Mag 11
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Una possibile spiegazione del perché, qualche giorno fa, Napolitano abbia deciso di diramare una nota per chiedere un “passaggio parlamentare” quale suggello alla nomina dei nuovi sottosegretari, sta nel fatto ch’egli abbia voluto, così facendo, fornire un assist alla Lega qualora la stessa intendesse far cadere il governo in carica dopo le Amministrative (nell’ipotesi in cui quest’ultime andassero male per il centrodestra; cosa che, allo stato, è alquanto improbabile).
Lo testimoniano diverse cose.
Innanzitutto, e come abbiamo già rilevato, il fatto che il Capo dello Stato abbia compiuto un atto inusuale vergando quel comunicato: infatti, anche prendendo in considerazione il primo comma dell’articolo 5 della famosa legge 400 del 1988 – che statuisce: “Il Presidente del Consiglio dei Ministri a nome del Governo: a) comunica alle Camere la composizione del Governo e ogni mutamento in essa intervenuto” -, c’è da segnalare come Napolitano, nei mesi scorsi, pur in presenza di taluni avvicendamenti nei ministeri, mai abbia richiesto a Berlusconi l’osservanza di quella stessa norma: non lo ha fatto quando Galan è subentrato prima a Zaia, all’Agricoltura, e poi a Bondi, al Ministero della Cultura; o quando Berlusconi ha assunto l’interim del Ministero dello Sviluppo Economico, a seguito delle dimissioni di Scajola; o quando Paolo Romani ha preso il posto di quest’ultimo; o quando Saverio Romano ha sostituito Galan all’Agricoltura; o quando Musumeci e la Santanchè, che pure alle ultime Politiche avevano corso contro il centrodestra e Berlusconi, da quest’ultimo sono stati nominati sottosegretari. Perché chiedere ora il rispetto di quella norma, visto che non lo si è fatto anche in passato?
Semplice: perché ora può tornare utile.
Si dà il caso, infatti, la Lega, negli ultimi mesi, abbia maturato molti motivi di disagio nei confronti del Premier: la vicenda Ruby, che ai militanti leghisti non è affatto piaciuta; i continui attacchi alla Magistratura; il disinvolto ricorso alla compravendita di parlamentari; la guerra in Libia ed il caso Parmalat; il continuo ed ossessivo parlare solo del tema Giustizia, neanche fosse l’unico problema del Paese. Tutte questioni che ai dirigenti del Carroccio iniziano a pesare, e nemmeno poco. Fosse per loro, pensionerebbero Berlusconi in quattro e quattr’otto e lo sostituirebbero con l’amato – e fidato – Tremonti. Ma c’è da portare a casa il Federalismo fiscale, e fin quando questo non sarà approvato, Berlusconi resterà al suo posto: è l’unico che garantisca a Bossi la certezza di mettersi in tasca la riforma. E qui veniamo alla mossa del Capo dello Stato.
Napolitano, da vecchia volpe qual è, contestualmente alla divulgazione del succitato comunicato, già di per sé un “messaggio politico” rivolto alla Lega (e Bossi, sia pur con un giorno di ritardo, l‘ha capito più che bene), ne ha anche recapitato un altro e forse financo più rilevante: ha apposto la propria firma in calce a due decreti attuativi del Federalismo fiscale. Una firma, si badi bene, che Napolitano avrebbe potuto apporre entro il 20 maggio. E invece, guarda caso, ha deciso di anticipare la “pratica” e di firmare i provvedimenti il giorno stesso in cui ha diffuso la nota. Una coincidenza?
Nient’affatto. Il Capo dello Stato ha voluto far capire a Bossi alcune cose, semplici semplici: caro mio, stai pur certo che se all’indomani delle elezioni amministrative decidessi di far cadere Berlusconi e di sostenere un esecutivo di “larghe intese” guidato da Tremonti e appoggiato anche dal Pd, come personalmente auspico, io farò di tutto perché il Federalismo fiscale venga comunque approvato. E con la mia firma apposta anzitempo in calce ai decreti attuativi dello stesso, ho inteso dartene prova. Quindi, visto che ti sei stancato di Berlusconi; visto che non lo sopporti più; visto che Bersani, tra l’altro, t’ha fatto capire in tutte le salse che è pronto ad appoggiare il varo della riforma che a te sta tanto a cuore, se solo mandi a casa Silvio e fai con lui un nuovo governo, rifletti bene sull’ipotesi di far cadere il Puzzone. E, visto che voglio semplificarti le cose e renderti la vita più facile, con la nota che ho fatto diramare, da furbacchione quale sono, ho creato le condizioni perché le Camere vengano investite della questione attinente alla nomina dei nuovi sottosegretari, proprio all’indomani del voto amministrativo. Come vedi, hai la strada spianata: gli amici del Pd, infatti, con l’aiuto degli altri partiti dell’opposizione, se le elezioni dovessero andare male per il centrodestra potrebbero cogliere la palla al balzo per presentare una mozione di sfiducia (visto che il Parlamento deve comunque pronunciarsi sulla nuova maggioranza, come ho richiesto). In quel caso, a te non resterebbe che votarla, usando come pretesto il cattivo esito delle consultazioni. Rifletti pure con calma e matura la decisione che ti pare più opportuna. Sappi, però, che io sono dalla tua parte.
Con affetto, tuo Giorgino Napolitano.
Cia’, cumpa’ (e salutame a soreta).
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