Uno spettacolo indecente

In un paese normale, Berlusconi avrebbe lasciato Palazzo Chigi già da mesi. Ma noi non siamo un paese normale, e ciò non dipende solo da lui.

Ieri, una volta ancora, ne abbiamo avuto prova.

La maggioranza, come noto, è stata sconfitta alla Camera, in una votazione di massima importanza. E questo è stato possibile per diverse ragioni: tutte egualmente ignobili.

Innanzitutto, perché alcuni mammasantissima del Pdl, capeggiati da Claudio Scajola, hanno ritenuto doveroso passare dalle parole ai fatti: appurato che le minacce che avevano pronunciato a mezza bocca, qualche giorno prima, non avevano ancora sortito effetti, essi hanno pensato bene, allora, di tendere un’imboscata parlamentare.

D’un tratto, così, abbiamo riassaporato una pratica che credevamo seppellita e di cui, francamente, non sentivamo affatto la mancanza. Quella in voga ai tempi della Prima Repubblica, quando, pur di ottenere più potere e poltrone, per sé e gli amici, il capobastone di turno della Democrazia cristiana, in quattro e quattr’otto, era pronto ad affossare un governo, magari nato appena qualche mese prima, per sostituirlo con uno ben più “disponibile”. E a fanculo l’interesse generale ed il bene della Patria.

Lo tengano a mente i sostenitori del “proporzionale”: se ritornasse in vita tale sistema elettorale, scene come quella di ieri sarebbero all’ordine del giorno; e il Paese farebbe la fine della Grecia.

Ieri, però, non abbiamo solo assistito allo spettacolo sconcio di qualche figlio di buona donna mosso da appetiti poco commendevoli. Ieri la nostra opposizione, quella rappresentata dal Pd, s’è appuntata il gagliardetto della vittoria ricorrendo a pratiche egualmente ributtanti. Roberto Giachetti, una nostra vecchia conoscenza, per fottere la maggioranza e mandarla sotto nella votazione, infatti, ha ritenuto opportuno ricorrere ad un escamotage degno di un baro (anche se perfettamente legittimo): pochi istanti prima del voto, ha invitato tre suoi colleghi di partito ad allontanarsi momentaneamente dall’Aula, onde indurre gli esponenti della maggioranza in errore facendo credere loro di essere in vantaggio numerico, nonostante le numerose assenze. Naturalmente, i tre summenzionati, al momento di dover votare si sono appalesati al proprio posto e l’opposizione, così, ha potuto avere la meglio sulle forze di maggioranza (i cui capigruppo, ingannati da quel tranello, hanno ritenuto non fosse necessario telefonare agli assenti onde farli correre in Aula). Che bello. Che gesto edificante ed altamente morale.

Ecco, in Spagna, vista la gravità della situazione economica, l’opposizione ha collaborato con la maggioranza perché si arrivasse il prima possibile ad introdurre in Costituzione l’obbligo di pareggio di bilancio. Cosa che è avvenuta in meno di quindici giorni. Da noi, invece, il Pd e l’Italia dei Valori si limitano a chiedere, a gran voce e tutti i giorni, le dimissioni del Gran Puttaniere; e di votare i provvedimenti presentati dal governo, su richiesta della Bce (l’obbligo costituzionale di pareggio e l’abolizione delle Province), se ne fottono altamente (anche perché forse non li condividono); meglio, piuttosto, ricorrere a pratiche di filibustering, come han fatto ieri.

Uno spettacolo indecente, insomma. E che, però, non sorprende: l’Italia, in fondo, è un paese di cinici opportunisti e gran delinquenti; e di cretini, suddivisi in opposte tifoserie, cui interessa solo fottere quelli dell’altra squadra.

Ecco, a voler trovare una morale, si potrebbe dire che il Palazzo, ieri, ha semmai dimostrato solo una cosa (ed una volta in più): tra rappresentanti e rappresentati non esiste alcuna differenza. Merde gli uni esattamente come gli altri.

E tutti null’altro che italioti.



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14 Responses to "Uno spettacolo indecente"

  • camelot says:
  • Vincenzo says:
  • marmando says:
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  • MauroLIB says:
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