Mag 11
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Nel Pdl più teste che cervelli
Che l’intelligenza fosse una risorsa scarsa, lo sapevamo da tempo. Ch’essa fosse arrivata addirittura ad estinguersi, almeno in taluni contesti, però, non potevamo immaginarlo. Non foss’altro perché abbiamo l’eccentrica abitudine di frequentare molto il gentil sesso (e si sa: le donne hanno intelligenza da vendere, oltre al resto).
Si prenda il cosiddetto Popolo della Libertà.
Dopo la clamorosa batosta subita a Milano, la classe dirigente del medesimo ha deciso di ingaggiare una caccia ai presunti colpevoli della débâcle. E chi ti ha individuato come responsabile del tracollo della Moratti? Nientemeno che Roberto Formigoni e la “sua” Comunione e Liberazione.
E l’uno e l’altra, secondo diversi mammasantissima della dépendance arcoriana (also known as Pdl), non avrebbero portato suffragi alla sciura berlusconiana, praticando il cosiddetto “voto disgiunto”.
È notizia, questa, che i pretoriani pidiellini – gente dall’intelletto fino, altroché – si sono affrettati a fornire alla stampa nostrana, a che i Giuda fossero tosto crocifissi in pubblico: sicché ne abbiamo letto su il Corriere della Sera, su Libero e su il Giornale.
A quel punto siam scoppiati a ridere, e ci siam detti: cazzo, ma sono proprio dei geni assoluti, questi qui. Hanno addirittura capito, con soli tre anni di ritardo rispetto a cert’altri, che Formigoni ha degli obiettivi personali, e, se ha il sentore di non poterli raggiungere, è capace di arrivare a danneggiare il Popolo della Libertà.
Fuor di metafora: Formigoni ha boicottato la Moratti per lanciare un messaggio a Silvio. Quest’ultimo, infatti, ha detto di voler puntare su Tremonti quale proprio successore? E il Celeste, visto che brama quello stesso riconoscimento, non spendendosi per la sciura gli ha fatto capire che deve operare un’altra scelta altrimenti, qualora Giulio dovesse assumere la leadership del centrodestra, egli farà perdere al Pdl il proprio appoggio e quello di CL. Precisamente quanto ha fatto – o si dice abbia fatto – al primo turno della competizione elettorale di Milano.
Episodio, questo, che conferma quanto qui, per non saper né leggere né scrivere (e men che meno pensare), si va dicendo (unici nel Belpaese) da tre anni:
“L’ultimo dei tre pretendenti al trono (di Berlusconi) è Roberto Formigoni: cattolico di Cl, ex “uomo integralmente casto”, ottimo amministratore (…)” (28 ottobre 2008).
“Tremonti (….) chiaramente non è l’unico “pretendente al trono”, l’unico che desideri raggiungere quella stessa meta: Gianfranco Fini e Roberto Formigoni coltivano la medesima ambizione (…). Dei tre papabili, però, Tremonti è quello che – allo stato attuale – ha le carte migliori in mano, per vincere la manche (…). Cosa faranno, per reagire alle sue mosse e non essere scalzati, gli altri due pretendenti al trono berlusconiano? Difficile a dirsi, soprattutto in riferimento a Fini (…). E da questa situazione potrebbero derivare dei problemi non trascurabili al centrodestra. Soprattutto al governo Berlusconi” (24 novembre 2008).
“(…) Nel PdL, checché ne dica la sedicente stampa di destra, esistono molteplici correnti. Il sottoscritto ne ha contate almeno nove, e il computo non tiene conto di quella cui ha dato vita il Presidente della Camera. Passiamo in rassegna queste “anime“. 1) Rete Italia raccoglie gli esponenti di Comunione e Liberazione, e fa capo a Roberto Formigoni e Maurizio Lupi. Tale corrente, prima o poi, potrebbe creare dei problemi a Silviuccio nostro: “Il Celeste”, infatti, vuole succedergli alla guida del centrodestra (lo ha dichiarato apertis verbis) (….)” (2 maggio 2010).
“(…) I pretendenti al trono, infatti, scalpitano. E non hanno più intenzione di restare in panchina. Parliamo di Tremonti e Formigoni (oltreché di Fini). Ciascuno di essi pensa di aver diritto di succedere a Silvio. Ciascuno di essi, qualora subodorasse di non poterne prendere il posto – e lo abbiamo già visto con Fini – farebbe il diavolo a quattro, e scatenerebbe contro di lui l’inferno. Berlusconi lo sa, ma se ne impipa. Al futuro della sua coalizione non pensa (…)” (13 dicembre 2010).
“(…) Se Tremonti, infatti, minaccia di creare un proprio partito sol perché ha avuto un battibecco con Silvio, cosa farà nel caso in cui quest’ultimo non dovesse sceglierlo come proprio successore? Rimarrà con le mani in mano e farà buon viso a cattivo gioco? Difficile da credere. Com’è difficile da credere che la Lega, qualora Tremonti (per cui parteggia) non ottenesse l’”incoronazione”, sarebbe ancora disposta ad allearsi con il Popolo della Libertà (ottenuto il federalismo fiscale, infatti, il Carroccio potrebbe tranquillamente cambiare alleanza senza batter ciglio). Allo stesso modo, se Berlusconi facesse ricadere la propria scelta sul titolare di Via XX Settembre, come la prenderebbe Roberto Formigoni che, senza tanti giri di parole, il dodici marzo scorso dichiarava “Se Silvio Berlusconi, al termine del suo mandato, nel 2013, dovesse diventare presidente della Repubblica, io correrò per la presidenza del Consiglio? (…)” (2 gennaio 2011).
“(…) Il Giornale è di nuovo in guerra. Questa volta, oggetto delle sue “attenzioni“ è il socialista di Dio, Julius Evola Tremonti. La cui colpa, imperdonabile ad avviso di Sallusti & C., è solo una: quella di essere il più attrezzato, tra i papabili alla successione di Silvio, per aggiudicarsi lo scettro di “sovrano“ del centrodestra (…). Roberto Formigoni, l’altro papabile al trono, intanto, se la ride: il tapino, infatti, pensa di poter trarre vantaggio da questa guerriglia contro il titolare di via XX Settembre; non ha capito, però, che il prossimo bersaglio sarà lui: è solo questione di tempo. E fa niente che abbia un potere di ricatto assai elevato – o diventa candidato premier del centrodestra, o se ne va portandosi dietro Comunione e Liberazione (che conta diecine di migliaia di aderenti distribuiti in modo uniforme lungo tutta la Penisola) (…)” (29 aprile 2011).
Evidentemente, certe dinamiche potevano essere facilmente previste: ancor prima che si traducessero in fatti. E, tuttavia, quei gran geni del Pdl – e i signori tutti che lavorano nella stampa, dal primo all’ultimo pregevoli analisti politici (altroché) -, non le hanno comprese se non quando, oramai, erano divenute “visibili” a tutti. Com’è messo male, il Paese.
Ma non finisce qui.
Vittime, probabilmente, di un’autentica pulsione suicida, lor signori pidiellini e Silviuccio nostro hanno deciso di fare un’altra operazione tafazziana (per di più proprio alla vigilia del ballottaggio meneghino): far sapere all’universo mondo, in primis al Celeste, che si ragiona sull’ipotesi di nominare Tremonti vice premier; e che, allo stesso tempo, non si esclude egli possa subentrare – come vorrebbe buona parte della Lega – al Cav., anche in tempi brevi.
Formigoni ne sarà più che contento, e di sicuro non farà mancare il proprio appoggio alla Moratti.
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