Stanno assassinando il Paese. Che, purtroppo, prima o poi reagirà con violenza estrema

Siamo tutti sul Titanic. Solo che chi governa la nave, anziché pensare a mettere in salvo i passeggeri, donne e bambini in primis, come sarebbe suo dovere, sta cercando disperatamente di aggiudicarsi le uniche scialuppe di salvataggio. Condannando gli altri alla morte.

Ieri ne abbiamo avuto una prova, l’ennesima.

Bersani, riuscendo a far eleggere due rappresentanti del centrosinistra alle presidenze di Camera e Senato, Laura Boldrini e il “berlusconiano” Pietro Grasso, è riuscito, senza dubbio, ad aggiudicarsi la manche. Buon per lui. Ma non per il Paese che, dopo questa mossa, vede avvicinarsi pericolosamente il voto anticipato (a giugno).

Il leader del Pd, anche se non è il solo, sta dimostrando un’irresponsabilità assoluta. È vittima del proprio delirio d’impotenza e non si rassegna all’ipotesi di dover fare un passo indietro onde favorire la nascita di un governo di larghe intese per garantire al Paese il varo di alcune riforme economiche non più procrastinabili.

Vuole governare a tutti i costi ed ottenere da Napolitano l’incarico di formare un esecutivo di minoranza, anche se è consapevole del fatto che un tale gabinetto avrebbe vita breve e cammino più che incerto; e nulla potrebbe fare nell’interesse della Nazione. In caso contrario, nell’ipotesi in cui questa strada si dimostrasse non percorribile, è intenzionato a chiedere al Capo dello Stato lo scioglimento anticipato delle Camere ed il voto a giugno: visto che sua massima premura è anche quella di potersi nuovamente presentare quale candidato premier del centrosinistra, in caso di elezioni anticipate; e questo, se il ricorso alle urne avvenisse più in là, ad esempio ad ottobre, non sarebbe più certo perché Renzi, a quel punto, sarebbe in campo per contendergli, tramite primarie, la premiership progressista.

Insomma, Bersani sta giocando una partita tutta sua: se non riesce a mettere piede a Palazzo Chigi, pretende che la legislatura cessi il prima possibile sì da poter sbarrare la strada a Renzi, se si votasse a giugno non ci sarebbe materialmente il tempo di fare nuove primarie in casa Pd, e ripresentarsi agli elettori quale candidato premier del fronte gauchista.

La domanda, a questo punto, sorge spontanea. Sarebbe questa, l’Italia giusta tanto decantata dal segretario democrat in campagna elettorale? Un’Italia di sterchi fumanti cui non frega una beneamata mazza dell’interesse generale? Un’Italia che, pur di non perdere la cadrega o di conquistarne una, è disposta ad uccidere il Paese aggravandone ulteriormente la condizione economica? Fa orrore, questa Italia. Nient’altro che orrore. Esattamente come quella incarnata da Monti e Berlusconi.

Partiamo dal Professore. In questi giorni, le cronache giornalistiche ne hanno restituito un’immagine ben diversa da quella del Salvatore della Patria (tale, tra l’altro, solo per autoproclamazione: visto che i fatti ne hanno sempre descritto l’operato di governo in tutt’altra maniera).

Il Bocconiano ha preso gusto al potere. Al punto da volerne sempre di più. Era disposto a sostenere un esecutivo a guida Bersani, o di larghe intese, a patto che gli venisse concessa la Presidenza del Senato o, addirittura, quella della Repubblica. Di fronte al niet imbarazzato di Napolitano, e a quello di Bersani e Berlusconi, ha abbandonato stizzito il tavolo delle trattative mandando tutti a quel paese. Un atteggiamento non proprio sobrio, responsabile e disinteressato. Anche perché, da parte del Pd soprattutto, era giunta la disponibilità a vagliare una rosa di candidati di Scelta Civica entro cui scegliere, eventualmente, il presidente di una delle due Camere. Ma Monti vi si è opposto: o me o niente, la sua risposta oltremodo boriosa.

