Monti rischia di perdere la faccia

Doveva commissariare la politica ed imporre la propria agenda economica ai partiti; ridisegnare il volto del Paese e farlo entrare, finalmente, nella Modernità; pugnare senza requie contro le corporazioni e dare corpo, con l’azione di governo, ad una vera “trasvalutazione dei valori”, sostituendo la fallimentare sottocultura catto-social-comunista, politicamente da sempre dominante, con la empiricamente ben più efficiente e socialmente utile dottrina liberale; agire col bisturi per tagliare selettivamente la spesa corrente e ridurre significativamente i margini di operatività della partitocrazia clientelare, quella che utilizza i soldi di tutti i contribuenti per acquisire il consenso di alcuni di essi; fare dell’Italia una “normale” liberal-democrazia di stampo europeo e non più un’enclave del socialismo reale e del cattolicismo militante, con le sue sconsiderate limitazioni alla libertà economica (e non solo a quella) – che paghiamo tutti con minore ricchezza e maggiore disoccupazione – e le sue idiosincrasie anti-Mercato che la portano ad essere (forse) l’unica realtà statuale al mondo in cui operino 13.000 aziende pubbliche. Doveva, in buona sostanza, e per tornare coi piedi per terra, assecondare le richieste della Bce e cioè, per ironia della sorte, dare attuazione al programma elettorale di Berlusconi: da questi tradito perché la sua coalizione, alla prova dei fatti, s’è rivelata essere null’altro che la riedizione, in salsa secondo-repubblicana, del vecchio e raccapricciante pentapartito. Cioè il centrosinistra storico.

E qui si dice “doveva” perché, a quanto riferiscono i giornali, e rispetto a quanto egli stesso aveva fatto credere al suo debutto, pare che il professore voglia fare cose nient’affatto diverse da quelle del suo predecessore: robetta catto-social-comunista. Introdurre un po’ di tasse sulla prima casa e sulla benzina; un po’ di rivalutazioni delle rendite catastali; forse una patrimoniale light; qualche ritocco all’insù dell’Iva; ulteriori restrizioni all’uso del contante. E tutto per racimolare 15 miliardi di euro che, stante un andamento atteso del Pil (nel 2011 e 2012) più contenuto rispetto alle previsioni, sono indispensabili a correggere i conti pubblici e raggiungere il pareggio di bilancio, come da accordo con la Bce, entro il 2013.

Sono tutte e solo misure recessive: esattamente come quelle approvate da Berlusconi & C. negli ultimi tre anni; e i cui effetti, per di più, s’andrebbero a sommare a quelli, economicamente altrettanto depressivi, delle ultime tre manovre finanziarie; che, giova sempre ricordare, hanno introdotto maggiori tasse per 100 miliardi di euro.

Di tagli alla spesa corrente, nemmeno l’ombra. Uno scandalo! Che, non a caso, a Monti – quale onta, per lui – è stato rinfacciato, sia pur sobriamente, dal commissario agli Affari economici dell’Ue, Olli Rehn:

«In linea generale è importante che almeno la metà delle misure di consolidamento della finanza pubblica siano rappresentate da tagli di spese, e per l’ altra metà dalle entrate».

Il problema è che il professore sta commettendo il più imperdonabile degli errori: sta ascoltando le richieste dei partiti e del sindacato – Pd, Udc e Cgil in testa –, facendosi dettare da essi l’agenda di governo. Quando, invece, dovrebbe fare l’esatto contrario: approfittare dell’emergenza, innanzitutto quella legata allo spread, per ridurre i partiti e il Parlamento a meri esecutori della propria volontà; ed imporre agli stessi taluni provvedimenti. Tutti e solo liberisti (quelli richiesti dalla Bce).

La cosiddetta concertazione, che a detta dei pavidi salvaguarderebbe la coesione sociale, è una delle ragioni principali del fallimento dell’intero ceto politico secondo-repubblicano.

Servono scelte nette, marcate, profondamente impopolari, divisive e liberali. Non compromessi, che sono sempre e solo roba da eunuchi e a causa dei quali, per averne fatti a iosa negli ultimi quattro lustri, stiamo lentamente morendo.

Professore, si svegli: sta lavorando a misure che contraddicono ed umiliano la sua formazione culturale, economica e morale. Rischia di perderci la faccia.

E noi di soccomberne.

«Consensus: The process of abandoning all beliefs, principles, values, and policies in search of something in which no one believes, but to which no one objects; the process of avoiding the very issues that have to be solved, merely because you cannot get agreement on the way ahead. What great cause would have been fought and won under the banner: “I stand for consensus?”» (Margaret Thatcher).



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16 Responses to "Monti rischia di perdere la faccia"

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