Fermare il Declino con l’Udc e al centro? Ma non scherziamo

Partiamo da qui.

Casini dice di voler dar vita ad un nuovo soggetto politico e pure “liberale” (non ridete!), aperto al contribuito della società civile, al fine di continuare, e magari renderla ancora più efficace, l’opera di risanamento del governo Monti anche nella prossima legislatura. In realtà, egli crede, così facendo, ovvero con l’operazione di cosmesi politica inaugurata a Chianciano, semplicemente di poter prendere più voti di quanti ne racimolerebbe se alle elezioni si presentasse con la “solita” Udc; e, soprattutto, di poter finalmente raccogliere i consensi degli elettori delusi dal Pdl (quelli che, a milioni, hanno smesso di votarlo proprio perché ha tradito le promesse e non fatto politiche liberali); cosa che, in circa quattro anni, non gli è riuscita.

Del resto, del risanamento del Paese, non gliene frega una beneamata mazza. È un argomento che brandisce perché pensa possa tornargli utile. D’altra parte, se le sorti della Nazione gli stessero davvero a cuore, non avrebbe contribuito, negli ultimi vent’anni, tutte le volte che è stato al governo con Silvio Berlusconi, a sabotarne l’operato per mere questioni di potere e di opportunità politica. Se il centrodestra ha fallito, ed è indiscutibilmente così; se non è riuscito nemmeno ad avvicinarsi alla tante volte annunciata Rivoluzione liberale, infatti, non è solo colpa del Puttaniere di Arcore, del fatto che il suo partito grondasse socialisti anti-liberali – da Tremonti a Sacconi a Bondi – ai quali non fotteva una sega del mercatismo; è colpa anche di tutti i suoi alleati, da Bossi a Fini a Casini; e, proprio per tale ragione, questi dovrebbero seguirne le sorti, e, come lui, andarsene a farsi fottere ad Antigua.

Ecco. Pensare che Casini sia cambiato; che sia diventato ‘nu bravo guaglione; che ora addirittura frema per risolvere i problemi ch’egli stesso ha contribuito a creare (non ridete!), è cosa cui possono credere solo i fessi. Siccome io non lo sono, non foss’altro perché sono napoletano e non genovese/milanese/torinese/veneziano, ovviamente non lo credo. Premesso questo, arriviamo al dunque.

Ieri, tanto Fermare il Declino quanto Italia Futura hanno attaccato Casini e la sceneggiata di Chianciano. Il problema, però, è che Oscar Giannino, intervistato da il Corriere della Sera, oggi ha chiarito le ragioni della polemica col leader Udc. Dicendo cose che, però, a me hanno fatto semplicemente accapponare la pelle. In sintesi, il conduttore di Nove in Punto ha chiosato: Casini deve togliere di mezzo il simbolo dell’Udc, svecchiare un po’ il personale politico e accettare il nostro programma; se lo fa, ci alleiamo.

Ecco. Pensare che Casini, che a Chianciano ha ribadito di essere sempre ancorato all’”economia sociale di mercato”, la stessa fallimentare “dottrina” cui si richiamano tutti gli esponenti del Pdl (da Tremonti a Sacconi, da Bondi a Gasparri) e la medesima cui si ispira la SOCIALDEMOCRAZIA EUROPEA, possa davvero, se al governo, dare vita a tagli di spesa dell’ammontare di 96 miliardi di euro, i famosi 6 punti di Pil citati nel programma di Fermare il Declino, è una roba cui forse può credere solo qualche “amerikano ex comunista” e giusto perché, non vivendo in Italia, non può conoscere ciò che dichiarano, e dunque pensano, gli uomini di Casini. Roba tipo questa (a parlare è Rocco Buttiglione):

Il quadro neoliberista in cui si muove Tremonti non basta, quantomeno non basta più. Serve una forte iniezione di politiche sociali, un ritorno al keynesismo. In una fase in cui le imprese non investono o le banche non prestano loro i denari necessari per farlo è lo Stato che deve intervenire, prendendo l’iniziativa (…)”.

L’Italia corre rischi gravi, a proseguire sulla strada intrapresa da Tremonti. Inoltre, non possiamo più tollerare il peggioramento delle condizioni dei lavoratori. Prendiamo l’accordo Fiat-sindacati su Pomigliano ratificato oggi: andava fatto, in nome dell’occupazione, ma la riduzione dei diritti dei lavoratori è indubbia, in quel caso (…)”.

Il punto è che le politiche neoliberiste non bastano più. La politica deve ritrovare orizzonti e compiti diversi dagli attuali. Chi lo capisce per primo guiderà la nuova fase”.

Fa d’uopo precisare, per ragioni di correttezza e dovere di cronaca, che tali farneticazioni risalgono al 2010. Tuttavia, il quadro è il medesimo di allora: le imprese non investono e le banche non prestano loro soldi; e c’è da scommettere che Buttiglione, esattamente come il “democristiano” Passera, vorrebbe ancor oggi invertire la situazione con soldi pubblici, anziché con tagli di spesa e minori tasse.

Di esempi ne potrei far ancora molti altri ma, per ragioni di brevità (sennò facciamo notte), mi fermo qui e arrivo al punto.

