Giu 12
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A sinistra, e la cosa ci fa piacere perché vuol dire che finalmente hanno preso in mano qualche libro o quantomeno un dizionario della lingua italiana, cosa più unica che rara da quelle parti, hanno scoperto un nuovo lemma: populismo. E, negli ultimi tempi, pur ignorandone il significato, non fanno che usarlo ogni due per tre. Credono faccia fino.
Ad esempio. Berlusconi, da qualche giorno, non sapendo più che pesci prendere per resuscitare quel morto vivente che è il Pdl, ha iniziato ad attaccare la Merkel e la sua più che encomiabile politica della fermezza e del rigore; nella convinzione che la cosa, stante il forte sentimento antigermanico che monta in una parte della popolazione italica, prima o poi gli tornerà utile traducendosi in voti a favore della propria creatura politica. Una scelta, quella del Cav., senz’altro sbagliata e demagogica: i nostri problemi economici, infatti, dipendono da cinquant’anni di scellerate politiche keynesiane e catto-fascio-comuniste; non certo dall’austerity impostaci dalla Merkel.
Il punto, però, è che queste critiche al Satiro d’Arcore può muoverle gente come il sottoscritto: che alla Cancelliera tedesca non ha mai rimproverato alcunché ed, anzi, ne ha elogiato il comportamento. Non certo chi, come lor signori della sinistra, e del Pd in particolare, fino a ieri l’altro non faceva altro che sparare ad alzo zero contro il “rigore neoliberista” della Merkel.
Invece, da qualche giorno, succede proprio che lor signori accusino Berlusconi di populismo; e semplicemente perché ripete a pappagallo le medesime critiche ch’essi, fino a qualche settimana fa, muovevano, un giorno sì e l’altro pure, all’indirizzo della leader della Cdu.
Veltroni, ad esempio, stamane, intervistato su il Corriere della Sera, ha detto:
«Berlusconi è tornato in campo con l’armamentario tradizionale: populismo, demagogia, spirito antieuropeo, pulsioni antitedesche e totale assenza di misura».
Evidentemente, Uolter negli ultimi anni ha vissuto all’estero. Altrimenti conoscerebbe il tenore delle dichiarazioni anti-tedesche ed anti-Merkel che il responsabile economico del suo partito, Stefano Fassina, e il suo alleato Nichi Vendola, a più riprese hanno rilasciato:
«L’ostinazione della Merkel e di Sarkozy a voler modificare il trattato europeo per includere le regole e gli obiettivi di finanza pubblica già contenuti nel ‘six pact’ ha avuto come unico e previsto risultato il veto di Cameron e la perdita di tempo prezioso. L’accordo raggiunto nella notte a Bruxelles è deludente.
Alla luce di quanto avvenuto stanotte, l’iniziativa del governo italiano e delle forze che vogliono salvare l’euro e l’Unione europea deve essere ancora più determinata, sia per riorientare verso lo sviluppo una linea di politica economica ossessionata da un’austerità sempre più autolesionista, sia per arrivare ad una svolta di governance. A tal fine, i cambi di governo attesi a Berlino e a Parigi saranno decisivi (Stefano Fassina, 09/12/2011).
«E` incomprensibile l`ostinazione autolesionistica della cancelliera Merkel. L`accordo raggiunto nel luglio del 2011 al vertice dei capi di Stato e di governo dell`Ue, prevede la possibilità di utilizzare i prestiti del fondo salva-Stati anche per il sostegno delle banche in difficoltà. Ormai, dovrebbe essere chiaro a tutti che i percorsi di riduzione dei debiti pubblici definiti nell`area Euro sono irrealistici.
Gli obiettivi sono irraggiungibili a causa della recessione provocata da manovre di finanza pubblica eccessive e quindi autodistruttive» (Stefano Fassina, 27/04/2012).
Ancora Fassina:
«Con un’austerità cieca andiamo a fondo come la politica dell’area imposta dalla Merkel ha affondato la Grecia» (30/05/2012).
Passiamo a Vendola:
«L’atteggiamento di tutti i governi europei, e in particolare della Germania e della Signora Merkel, ha delittuosamente impedito di rispondere alla crisi nell’unico modo necessario: rilanciando con forza il progetto di unione politica, assumendosi la responsabilita’ di europeizzare i punti di crisi ed evitando che tutte le utopie europeistiche precipitassero nel cattivo realismo degli egoismi nazionali.
Le politiche di austerità hanno trascinato il continente nella recessione, la disoccupazione di massa evoca lo spettro di una crisi globale degli assetti democratici. Qui siamo sull’orlo di un precipizio» (Nichi Vendola, 23/05/2012).
Sempre Vendola:
«Bisogna far cadere il muro della Merkel» (24/05/2012).
Fermiamoci qui (anche se si potrebbero citare ancora molte altre dichiarazioni).
La domanda, banalotta anzichenò, allora, è questa. Con che faccia lor signori accusano di populismo Berlusconi, visto che, fino a ieri l’altro, contro la Merkel dicevano le stesse fesserie che ora sostiene lui?