Mar 11
22
Qualche breve spiegazione (sulla guerra in Libia) agli smemorati del Corriere della Sera
Da due giorni, Pierluigi Battista – e più in generale il Corriere della Sera – punzecchia e motteggia il centrodestra (soprattutto) e il centrosinistra per la posizione che hanno assunto sulla guerra in Libia; con questi argomenti. Buffo. Nel 2003, quando si decise di muovere guerra a Saddam Hussein, il centrodestra era entusiasta della cosa, mentre il centrosinistra era fortemente contrario. Oggi, invece, le parti sono rovesciate: nel centrodestra molti si dichiarano contrari all’offensiva contro il leader libico – è il caso di Feltri, Ferrara, Belpietro, Formigoni, Mantovano, Boniver e Bossi; mentre il centrosinistra è compatto nel dirsi a favore della guerra contro Gheddafi. Perché mai tutto ciò? Non sarà mica perché alla Casa Bianca oggi c’è Obama, mentre invece ieri c’era Bush?
Ecco, evidentemente dalle parti di Via Solferino s’intendono di politica estera ancor meno del sottoscritto (ed è tutto dire); oppure hanno dimenticato cose di un certo peso che è bene ricordare.
Partiamo dal centrosinistra. La coalizione in oggetto – e vedi un po’ se tocca a me difenderla: non c’è più religione – non ha mutato d’una virgola la propria posizione nel corso dell’ultimo decennio: i comunisti, ospitati all’interno della stessa, sono sempre stati pacifisti “senza se e senza ma” (e continuano ad esserlo); l’area riformista – quella del Pd, per intenderci – invece seguita a ritenere accettabili e legittime soltanto le guerre deliberate dall’Onu. Ragion per cui, i riformisti oggi sono a favore dell’attacco contro Gheddafi proprio perché autorizzato da una risoluzione delle Nazioni Uniti; mentre nel 2003 si opposero alla pugna contro il tiranno di Baghdad perché la stessa non era stata deliberata in seno al Palazzo di Vetro, ma era frutto di una decisione “unilaterale” presa dagli Stati Uniti. Ecco, a voler cercare proprio il pelo nell’uovo, si potrebbe semmai chiedere a lor signori della sinistra moderata come mai nel ‘99 bombardarono il Kosovo, visto che l’intervento militare non era stato autorizzato dall’Onu.
Veniamo al centrodestra. E qui la spiegazione si fa necessariamente più articolata, e richiede talune premesse.
Innanzitutto, checché sostenga la vulgata, George W. Bush si insediò alla Casa Bianca, il 20 gennaio del 2001, senza avere alcun proposito bellicoso; cioè senza ritenere che il compito della propria presidenza fosse quello di muovere guerra all’universo mondo, onde esportare la democrazia in ogni angolo del globo terracqueo. Bush, anzi, nei primi mesi del proprio mandato, ebbe a tratteggiare una politica estera profondamente diversa da quella del proprio predecessore, il democratico Clinton, e improntata al più totale “isolazionismo” (o quasi). La cosa è talmente nota che addirittura è riportata da Wikipedia:
“In campagna elettorale, il programma di politica estera di Bush prevedeva un forte sostegno economico e politico all’America Latina, specialmente al Messico, e una riduzione dei coinvolgimenti statunitensi in azioni militari di esportazione della democrazia e di altre attività militari; i suoi primi provvedimenti, infatti, sembravano prospettare uno scenario quasi isolazionista per gli Stati Uniti, col disimpegno da alcuni importanti trattati internazionali”.
Ora, come tristemente noto, l’11 settembre del 2001 (8 mesi dopo l’insediamento del neo presidente americano) ebbe a verificarsi una delle più grandi tragedie della storia contemporanea: l’attacco alle Twin Towers. Evento questo che impose a Bush un profondo cambio di rotta in politica estera, e l’adozione di “posizioni di sinistra”. Giova ricordare, infatti, che la più parte dei cosiddetti “neocon” – che suggerirono al Texano le linee interventiste di politica estera (la “guerra preventiva“ e l‘”esportazione della democrazia“) -, proveniva dalle file dei democrat. Erano (e continuano ad essere) degli idealisti e degli utopisti (i “destri”, invece, sono sempre e soltanto pragmatici e realisti; soprattutto in politica estera).
Fu dopo l’attentato al World Trade Center che iniziò a maturare il proposito di attaccare Saddam Hussein. E non solo perché Al Qaeda aveva dichiarato guerra all’Occidente, ma anche perché i servizi segreti del Regno Unito – all’epoca a Downing Street alloggiava il socialista Tony Blair, è bene ricordarlo – nel frattempo avevano diffuso una notizia alquanto inquietante: il dittatore iracheno dispone di “armi sporche”, armi chimiche, armi di “distruzione di massa”. E, siccome in passato lo stesso aveva consentito agli alqaedisti di addestrarsi nel proprio paese, a molti, l’equazione “lotta a Saddam Hussein = lotta a Bin Laden e ad Al Qaeda” apparve convincente; e tale da giustificare un intervento militare in Iraq anche al di fuori dell’“ombrello” dell’Onu.
Fu per queste ragioni che il centrodestra italico, senza batter ciglio, decise di accodarsi – nel 2003 – a Bush e a Blair (un conservatore ed un socialista): c’era da combattere e sconfiggere il fondamentalismo islamista.
Le cose, oggi, sono assai diverse, invece (ci si riferisce alla guerra in Libia).
Innanzitutto, perché siamo “tutti più grandi” e abbiamo fatto esperienza: le guerre in Iraq e in Afghanistan sono state un mezzo fiasco.
In secondo luogo, e come ricordato qualche giorno fa, perché Gheddafi, non solo non è un pericoloso salafita, ma negli ultimi due lustri ha rappresentato un argine al fondamentalismo islamico. Abbatterlo, dunque, a taluni esponenti del centrodestra, appare – a ragion veduta – una sesquipedale minchiata. C’è il rischio, infatti, che a subentrargli sia qualche pericoloso islamista; e, siccome la Libia sta ad un tiro di schioppo dal nostro paese, che a casa nostra arrivi qualche psicotico intenzionato a farsi saltare in aria in nome della Sharia.
Per non considerare il fatto che a guidare il rassemblement dei Volenterosi, oggi ci sia non già il valente Premio Nobel per la Pace, Obama – che come il suo predecessore è un gagliardissimo bombarolo e guerrafondaio -, ma il pirlacchione Sarkozy; che, essendo francese, ha un limite: quello di essere una scimmia antropomorfa. Intelligente, certo: ma pur sempre una scimmia antropomorfa; che, per di più, muove guerra alla Libia solo per aggiudicarsene il petrolio, e per utilizzare la “campagna militare” per motivare il proprio elettorato, che da mesi lo ha abbandonato per rifugiarsi tra le braccia di Marine Le Pen, ed indurlo a rieleggerlo alle presidenziali del 2012.
Questo è quanto.
Leggi altre news su per il Popolo delle Libertà.