La strategia di Silvio: far credere agli italiani che i 115 miliardi di tasse che ha introdotto siano opera di Monti

Per Berlusconi, la nomina di Monti a primo ministro è stata un’autentica manna dal cielo: buona parte dei 115 miliardi di tasse che ha introdotto con le ultime tre manovre, infatti, entrerà in vigore nel 2012; quando a Palazzo Chigi, cioè, siederà il Professore. Ed è a quest’ultimo che gli italiani – in genere poco propensi a leggere e a documentarsi – attribuiranno la colpa del salasso fiscale; non a lui. Per questo, alla fine, s’è deciso a mollare la seggiola. Un genio.

Questo, naturalmente, consentirà al Pdl di rifarsi una verginità; e di presentarsi agli elettori, nel 2013, come se non avesse mai messo le mani, e per di più copiosamente, nelle tasche degli italiani. I quali, essendo notoriamente ottusi – ed infatti amanti di quello spettacolo squallido incarnato da undici cretini in mutande che tirano calci ad una palla (capirei se fossero donne, e vestite soltanto di slip e reggiseno; ma son maschi. Che orrore!) –, non è da escludersi possano premiarlo nelle urne e regalargli nuovamente la vittoria; anche perché le alternative, diciamo francamente, sono, a tutt’oggi, poco credibili (ci si riferisce al centrosinistra ed al Terzo Polo).

Che le cose stiano così, lo dimostrano molteplici dettagli. Innanzitutto, talune dichiarazioni, a commento della manovra di Monti, rilasciate da esponenti berlusconiani. Come quella del socialista (di merda) Maurizio Sacconi:

«Turarsi il naso e votare non significa chiudere gli occhi sugli squilibri di questa manovra, tutta tasse, pensioni e ben poca crescita».

O come quella della socialista (di merda) Margherita Boniver:

«Non ci voleva un governo elitario per aumentare le tasse, lo poteva fare persino l’ uomo della strada».

O come quella, ancora, di Osvaldo Napoli:

«Una manovra tre quarti tasse e un quarto tagli è un cocktail micidiale».

Ecco, che gli esponenti del Pdl, e lo stesso discorso vale naturalmente anche per quelli della Lega, abbiano a lamentarsi dei 17-18 miliardi di maggiori tasse decisi da Monti, dopo averne introdotti 115 in meno di sei mesi, non è soltanto qualcosa che evidenzia quanto essi abbiano una grandissima faccia di culo (meritevole di essere presa a ceffoni, e a più riprese); ma è anche un chiaro indicatore del fatto che siano convinti di poterla fare franca: gli italiani, questo essi credono, alla fine penseranno che i succitati 115 miliardi di nuovi balzelli li abbia introdotti il bocconiano; e non solo perché alla loro entrata in vigore quest’ultimo dimorerà a Palazzo Chigi (come già detto), ma anche perché essi (i pidiellini), ad ogni occasione utile, si mostreranno contrari a qualunque aumento d’imposta il professore dovesse proporre o deliberare; sì da indurre gli elettori a ritenere che “più tasse” e “Pdl” giammai facciano rima. Chiara la strategia?

Ma non basta.

Lor signori, infatti, hanno anche concertato un “piano d’attacco” con i gazzettieri di Libero e de Il Giornale. A questi spetta far credere ai propri lettori che tutti gli aumenti di tasse e le misure da Stato di Polizia tributaria che, d’ora in poi, entreranno in vigore – a cominciare, appunto, da quelli decisi, a suo tempo, dal trio Berlusconi-Bossi-Tremonti – siano opera esclusiva del cattivo tecnocrate canuto.

Emblematico, in tal senso, questo articolo del vice direttore di Libero, Franco Bechis (e in ragione del quale ho con lui litigato, qualche giorno fa, su Twitter).

Bene. In esso, Bechis parla di una specifica misura, fiscalmente oppressiva ed illiberale, contenuta nel nuovo redditometro (leggete e inorridite). Peccato, però, che questa notizia sia vecchia di un paio di mesi (l’ha già data, una sessantina di giorni fa, Italia Oggi); e che Bechis abbia deciso di riportarla solo ora perché a Palazzo Chigi non c’è più il Cav.. È questi, infatti, ad averla introdotta (come, più in generale, il nuovo redditometro; approvato, addirittura, nella primavera del 2010). Ma nel pezzo, chissà perché, non lo si dice. E chi lo legge, pertanto, è indotto a ritenere che il provvedimento sia stato deliberato da Monti.

Allo stesso modo, stamane, Belpietro, nel suo editoriale, ha parlato dell’aumento dell’Iva come se fosse stato deciso dal Professore. E così non è! L’incremento, al 21%, dell’aliquota ordinaria Iva è stato deliberato, questa estate, da Berlusconi. E nella manovra del bocconiano è previsto sì, un ulteriore aggravio di quell’imposta, ma solo come eventuale e se non si riusciranno a fare economie di spesa (sostiene il Corriere della Sera); nel qual caso, esso entrerà in vigore nell’ottobre del 2012. Cioè tra dieci mesi.

Nel frattempo, però, l’imperativo sarà uno solo: far credere che ogni aumento d’imposta, a cominciare da quelli decisi a suo tempo dal Satiro di Arcore, sia sempre e solo colpa di Monti.

E la cosa più divertente, si fa per dire, è che quei gran geni dei sinistri non l’hanno ancora capito.

P.S. Per essere più precisi. Dei 115 miliardi di nuove o maggiori tasse voluti da Berlusconi, Bossi e Tremonti: 100 sono stati introdotti con le manovre di quest’estate e 15 con la Legge di Stabilità (approvata un mesetto fa).

P.P.S.S. Il passaggio “incriminato” del pezzo di Belpietro è questo: “Un record che sarà accompagnato da un altro primato: con l’introduzione del prelievo Iva avremo anche l’imposta più alta d’Europa sugli acquisti”. Come già detto, non è certo Monti ritoccherà l’aliquota Iva; chi lo ha già fatto, invece, è Berlusconi (che ha tassato qualunque cosa).



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9 Responses to "La strategia di Silvio: far credere agli italiani che i 115 miliardi di tasse che ha introdotto siano opera di Monti"

  • Niko says:
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