, farebbe altro.

Ad esempio, ammuina con l’anti-berlusconismo.

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34 Responses to "Fini continua a sbagliare"

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