Mag 11
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Tutti a dire: la Moratti ha avuto una caduta di stile; mai avrebbe dovuto rinvangare il passato di Giuliano Pisapia e tirare in ballo la vicenda processuale che lo vide protagonista, molti lustri or sono, e accusato del furto di un’auto che poi avrebbe impiegato per sequestrare una persona e pestarla a sangue.
Così non si fa; come si è caduti in basso; non si può ridurre il confronto politico ad uno scontro sì tanto “cruento”: questi i commenti prevalenti.
Sia consentito dissentire da essi, e fortemente.
L’unica cosa che sia giusto rimproverare alla Moratti, infatti, è di non aver raccontato correttamente la storia: Pisapia alla fine fu assolto da ogni accusa e, al contrario di ciò che ha riferito il sindaco uscente di Milano, mai fece ricorso all’amnistia.
Questo le deve essere rimproverato; non il fatto d’aver provato a sferrare un colpo sotto la cintola al proprio avversario. In campagna elettorale, infatti, per quanto possa apparire immorale ed ignobile alle “anime belle”, tutto è lecito ed ammesso (purché sia legale).
È una regola, questa, in vigore da sempre nella patria della Democrazia: gli Stati Uniti d’America. Dove, durante le campagne elettorali per le Presidenziali, i candidati si danno gran belle randellate e colpi bassi a non finire; e nessuno se ne scandalizza. Come se non bastasse, poi, tutti i “media schierati”, colà, si danno un gran da fare per confezionare – o divulgare – amabili dossier contro gli “avversari politici” (che poi è ciò che fanno da noi la Repubblica ed il Fatto Quotidiano ogni sacrosanto giorno; però violando – almeno di tanto in tanto – la legge).
Si badi bene. Negli Usa, a guerreggiare tra loro a suon di colpi bassi, non sono solo i candidati degli opposti schieramenti, ma finanche quelli che si fronteggiano per vincere le primarie all’interno del medesimo partito.
Giusto per fare un esempio, tre anni or sono, Hillary Clinton e Barack Obama ebbero a dirsene di tutti i colori, per aggiudicarsi il ruolo di candidato democrat alle Presidenziali:
“Durissimo attacco di Hillary Clinton a Barack Obama in Ohio. Dopo aver chiuso l’ultimo duello TV porgendogli la mano e dicendosi onorata di sedere al suo fianco, Hillary ha pubblicamente invitato Barack Obama a vergognarsi per come sta conducendo la campagna elettorale.
Secondo la Clinton, lo staff di Obama avrebbe diffuso tra gli elettori email contenenti due false accuse. Nella prima, la Clinton è accusata di voler obbligare i cittadini ad acquistare una polizza assicurativa sanitaria, inclusi coloro che non possono permettersela. Nella seconda, la Clinton è accusata di essere stata in passato una fiera sostenitrice degli accordi NAFTA, nonostante oggi proponga di modificarli radicalmente.
Hillary ha definito false le due accuse, accusando Obama di diffondere informazioni non veritiere sul suo conto e sfidandolo a ripetere tali accuse nel prossimo dibattito televisivo in Ohio.
Bill Burton, il responsabile della campagna elettorale di Barack Obama, intervistato dalla CNN dopo l’ultimo sproloquio della Clinton, si è limitato ad affermare che entrambe le critiche sono accurate e veritiere (…)” (23 febbraio 2008).
Ancora:
“Negli ultimi giorni, Obama e il suo staff non hanno fatto mistero della loro intenzione di attaccare la Clinton su ogni genere di argomento. Hanno ad esempio chiesto che la Clinton presenti la sua dichiarazione dei redditi prima della data prevista del 15 aprile. Obama sta anche tentando di mettere sotto una luce negativa la storia personale della sua rivale (…)” (Mark Halperin, Time, 8 marzo 2008).
Per non parlare, poi, delle accuse che il ticket repubblicano in corsa per la Casa Bianca (John McCain & Sarah Palin), all’epoca ebbe a rivolgere ad Obama:
“(…) McCain ha diffuso uno spot in cui si chiede “Chi è il vero Barack Obama” e Sarah Palin ha accusato il senatore dell’Illinois di essere stato amico di un attivista radicale degli anni ’60 da lei definito un “terrorista interno”. Il riferimento è al leader del movimento radicale Weather Underground Bill Ayers, responsabile di una campagna di bombe (che non fece mai vittime) quando Obama aveva otto anni.
E ieri McCain ha rincarato la dose delle accuse sostenendo che Obama conduce una politica di favoreggiamento della corruzione che sta incrementando l’attuale crisi finanziaria globale (…)” (la Repubblica, 9 ottobre 2008).
Ecco, almeno quelli che amano l’America (in ogni suo aspetto), evitino di accusare la Moratti di scorrettezza.
Non ha fatto niente, ma proprio niente, di strano.