Ott 12
30
Si scrive Sicilia ma si legge Grecia
È l’inizio della fine: la prova generale del suicidio collettivo che andrà in scena, presumibilmente, ad aprile; quando ci si recherà alle urne per rinnovare le Camere.
I man in black del Fondo Monetario Internazionale sono sempre più vicini. S’ode già il rombo dei loro elicotteri
Ha vinto Rosario Crocetta (auguri a lui), ma anche no: non ha i numeri per governare Palazzo dei Normanni. Dunque, o stringerà un accordo con Miccichè e/o Musumeci, dando vita ad una Giunta che si muova in perfetta continuità con quelle di Cuffaro e Lombardo, o in Sicilia si dovrà ritornare al voto. Proprio come è accaduto in Grecia alle penultime Legislative.
I partiti “tradizionali”, tutti, escono con le ossa rotte; e tutti, e solo in parte dipende dal calo dell’affluenza, perdono consensi in termini relativi e assoluti (nonostante raccontino che ciò sarebbe ascrivibile alla presenza di liste civiche a sostegno dei candidati alla Presidenza. Una sciocchezza: tali liste c’erano anche nel 2008!). A cominciare dal Pdl che vede crollare la propria percentuale dal 33,4% (900.149 voti), raggranellato alle Regionali del 2008, al 12,90 (247.351 voti), portato a casa ieri: 20,5 punti percentuali e 652.790 suffragi in meno. Per poi proseguire con il Partito democratico che passa dal 18,76% (505.420 voti), del 2008, al 13,40 (257.274 voti): 5,36 punti percentuali e 248.146 voti in meno. Per finire con l’Udc la cui percentuale scende dal 12,5 (336.826 voti), sempre del 2008, al 10,8 (207.827 voti): 1,7 punti percentuali e 128.999 voti in meno. Quanto a Sel e all’Idv: esattamente come nel 2008 restano fuori dal Consiglio Regionale (al pari di Fli che, però, all’epoca non esisteva).
Almeno dalle parti del centrodestra, questi numeri dovrebbero indurre taluni a rassegnare le dimissioni. Ci si riferisce ad Alfano, che con questa rimedia la seconda sconfitta in “casa” (dopo quella di Agrigento) nel giro di neanche un anno, e a Granata e Briguglio (di Futuro e Libertà). Naturalmente, nessuna di queste persone avvertirà l’esigenza morale di fare un passo indietro.
Quanto al Movimento 5 Stelle, c’è veramente poco da dire: nel 2008 aveva raggranellato, con Sonia Alfano candidata alla Presidenza della Regione, l’1,7% (46.396 voti); ieri è riuscito ad agguantare il 14,9% (285.202 suffragi). Si dice, inoltre, che questa percentuale, lo postula Casini, se traslata a livello nazionale dovrebbe tradursi in un 25% di consensi. Non so se sia vero. So, però, che tutti i sondaggi e le simulazioni attuali danno per certo che i grillini, nel prossimo Parlamento, riusciranno ad ottenere tra i 60 e gli 80 seggi. Roba da fare accapponare la pelle e che apre scenari più che cupi.
Se nella prossima legislatura, infatti, i dati di queste elezioni dovessero essere confermati, nessun partito, da solo o in coalizione, avrebbe la maggioranza in Parlamento: né il Pd alleato con Sel, né il Pd e Sel alleati con l’Udc, né il Pdl alleato con la Lega e l’Udc. Il caos totale.
Esisterebbero solo i margini numerici, quelli politici è difficile da prevedere, per un nuovo esecutivo di larghe intese. Ma Bersani accetterebbe? E Berlusconi? E i “falchi” del Pdl? E il programma di questo eventuale esecutivo, soprattutto, conterrebbe finalmente misure di risanamento – tagli consistenti alla spesa corrente finalizzati ad abbassare le tasse per rilanciare l’economia e abbattimento del debito pubblico, mediante privatizzazioni, onde ridurre l’esborso per interessi e il rischio default – o prevedrebbe, in perfetta continuità con quello dell’attuale Gabinetto e di quello precedente, ulteriori incrementi d’imposta che seguiterebbero a far sprofondare il Pil, i consumi e l’occupazione?
I man in black del Fondo Monetario Internazionale, da ieri, conoscono già la risposta. Per questo s’inizia ad udire il rombo dei loro elicotteri.
In bocca al lupo a tutti (e rinnovate il passaporto, mi raccomando).