Mag 11
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Santoro a processo per diffamazione aggravata
Capita. A chiunque usi il giornalismo come mezzo di lotta politica. A chiunque se ne fotta delle regole deontologiche statuite dalla Carta dei Doveri del giornalista. A chiunque, inoltre, se ne sbatta dei fatti, del vero e del falso: ché tanto li si può piegare, sempre e comunque, e renderli funzionali ad una qualche superiore e nobile causa. Capita a Michele Santoro, in particolare.
Il Nostro, il 26 settembre prossimo, dovrà varcare la soglia del Tribunale di Catanzaro. E non per realizzare uno dei suoi soliti servizietti televisivi – tutto illazioni e criminalizzazione dell’avversario; o, in alternativa, pompini e salamelecchi all’amico di turno (magari per consentirgli di raccattare mezzo milione di voti alla prima occasione utile). No. Questa volta Michelino Santorescu dovrà rispondere, in concorso con Sandro Ruotolo ed Antonio Massari (de Il Fatto Quotidiano), di diffamazione aggravata nei confronti di Giancarlo Pittelli (avvocato penalista nonché parlamentare del Pdl).
Ecco i fatti.
Il 18 dicembre del 2008, la Camilla Cederna di Annozero e i suoi compari di merende ebbero a confezionare una pregevole opera di mistificazione giornalistica in danno di Pittelli – a quei tempi indagato nell’ambito di una delle tante inchieste (poi rivelatesi infondate) istruite dall’allora pubblico ministero Luigi De Magistris. In particolare, nel corso della trasmissione, furono mandati in onda un frammento di una intercettazione telefonica che lo riguardava e una docu-fiction; al termine della quale, e dato il taglio giornalistico della narrazione, lo spettatore ignaro dei fatti processuali non poteva che pensare che Pittelli fosse un poco di buono, e colpevole, per di più, dei reati ascrittogli.
Ancora più dettagliatamente, Sandro Ruotolo ebbe a presentare la docu-fiction con queste parole: “Pittelli parla con uno degli indagati dicendo: “… se non trovano i soldi finisce tutto qua…”. Subito dopo, ecco partire il fanta-movie in cui in cui si vedono alcuni agenti della Guardia di Finanza intenti a bloccare, su un treno diretto in Svizzera, due brutti ceffi con una borsa contenente 3 milioni di euro. E ancora dopo, il Massari, altro indagato per diffamazione, a commentare: “L’ipotesi che emerge dall’analisi dei tabulati sarebbe che stiano portando i soldi all’estero perché si vuol far sparire traccia di qualcosa, da cui l’intercettazione di cui sopra”. E dopo ancora, un consulente di De Magistris a sottolineare che, nell‘ambito dell‘inchiesta, erano anche emerse: “strane movimentazioni bancarie di Pittelli per due milioni di euro”. Ragion per cui lo stesso s’era ritrovato ad esser indagato anche per riciclaggio.
Peccato che ad avviso degli inquirenti, in quella trasmissione, gli indagati (Santoro, Ruotolo e Massari): “Mandavano in onda filmati, riportavano e commentavano esiti di intercettazioni telefoniche, nonché esiti di altri procedimenti penali, in modo assolutamente avulso dalla realtà, anche processuale”.
Infatti, non solo i due individui beccati a trasportar danaro in una borsa – come mostrato dalla docu-fiction – non avevano una beneamata mazza a che fare con Pittelli, perché coinvolti in tutt’altra indagine (che poi li vedrà per di più prosciolti) che non lo riguardava – e dunque con quei soldi, eventualmente trasportati all’estero in modo illecito, egli comunque non avrebbe potuto avere niente a che spartire; non solo Pittelli era già stato scagionato, all’epoca della puntata, dall’accusa di riciclaggio – ma Santorescu & C., chissà perché, si guarderanno bene dal dirlo; non solo egli non aveva mai parlato, come erroneamente riportato da Ruotolo, “con uno degli indagati”, semplicemente perché la persona cui si riferiva il giornalista era il cugino dello stesso Pittelli – mai coinvolto in alcuna inchiesta; ma, per di più, l’intercettazione tirata in ballo era stata riportata solo parzialmente, more solito, stravolgendone il senso.
Morale della favola. Il prossimo 26 settembre, per aver confezionato questo capolavoro di giornalismo anglosassone, Michele Santoro, Sandro Ruotolo ed Antonio Massari si troveranno a rispondere di diffamazione aggravata in un’aula di giustizia.
In bocca al lupo.
P.S. Giancarlo Pittelli, nell’ottobre del 2009, è stato definitivamente prosciolto dalle accuse che gli erano state mosse nell’ambito dell’inchiesta Poseidone (istruita da Gigineddu Flop).
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