Il centrodestra (in generale) e il Pdl (in particolare) hanno fallito, in ultima istanza, per una ragione: chi ne faceva (e continua a farne) parte, semplicemente non credeva nei valori e nelle politiche di cui si faceva vessillifero soprattutto in campagna elettorale. Diceva di credere all’iniziativa privata, alla deregulation, alle libertà economiche, all’arretramento dello stato in economia, alle famose tre aliquote (con quella marginale al 33%), all’Individuo, alla lotta al paternalismo di stato, per prendere i voti degli elettori che quelle cose chiedevano, ovvero quelli di destra e di centrodestra; ma poi, com’è di tutta evidenza, messo piede a Palazzo Chigi, faceva l’esatto contrario. E per una ragione, soprattutto: per intima convinzione personale e politica. Cioè, e ancora più chiaramente, perché con quei valori e quelle politiche liberali non aveva un cazzo a che spartire, in quanto democristiano, socialista o nazional-socialista (ovvero fascista). Questa, in ultima istanza, è la ragione principale del fallimento del centrodestra (anche se non la sola). Un fallimento legato soprattutto alla circostanza che la sua classe dirigente non era (e continua a non essere) di centrodestra, liberal-conservatrice, thatcheriana e reaganiana. Era (e continua ad essere) una classe dirigente di centrosinistra moderato. Punto.

Ora. Posto che Casini di quel fallimento è co-responsabile (assieme a Berlusconi, Bossi e Fini); posto che è da sempre democristiano, e dunque ontologicamente statalista e nient’affatto liberale; posto che chi è nato “quadrato” non può diventare “triangolo”, e men che meno dalla notte al giorno: qualcuno, in Fermare il Declino, pensa davvero che se il leader dell’Udc apre al programma di Giannino & C. (e alle altre richieste che gli sono state formulate), poi, una volta al governo, farà di tutto per attuarlo? Lui che, ogni volta che ha governato con il Grande Inceronato, per logorarlo e subentrargli alla guida del centrodestra, ne ha sempre ostacolato proprio l’attuazione del programma?

C’è da salvare il Paese dal declino. Bene. E lo si vuole fare alleandosi con chi, il Paese, ha contribuito a portarlo allo sfascio, prima come dirigente della Democrazia Cristiana e poi, nella cosiddetta Seconda Repubblica, quale figura apicale storica del centrodestra?

N.C.S.. Non ci siamo. Evidentemente qualcuno fa uso di oppiacei.

Primo. Gli elettori interessati a “meno stato e più mercato”, “meno spesa e meno tasse”, stanno solo a destra. Come chiunque capisca di politica sa, e come anche chiunque non ne capisca un cazzo può appurare analizzando il seguente grafico (e molti altri ce ne sono) realizzato da Termometro Politico (sulla base di una rilevazione demoscopica).

Secondo. Questi elettori rappresentano il 28% del totale (il 10,8% si definisce di destra e il 17,2% di centrodestra). Buona parte di essi oggi è libera: ovvero non sa per chi votare, come dimostra il crollo dei consensi del Pdl – passato dal 37,4 del 2008 al 18-20% attuale –, e come si premurano di evidenziare TUTTE le rilevazioni demoscopiche. Queste persone, oggi, in gran parte dichiarano di volersi astenere.

Terzo. Gli elettori di destra e centrodestra, ovvero gli unici interessati alla causa liberale, ed ora per di più in buona misura senza una patria, non hanno alcuna intenzione di votare per partiti, vecchi o nuovi, collocati in schieramenti che non siano quello di centrodestra. Non a caso, in quattro anni, non hanno mai preso in considerazione, se non in minima parte, l’Udc (prima) e il cosiddetto Terzo Polo (poi). Il loro motto è chiaro: hic manebimus optime. Anche perché, prim’ancora che un blocco politico, essi ne rappresentano uno antropologico, valoriale, culturale. E solo a destra sentono di trovarsi a “casa”, in Patria, e a proprio agio (anche perché, in tutto il mondo, la regola è questa, diciamo francamente: chi è di destra vota a destra, e chi è di sinistra vota a sinistra. E questo con buona pace di quelli che fanno fatica a capirlo e che, proprio per tale ragione, bene farebbero a non occuparsi di politica, diciamo francamente).

Quarto. Se si vuole il voto degli unici elettori interessati alla causa liberale, quelli cui prima si è accennato, e per le ragioni appena esposte, ci si deve schierare nel centrodestra. Non certo per stringere un’alleanza politica col Pdl e la Lega (con i cui dirigenti non ci si può nemmeno sedere al bar per sorseggiare un caffè). Ma per sottrarre loro gli elettori e la rappresentanza maggioritaria degli stessi.

Quinto. Se non ci si colloca a destra, non solo si farà una figura barbina e si prenderanno non più di 100-150.000 voti, ovvero lo 0,2-03% di tutti i consensi, ma non si potrà mai Fermare il Declino del Paese che, come già altrove detto, deriva anche, o soprattutto, dal fatto che l’Italia non abbia mai avuto un partito di vera destra: liberal-conservatrice, liberista, thatcheriana.

Sesto e ultimo. ‘Ca nisciun è fesso. Nessuno darà il proprio avallo ad operazioni la cui finalità è quella di provare a rubar voti al centrodestra per portarli al centro e far morire, così, il bipolarismo e la democrazia dell’alternanza.

Non serve questo a Fermare il Declino. Servono politiche “illuminate” che possono essere garantite soltanto da un sistema bipartitico; nel quale, a contendersi il governo della Nazione, siano solo una sinistra (magari guidata da Renzi) ed una destra (guidata da Giannino) liberali (e non coalizioni caravanserraglio).

Il resto è fuffa che nessuna persona seria prenderà in considerazione.

A cominciare dal sottoscritto.



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5 Responses to "Fermare il Declino con l’Udc e al centro? Ma non scherziamo"

  • Centrodestra?? says:
  • Massimo says:
  • camelot says:
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