La manovra: inutile e recessiva. E a breve ne arriverà un’altra

Quando, meno di un mese fa, la Bce recapitò a Berlusconi una missiva riservata – all’interno della quale erano indicati i provvedimenti che il governo avrebbe dovuto tassativamente varare, qualora avesse voluto che la stessa s’impegnasse ad acquistare i Bond italici sul “mercato secondario” -, da più parti si tirò un sospiro di sollievo: finalmente il governo, ma più in generale la politica nostrana, è stata commissariata – questo il commento; ora non si potrà più fare a meno di adottare le uniche misure utili a risanare le finanze pubbliche e a rilanciare l’economia.

Nello specifico, e per ironia della sorte, la Banca centrale si limitava a chiedere al Cav. di attuare il programma con cui si era presentato agli elettori nel 2008. Più nel dettaglio, gli si imponeva di: privatizzare tutto il privatizzabile, a partire dalle municipalizzate, per ridurre lo stock di debito; liberalizzare a più non posso, per incentivare la crescita; innalzare l’età pensionabile (a partire da quella delle donne); intervenire sul mercato del lavoro per renderlo più contendibile; introdurre in Costituzione la “regola d’oro”, ovvero l’obbligo del pareggio di bilancio; anticipare il conseguimento di quest’ultimo al 2013 e passare l’accetta sulla spesa corrente. Un vero e proprio orgasmo.

Peccato, però, sia stato interrotto.

Berlusconi, Tremonti e Bossi, infatti, di quelle indicazioni hanno tenuto poco o punto conto nel redigere la cosiddetta manovra di Ferragosto: di privatizzazioni non v’è traccia; di liberalizzazioni nemmeno l’ombra; di tagli incisivi alla spesa corrente nemmeno a parlarne. Le uniche richieste accolte sono: l’innalzamento (modesto) dell’età pensionabile delle donne; l’anticipo dell’azzeramento del deficit; l’intervento, sacrosanto, sul mercato del lavoro mediante il famigerato articolo 8 (che consentirà, se lo vorranno i sindacati, di derogare, a livello territoriale, all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori per quanto riguarda la “reintegra” del dipendente in caso di licenziamento senza giusta causa – il prestatore d’opera, in quel caso, avrà diritto ad un giusto indennizzo e non alla riassunzione); e l’inserimento in Costituzione, sia pur senza alcuna previsione di un tetto massimo alla spesa pubblica (in rapporto al Pil), dell’obbligo di pareggio di bilancio.

Per far quadrare i conti, però, e in luogo dei tagli consistenti alla spesa corrente – quali richiesti dalla Bce – il governo ha deciso di introdurre una collezione estate-primavera-autunno-inverno di nuove tasse, e per ben 100 miliardi di euro. Un vero e proprio salasso che, per di più, provocherà effetti depressivi (certi) sul Pil, rendendo impossibile il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica.

Più tasse, infatti, significano meno domanda, meno consumi, risparmio ed investimenti. Cioè minore crescita del Pil (e più disoccupazione). Meno domanda ed investimenti comportano, oltre ad una contrazione del Prodotto Interno Lordo, meno gettito, minori entrate per lo stato. Se il Pil decresce, per effetto di un calo dei consumi, poi, peggiora anche il rapporto deficit/Pil (se il denominatore – il Pil – diminuisce, e più di quanto non faccia il numeratore, il rapporto evidentemente peggiora). Come se non bastasse, il governo ha disatteso anche la richiesta di varare un serio piano di liberalizzazioni; e quindi non ha adottato alcuna misura utile a “sterilizzare” gli effetti depressivi dell’incremento delle tasse.

Per questa ragione è facile prevedere che, entro pochi mesi, il nostro paese sarà costretto ad affrontare un’altra manovra correttiva per rispettare gli impegni presi con la Bce. È un fatto certo.

Ciò che non è certo, allo stato, è chi e quando dovrà assumersi l’onere di approvarla.

Aggiornamento delle 20.41.

La Marcegaglia ha espresso un giudizio durissimo sulla manovra e sul governo:

«Abbiamo un problema di credibilità. O il governo, molto velocemente dimostra che è in grado di fare una grande operazione, in termini di quantità ma anche di equità, superando i veti, oppure penso che dovrebbe trarne le conseguenze perché non possiamo restare in questa incertezza».

«Abbiamo fatto una manovra e abbiamo ancora degli spread pre-manovra. C’è un problema di credibilità. Il nostro Paese è in pericolo: o i problemi li diciamo chiaramente e li mettiamo sul tavolo e cerchiamo di risolverli o facciamo finta che non ci siano ma facciamo un danno al Paese».



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6 Responses to "La manovra: inutile e recessiva. E a breve ne arriverà un’altra"

  • ~jm says:
  • camelot says:
  • Maurizio says:
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