Oscar, ripensaci
Ieri, Francesco Maria Del Vigo e Domenico Ferrara, su Il Giornale, hanno intervistato Oscar Giannino; rivolgendogli diverse domande, tra cui questa:
Sul web corre voce di una sua candidatura alle primarie. La conferma?
«Ma di chi? No. Io tenterò di dar voce a questa parte dell’Italia che sento molto preoccupata e sfiduciata, Mi riferisco all’impresa del lavoro. Siamo l’unico paese tra quelli eurodeboli che devono correggere la finanza pubblica che ha un aggravio dell’80% di tasse su coloro che già ne pagavano a livelli record. Quella parte di Italia lì mi preoccupa perché c’è il rischio che resti senza voce».
Qualcuno provi a fargli cambiare idea, per favore: o scende in campo, mettendosi alla guida di un partito nuovo di zecca o correndo alle primarie del Pdl, o faremo la fine della Grecia.
Per rimettere in sesto il Paese, non abbiamo bisogno delle patrimoniali di Bersani e Casini, che avrebbero solo effetti deleteri, ma di politiche autenticamente liberali e liberiste: visto che i nostri problemi, che perdurano da oltre vent’anni, derivano da un eccesso di spesa pubblica e di pressione fiscale, oltreché da troppa burocrazia e regolamentazione.
Chi, se non un liberale “senza se e senza ma” come Giannino, potrebbe garantirci il perseguimento di quelle politiche?
Scenda in campo e si metta alla testa di un partito liberista, se davvero vuole dare voce a quella parte d’Italia oggi orfana di referenti politici e vessata dallo stato.
Lo faccia per queste persone, non per sé.
Aggiornamento delle 20.20.
Il quotidiano online L’Indipendenza scrive:
«La notizia non è ufficiale per ora, ma se ne parla da almeno un mese sulla Rete e nei suoi dintorni: Oscar Giannino, pirotecnico conduttore di un seguitissimo programma su “Radio 24”, potrebbe bere il calice amaro della politica e scendere in campo (…). Entrerà in politica Oscar Giannino in vista delle elezioni del 2013?
Stando a chi lo frequenta da molto vicino parrebbe di sì, si tratterebbe solo di aggiustare e calibrare i tempi ed i modi. Se metterà per davvero la sua faccia – si mormora – lo farà in solitudine, dando vita o ad un soggetto politico o, più probabilmente, ad un cartello di partiti e movimenti che si riconoscono in quel liberalismo coerente che è parte del suo dna (…). Qualche osservatore non esclude che “l’Italia futura” del presidente della Ferrari possa trovare posto sotto un ombrello comune».
Ohibò. Allora non tutto è perso (forse).
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