I semipresidenzialisti e i “doppioturnisti” vivono sulla Luna

Uno strano fantasma s’aggira per l’Italia (e s’aggiunge a quello incarnato dal liberista che ha perso completamente la bussola e la trebisonda): il politico o il politologo che non capisce una beneamata mazza di politica e che, pertanto, propone cose irrealizzabili.

Codesta strana creatura, quasi sempre facente parte o comunque vicina allo schieramento di centrodestra, ultimamente ha preso la fissa per due temi parimenti strampalati: il semi-presidenzialismo ed il doppio turno di collegio à la francese. Come se il Paese non avesse problemi economici drammatici di cui solo e soltanto occuparsi, e da sera a mane.

È il caso, ad esempio, di Sofia Ventura. Professore associato di Scienza Politica e Sistemi Federali Comparati presso l’Università di Bologna, la Nostra, su Libertiamo e sul sito di Italia Futura, in più interventi, di recente ha tessuto le lodi e ribadito la necessità d’introdurre, nel nostro ordinamento, tanto il semi-presidenzialismo quanto il maggioritario a doppio turno.

Ad uno di questi articoli non ho potuto fare a meno di replicare. Ed alla mia maniera:

«Sommessamente. Forse sarebbe il caso che voi politologi iniziaste a proporre cose possibili e a dimostrare di capire almeno un minimo di politica. Scendete da Marte, suvvia.
Partiamo dal semipresidenzialismo. In primo luogo, in Parlamento non c’è, né mai ci sarà, una maggioranza qualificata, ex articolo 138 della Carta, utile a tradurlo in legge costituzionale. In secondo luogo, come evidenzia questa rilevazione demoscopica condotta da Pagnoncelli (ed altre sono concordi), la stragrande maggioranza degli italiani è contraria al presidenzialismo perché lo considera anticamera del Fascismo. Dunque, non essendoci una maggioranza parlamentare a favore del semipresidenzialismo, né una popolare, la riforma in oggetto, in questa dimensione spazio-tempo, non potrebbe tradursi in fatti. A che giova proporla? Dio solo lo sa.
Passiamo al maggioritario a doppio turno (chi scrive, ma questo poco rileva, è a favore del turno unico à l’anglosassone). Tale legge elettorale, come qualche sera fa ha ribadito anche Roberto D’Alimonte, dagli studi di Porta a Porta (anche se pochi giorni dopo, come lei saprà meglio di me, ha cambiato inspiegabilmente idea), danneggerebbe il centrodestra, in generale, e il Pdl in particolare. Gli elettori moderati, infatti, non amano recarsi per due turni di fila alle urne (come le elezioni amministrative ognora evidenziano); quelli della Lega, che col doppio turno potrebbero esser fatti fuori dal ballottaggio, poi, non votano, come sa chiunque si occupi di politica, se non per propri candidati.
Morale della favola: col doppio turno passerebbero, quasi ovunque, il candidato del Pd e quello del Pdl; ma, mentre quello del Pd, al ballottaggio, riuscirebbe ad attrarre su di sé i voti degli elettori della sinistra estrema, quello del Pdl non riuscirebbe a raccogliere i voti degli elettori della destra estrema e della Lega. Con questa legge elettorale, dunque, si regalerebbe ovunque la vittoria alla sinistra.
Se questo è l’obiettivo, la si proponga pure».

Va aggiunto, altresì, che queste cose, a cominciare dall’avversione degli italiani nei confronti del presidenzialismo, sono note anche a Berlusconi e ad Alfano:

«Da giorni Berlusconi guarnisce i suoi colloqui pubblici e privati con la ciliegina del presidenzialismo, e dice di puntarci. Ma è solo tattica, con cui prova a nascondere l’idiosincrasia verso questioni di ingegneria costituzionale».

Perché al Cavaliere non interessa il colore del gatto, gli importa che il gatto mangi il topo, e cioè che la riforma— semmai dovesse realizzarsi — consegni al governo la capacità di dispiegare la propria politica, e a chi è stato scelto dagli elettori di guidarne il processo. Insomma, al momento opportuno il premier non s’impiccherà al «presidenzialismo», siccome sa anche che il modello non piace agli italiani. Sono anni che li interpella a riguardo, attraverso i suoi amatissimi sondaggi, e i dati non sono sostanzialmente mai mutati. A parte il fatto che l’opinione pubblica non si appassiona alla materia, il punto è che meno di due italiani su dieci sono favorevoli al presidenzialismo, il quaranta percento è contrario, e un terzo accetterebbe il nuovo sistema solo se venissero rafforzati i poteri del Parlamento», Francesco Verderami, il Corriere della Sera.

Ah, dimenticavo. L’articolo testé citato è del 13 aprile 2010.

Null’altro da aggiungere.

In tema di doppio turno à la francese, si guardi il seguente video dal minuto 1.25.42.

Il politologo Roberto D’Alimonte: «Io sono molto favorevole al doppio turno». Vespa: «Ma se fosse un dirigente del centrodestra non lo sarebbe». D’Alimonte: «Avrei qualche dubbio».

P.S. Vi ricordo che è possibile donare 2 euro a favore delle popolazioni colpite dal terremoto, inviando un sms al numero 45500.



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14 Responses to "I semipresidenzialisti e i “doppioturnisti” vivono sulla Luna"

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