Dic 12
21
«Il vecchio sistema dei partiti, sia pur con differenze, ci ha dimostrato per decenni di aver introiettato una sola prassi convergente: quella che ciò che è dello Stato non si tocca, anche se inefficiente, e i problemi di ciò che è inefficiente dello Stato si risolvono prendendolo dalle tasche delle imprese e del lavoro. Questa roba qui chiede, a chi sta fuori dalla vecchia politica, di cambiare l’impostazione. Penso di tentare almeno a radicare una sia pur piccola pattuglia di rompicoglioni di professione, che si alzano ogni mattina nelle aule parlamentari e dicono “giù le mani dalle nostre tasche!”. Io ci provo!
Noi vediamo se Monti fa accenno al fatto che c’è bisogno di un mix di Finanza pubblica diverso (meno debito, meno spesa corrente per abbassare le tasse, ndr), noi lo richiediamo, siamo nati per quello, vediamo (…) se farà questo (…). Se lo fa (se scende in campo come candidato premier, ndr), mi auguro che abbia un mix diverso da quello che, a oggi, lo identifica, agli occhi degli italiani, come Mister Tax-Man. E quello non va bene» (Oscar Giannino)
1) Abbattere lo stock di debito, mediante privatizzazioni, per eliminare il rischio default e ridurre la spesa in interessi (sul medesimo) che oggi ammonta a circa 80 miliardi l’anno;
2) Tagliare la spesa pubblica di 6 punti di Pil (in 5 anni), 96 miliardi di euro, acciocché sia possibile: a) raggiungere il pareggio di Bilancio (e mantenerlo) senza incrementare ulteriormente le imposte (come vorrebbero il Pd, il Pdl, l’Udc e Montezemolo); b) falcidiare in 5 anni la pressione fiscale, le tasse, di almeno 5 punti, ovvero circa 80 miliardi, a 41,5 milioni di contribuenti e restituire a ciascuno di essi 1.927,71 euro all’anno (a regime, dopo un quinquennio).
Questa, una parte del programma economico di Fermare il Declino (che è possibile leggere per intero qui).
Per avere più tasse, meno crescita e più disoccupazione, invece, ci si può rivolgere altrove. C’è solo l’imbarazzo della scelta.