Similmente Berlusconi, che pure ad urne chiuse s’era detto disposto ad appoggiare senza riserve un governo di larghe intese, negli ultimi giorni, a detta di molti retroscenisti, pare aver cambiato orientamento: ora vorrebbe, al pari di Bersani, il voto anticipato a giugno; e, proprio come il suo acerrimo alleato (il copyright è di Francesco Verderami), perché, in quel caso, potrebbe essere ancora lui il front-man della propria coalizione; mentre se il ritorno alle urne avvenisse più in là, e a guidare il fronte progressista fosse a quel punto un giovanotto e nient’affatto bolscevico come Renzi, lui sarebbe costretto a fare un passo indietro perché apparirebbe, rispetto al suo nuovo competitor, troppo anziano e, politicamente, consunto.

Insomma, lor signori, tutti, Grillo incluso, pensano esclusivamente ai cazzi propri. Mentre il Paese è, più che mai, in cattive acque: negli ultimi due mesi, stante la crisi ed il crollo logaritmico della domanda interna dovuto all’incremento esponenziale del prelievo fiscale, hanno chiuso i battenti 10.000 negozi (167 al giorno); i disoccupati, nell’ultimo anno-anno e mezzo, sono cresciuti di 750.000 unità, la metà delle quali, lo ha dichiarato qualche sera fa il Segretario della Uil Angeletti a Ballarò, è attribuibile al forsennato aumento delle tasse che s’è registrato nello stesso arco di tempo; il nostro Pil, per la gioia degli incolti seguaci della decrescita felice (grillini in testa), decresce felicemente sempre più; il debito ha raggiunto la stratosferica e storica cifra di 2.022,7 miliardi di euro il che ci obbligherà, entro due anni, a pagare anche più dei 105 miliardi di interessi previsti nella nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza; come se non bastasse, ove mai si ritornasse al voto a breve non potrebbero essere scongiurati l’entrata in vigore della nuova imposta sui rifiuti (la Tares) e l’incremento già programmato dell’aliquota ordinaria Iva (dal 21 al 22%), che graverebbero sulle tasche del contribuente per almeno altri 6 miliardi di euro.

Ecco. La sensazione è che se non si farà fronte a breve a queste emergenze; se non si intraprenderà per davvero un percorso di risanamento che porti a tagliare la spesa corrente per ridurre significativamente la pressione fiscale a tutti e rilanciare l’economia e l’occupazione; se non ci si muoverà per abbattere mediante privatizzazioni lo stock di debito, come d’altronde siamo tenuti a fare per onorare il Fiscal Compact, onde attenuare le turbolenze sui mercati finanziari e soprattutto risparmiare risorse ingenti in interessi sul debito stesso; se non ci si darà da fare per cancellare quella parte della Riforma Fornero che ha ridotto sensibilmente la flessibilità in entrata, nel mercato del lavoro, producendo svariate diecine di migliaia di disoccupati in più; se non ci si adopererà, mediante la Cassa Depositi e Prestiti, per reperire risorse sufficienti ad onorare almeno la più parte dei debiti che la Pubblica Amministrazione ha nei confronti di migliaia di imprese private: ecco, se non si farà questo (e molto altro ancora), ed in tempi brevi, sarà ben difficile per il Paese scongiurare moti di piazza e rivolte.

Il risentimento ed il disagio sociale, d’altra parte, sono fortissimi, nella popolazione. Sin qui, e fortunatamente, hanno avuto uno sbocco pacifico: il voto di protesta al fascista Grillo o l’astensionismo. Ma se lor signori, da Bersani a Monti e Berlusconi, non smettono di curarsi esclusivamente dei cazzi propri, e non si adoperano per far nascere al più presto un esecutivo che dia risposte liberali e rapide a quei problemi, beh, quel risentimento e quel disagio non potranno che tradursi in violenza. È certo.

La pazienza ha superato ogni limite. Attenti.



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24 Responses to "Stanno assassinando il Paese. Che, purtroppo, prima o poi reagirà con violenza estrema"

  • Giorgio says:
  • camelot says:
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