Lug 12
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Senza tanti giri di parole: vi stanno prendendo per i fondelli; vi stanno facendo credere che, col decreto contenente la spending review, si falcidierà in modo strutturale la spesa corrente, nel prossimo triennio, per un ammontare di 26 miliardi di euro (4,5 miliardi nel 2012, 10,5 miliardi nel 2013 e 11 miliardi nel 2014); vi stanno spingendo a credere, insomma, si stia facendo qualcosa di serio e utile per rimettere in sesto la nostra malandata economia e convincere gli investitori esteri che il nostro debito sia sotto controllo; per di più, vi stanno anche inducendo a pensare che, di qui a qualche mese, sarà finalmente possibile pagare meno tasse: visto che quest’ultime finanziano la spesa e s’essa viene cospicuamente ridotta è ovvio attendersi che anche quelle abbiano a calare. Peccato vi stiano raccontando solo bubbole.
Lor signori, quelli che vedete ritratti nella foto e che imperterriti seguitano ad impartire ordini a Monti, quando invece dovrebbe limitarsi a soggiacere silenti ai suoi voleri e a quelli della Bce, hanno escogitato una truffa bella e buona. L’ennesima. Con la spending review, infatti, essi hanno spostato soldi da una parte all’altra del Bilancio dello stato; da alcuni capitoli ad altri (facendoci risparmiare solo 3,7 miliardi). Lo si può appurare grazie alla seguente tabella pubblicata sabato da il Corriere della Sera.
Soffermatevi, cortesemente, solo su una voce: i 16 miliardi che servono a ripianare il “buco” dovuto ai mancati introiti (attesi) dell’aumento dell’Iva (quello deliberato un anno fa).
Ecco. Quell’ammanco, una volta ancora, dimostra (al netto dell’evasione fiscale, naturalmente) come l’imposizione tributaria abbia raggiunto, nel nostro paese, una soglia non più tollerabile; e tale da produrre, come insegnava Arthur Laffer, un calo dei consumi e, dunque, del gettito destinato all’Erario.
In poche parole. Le nostre tasse sono arrivate ad un livello così alto che, oramai, quando le si innalza, le entrate dello stato non aumentano più. Diminuiscono.
Il punto è che per ridurre le tasse, nonché per rilanciare l’economia e favorire il riassorbimento della disoccupazione, e qui veniamo all’oggetto del post, c’è solo una strada; quella seguita in tutto il mondo: tagliare seriamente e fortemente la spesa corrente.
Precisamente ciò che lor signori, con la spending review, ed una volta ancora, non hanno fatto.
L’italietta degli italioti.
P.S. Sul calo degli introiti Iva, leggere: La crisi taglia le entrate fiscali (il Corriere della Sera, 06/06/2012); Frena ancora l’Iva: -1,1% nei primi cinque mesi (Il Sole 24 Ore, 07/07/2012).
P.P.S. Una parte dei succitati 16 miliardi, naturalmente, serve anche a coprire i mancati aumenti dell’Iva che avrebbero dovuto entrare in vigore ad ottobre 2012 e, poi, a gennaio 2013.