Gen 13
15
È tutto, e solo, un caravanserraglio
Ovunque si volga lo sguardo – a destra, a sinistra come al centro –, ci si imbatte solo in coalizioni arlecchinesche; caravanserragli che, al proprio interno, ospitano tutto ed il suo esatto contrario: liberisti e statalisti; progressisti e conservatori; moderati e radicali. Tutti assieme, ed appassionatamente, sotto il medesimo tetto.
Si prenda la coalizione capeggiata da Monti.
Questi dichiara di essere un progressista, ovvero una persona di sinistra. Eppure guida una coalizione composta da: 1) Reazionari (nonché anti-modernisti ed anti-capitalisti), è il caso di Paola Binetti ed Andrea Olivero (per non parlare di Andrea Riccardi che, essendo un suddito della monarchia assoluta regnante oltre Tevere, s’è addirittura rifiutato di prestare giuramento di fedeltà esclusiva alla Repubblica, quando è stato nominato ministro; cosa che mai nessuno aveva prima osato fare); 2) Liberal-socialisti (o lib-lab che dir si voglia), come quelli che militano in Italia Futura (Andrea Romano, ad esempio; grande ammiratore dei socialdemocratici Tony Blair e Gerhard Schröder) e che sono confluiti nella nuova lista denominata “Scelta civica”; 3) Sé-dicenti moderati e “centristi”, è il caso degli esponenti dell’Udc; 4) Sé-dicenti liberal-conservatori, ovvero “destri”, è il caso dei “futuristi” di Fli.
Come possano mai convivere, sotto il medesimo tetto “coalizionale” o partitico, persone di sinistra, destra e centro, progressisti, conservatori, moderati e tradizionalisti, che non possono che avere posizioni opposte (o, quantomeno, assai diverse) su ogni questione politica di rilievo, dalla economia ai temi eticamente sensibili, è cosa che sfugge alla logica di noi comuni mortali. Come possano garantire stabilità e governabilità, ciò di cui ha disperato bisogno il Paese, questi signori la cui unica ambizione è quella di impedire a Bersani e Vendola di vincere al Senato, onde stringere con loro un’alleanza di governo per spartirsi potere e poltrone, poi, è cosa che, fosse ancora in vita, risulterebbe incomprensibile financo ad Albert Einstein. Di sicuro fa sì che noi italiani si venga motteggiati dalla stampa estera (basta leggere cosa scrive Les Echos).
Tuttavia, fosse solo la coalizione “montiana” ad avere come unica ambizione quella di sbarrare la strada per Palazzo Chigi a Bersani & C., sarebbe poca cosa e assai trascurabile. Potremmo anche non preoccuparcene.
Il punto, però, è che anche il Satiro d’Arcore mira allo stesso identico obbiettivo (che è anche l’unico). E, come se non bastasse, per conseguirlo ha costruito una coalizione che, quanto a disomogeneità interna, nulla ha da invidiare a quella del Bocconiano. Vi si trova tutto ed il suo esatto contrario: dalla Lega Nord alla Lega Sud di Micciché; dai fascisti di Storace ai liberal-liberisti di Antonio Martino (come a dire: cani e gatti); dai socialisti clericali à la Sacconi ai socialisti anticlericali e laicisti à la Sandro Bondi; dalla Lista Pensionati, che immaginiamo voglia correggere la riforma delle pensioni licenziata pochi mesi fa dal Parlamento, ai Moderati Rivoluzionari di Samorì, che rivoluzionari lo sono a tal punto da voler introdurre, proprio come i bolscevichi, un’altra patrimoniale; dai liberal-socialisti à la Giancarlo Galan, che vorrebbero consentire ai gay di sposarsi e di adottare figli, ai reazionari à la Gasparri e à la Russa (e à la Giovanardi) che, al solo sentir parlare di gay, mettono mano alla fondina alla ricerca di una pistola (o, quantomeno, di un pistolotto, sempre lo stesso, da somministrare agli elettori); dalla lista “Tre L”, capeggiata da Tremonti, il socialista di Dio che in questa legislatura ha introdotto 100 miliardi di nuove tasse e molteplici norme da Stato di Polizia tributaria, cagionando al centrodestra la perdita di svariati milioni di elettori, alla lista del Pdl che, al proprio interno, annovera soltanto detrattori dello stesso Tremonti. Insomma: più che una coalizione, un bordello vero e proprio.
Ma non finisce qui. La fortuna, infatti, è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo: e, a quanto pare, a noi italiani ci ha presi proprio di mira.
Il centrosinistra, l’alleanza social-comunista tra il Pd e Sel (e i Socialisti di Nencini), quanto a confusione interna, è da guinness dei primati. E lo attesta, in modo inequivocabile, tra le altre cose, il fatto che, sin qui, essa non sia ancora riuscita a redigere uno straccio di programma da presentare agli elettori (e mancano 40 giorni al voto!). Ancora non è chiaro quali misure adotterà, una volta vinte le elezioni.
Abolirà la riforma delle pensioni varata dal governo Monti, come vorrebbe il pidino Cesare Damiano? Non è dato sapere.
Ripristinerà la vecchia disciplina (abrogata dal succitato esecutivo) dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, come vorrebbe Vendola che, a tal scopo, ha raccolto le firme per indire un Referendum abrogativo? Non è dato sapere.
Taglierà la spesa pubblica o l’aumenterà? Non è dato sapere.
Abbatterà la pressione fiscale, e per tutti, o rimodulerà semplicemente il prelievo, facendo pagare ancor più tasse ai ricchi per dare 10 euro mensili in più ai poveri? Non è dato sapere.
Comprimerà i salari degli operai, come ieri ha proposto Fassina, in cambio dell’impegno, da parte degli imprenditori, a fare investimenti nelle proprie aziende? Non è dato sapere.
Modificherà la riforma del lavoro targata Fornero, già peggiorativa della Legge Biagi, o addirittura abolirà per intero quest’ultima, come propone il leader di Sel? Non è dato sapere.
Insomma, il caos è totale. E c’è un’unica certezza: non finirà male, per noi italiani, finirà molto peggio.