Di Pietro candida l’ennesimo inquisito (e cazzaro): Luigi De Magistris

Fate ciò che dico e non ciò che faccio: questo il motto seguito da ogni esponente dell’Italia degli Afrori.

Si prenda Tonino, il Ducetto di Montenero di Bisaccia.

Di giorno ha l’abitudine di scagliarsi contro Berlusconi, usando tali argomenti: “È un piduista, fascista, inquisito e mafioso”; al calar delle tenebre, invece, ai piduisti, ai fascisti, agli inquisiti e ai mafiosi veri offre comodo riparo nel proprio partito.

Silvio viene fotografato nel mentre bacia la mano al dittatore Gheddafi? E Totonno bercia indignato: “Vergogna!”; salvo, poi, farsi fotografare in compagnia di personaggi ben più discutibili: tipo il boss mafioso bulgaro Ilia Pavlov (ritratto nell’immagine), o quello della ‘Ndrangheta Vincenzo Rispoli.

Silvio vuole vietare la pubblicazione delle intercettazioni? E il Ducetto sbraita: “Vuole mettere il bavaglio alla stampa libera! Siamo in pieno regime fascista!”; dimenticando quando, il 17 aprile 2007, alla Camera dei Deputati ebbe a votare il disegno di legge 1638, recante “Disposizioni in materia di intercettazioni telefoniche ed ambientali e di pubblicità degli atti di indagine”; che, neanche a farlo apposta, nei primi quattro commi dell’articolo 1 presentava il medesimo contenuto del futuro ddl berlusconiano (e lo stesso discorso vale per il Partito democratico):

«2. È vietata la pubblicazione, anche parziale o per riassunto, degli atti contenuti nel fascicolo del pubblico ministero o delle investigazioni difensive, anche se non più coperti dal segreto, fino alla conclusione delle indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare (…)».

«2-bis. È vietata la pubblicazione, anche parziale, per riassunto o nel contenuto, della documentazione, degli atti e dei contenuti relativi a conversazioni, anche telefoniche, o a flussi di comunicazioni informatiche o telematiche, anche se non più coperti da segreto, fino alla conclusione delle indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare.

2-ter. È vietata la pubblicazione, anche parziale, per riassunto o nel contenuto, dei provvedimenti emessi in materia di misure cautelari; di tali provvedimenti è tuttavia consentita la pubblicazione nel contenuto dopo che la persona sottoposta ad indagini ovvero il suo difensore ne abbiano avuto conoscenza» (…);

«3. Se si procede al dibattimento, non è consentita la pubblicazione, anche parziale, degli atti del fascicolo del pubblico ministero, se non dopo la pronuncia della sentenza in grado di appello. È sempre consentita la pubblicazione degli atti utilizzati per le contestazioni»”.

Ancora.

Berlusconi vara un condono? E il Nostro, sempre più indignato, sbotta: “È un insulto agli italiani onesti. In questo modo si fanno gli interessi dei delinquenti!”; salvo poi, arrivato al governo, vararne tre (A, B e C), di cui uno valevole come amnistia.

Silvio approva il decreto Ronchi per liberalizzare i servizi idrici? E il Nostro sentenzia: “In questo modo si privatizza l’acqua. Noi siamo contrari!”; e infatti quando era ministro del governo Prodi, ebbe a sottoscrivere un disegno di legge avente le medesime finalità (il ddl Lanzillotta).

Qualche politico si sottrae ai processi facendosi scudo dell’immunità parlamentare? E Totonno, incazzato come una iena, chiosa: “È una vergogna! Rinunci all’immunità e si faccia processare”; salvo, poi, avvalersi della medesima immunità per non finire sotto processo per diffamazione.

E qui veniamo all’altro grande personaggio dell’Italia degli Afrori: Gigineddu Flop, al secolo Loigino De Magistris (anche detto: il Savio, il Colto ed il Modesto). Il quale, giusto qualche giorno fa, è stato attaccato da Pippa Grillo; che gli ha rimproverato, tra le tante cose, di fare ricorso all’immunità parlamentare per sottrarsi a taluni processi. E il Nostro, intervistato da Affaritaliani, ha tenuto a precisare che:

Non mi sonno mai avvalso dell’immunità in nessun processo penale tant’è che per il coraggio delle mie battaglie mi hanno buttato sostanzialmente fuori dalle funzioni di pm in Calabria. E poi continuo a difendermi nei processi civili, amministrativi e penali. Questa visone del Grillo che usa lo stesso linguaggio de il Giornale e di Libero fa veramente sorridere (…). Mi difendo nei processi, sono un uomo dello Stato che difende i magistrati (…)“.

In verità, le cose non stanno proprio così. Loigino, infatti, è stato querelato da Mastella per alcune dichiarazioni rilasciate nel 2009 al quotidiano E-Polis. E per non finire sotto processo per diffamazione, ha deciso di fare ricorso all’immunità/impunità parlamentare cui avrebbe potuto tranquillamente rinunciare. Cazzaro.

Ma il problema non è solo questo (che, in fondo, è poca roba).

La questione seria è che il Nostro ha deciso di candidarsi a Sindaco di Napoli (non ridete!). E lo ha fatto nonostante il 5 novembre scorso sia stato rinviato a giudizio per omissione in atti d’ufficio; per non aver indagato, quando ancora indossava la toga, su alcuni colleghi leccesi. Naturalmente, De Magistris, come qualunque altro imputato, è innocente fino a prova del contrario e fino a sentenza definitiva di condanna. Ma questo vale per noi persone democratiche e liberali.

Per gli aderenti all’Italia degli Afrori, invece, vale quanto prescritto dal codice etico del partito; che, guarda caso, stabilisce non possano essere candidati gli inquisiti.

More solito, Totonno predica bene e poi razzola malissimo.

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8 Responses to "Di Pietro candida l’ennesimo inquisito (e cazzaro): Luigi De Magistris"

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