Lug 11
8
Berlusconi congiura contro se stesso
Parliamoci chiaramente: Berlusconi deve aver perso completamente la sinderesi. Altrimenti non si spiegherebbero certi suoi errori oltremodo marchiani e masochistici.
Si prenda la Finanziaria.
A Tremonti, il premier aveva chiesto di diluire nel tempo l’entità della manovra economica da 49 miliardi di euro, dimodoché gli ultimi due anni della legislatura non fossero gravati da tagli ingenti, e dunque impopolari, alla spesa pubblica. È stato accontentato.
Peccato, però, che al posto delle sforbiciate draconiane, per far quadrare i conti onde raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014, non potesse che subentrare un gravoso aumento delle tasse. Come puntualmente è avvenuto. D’altra parte, la matematica non è un’opinione: se devi raggiungere il pareggio di bilancio, e il Pil non accenna a crescere (anche perché ti ostini a non fare liberalizzazioni), o tagli sostanziosamente le spese o aumenti fortemente le tasse onde accrescere le entrate.
Bene. Anzi: male. Berlusconi, infatti, oggi lamenta il fatto che la manovra economica contenga un po’ troppe misure à la Visco: la “patrimonialina” sul deposito titoli; l’incremento del bollo per le auto di grossa cilindrata; il ticket sanitario per le visite specialistiche; un certo aumento della pressione fiscale a carico delle partite Iva. Insomma: Silvio non è contento della minestra (che avrebbe fatto precipitare i consensi del Pdl sotto il 20%). Non gli piacciono le spezie con le quali è stata condita.
Ma le spezie, e questo è il punto, le ha decise lui nel momento in cui ha chiesto a Tremonti di evitare di passare l’accetta sulla spesa pubblica. Di cosa si lamenta, dunque? È in politica da 17 anni; è la terza volta che dimora a Palazzo Chigi; ha varato diecine di leggi di Bilancio: possibile che non si rendesse conto che, stanti gli obiettivi di finanza pubblica, una minore tosatura alla spesa corrente avrebbe comportato una maggiore torchiatura del contribuente? Certo che è possibile. Ma se si postula questo, si deve arrivare a sostenere che Berlusconi abbia perso, e da tempo, la capacità d’intendere e di volere; e che sia, oramai, privo di lucidità.
Berlusconi ha perso la ragione? Emulo del sottoscritto ha, oramai, solo un pensiero fisso che gli impedisce di agire in modo assennato?
Prove ve ne sono, eccome.
Oggi, per esempio, ha fatto un altro clamoroso autogol: ha detto che nel 2013, bontà sua, non si ricandiderà a Palazzo Chigi e che il suo posto sarà preso dall’anodino Agnellino Alfano. Bravo il pirla.
Com’era facile prevedere, infatti, Roberto Formigoni – che qualcuno, da anni, descrive come seriamente intenzionato a succedergli – gli ha risposto per le rime: “Alfano sarebbe una ottima soluzione come candidato premier per il 2013 ma sarà il nostro popolo a sceglierlo. Non c’è spazio per una nomina dall’alto“.
Traduzione: col cazzo che sarà Alfano, il candidato; col cazzo che io – che mi sono fatto un culo così per perdere diciassette chili ed apparire più prestante sol per ambire alla tua cadregha e che, sempre per la medesima ragione oltreché per sembrare meno vecchio, mi sono dovuto anche disfare della barba che portavo da trent’anni ed inventare un look sbarazzino e che più tamarro non si può (e del quale, sia detto tra noi, mi vergogno infinitamente) -, accetterò che un fessacchiotto, per di più con la faccia da trota lessa e la cadenza da Padrino, arrivi tomo tomo e cacchio cacchio a sfilarmi il tuo trono da sotto le terga; col cazzo; piuttosto, prendo armi e bagagli, voti e clientele di Comunione e Liberazione, e mi trasferisco da Casini, ché, tanto, tra democristiani ci si intende ed accorda sempre.
Domanda. Il Cavaliere è ancora lucido? È ancora in grado di guidare il Paese ed il centrodestra? Non sarebbe opportuno facesse finalmente un passo indietro visto che, oramai, a furia di fare errori si è trasformato nel primo e più agguerrito congiurato antiberlusconiano?
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