Mag 13
29
In tre mesi non hanno fatto altro che berciare, minacciare chiunque osasse parlar male di loro, indirizzare insulti a destra e a manca, recitare slogan frusti e semplicistici, suggerire soluzioni velleitarie quanto improbabili agli infiniti problemi italici, sobillare i militanti a che scendessero in piazza per inaugurare nuove e trionfali Marce su Roma; e, soprattutto, mentire. Lo hanno fatto su tutto, dalla sera alla mattina; a volte senza alcuna ragione plausibile. Ieri l’altro ne hanno pagato il conto. Ed è stato salatissimo.
Il loro Duce, il Gran Cazzaro Genovese, furbo come pochi e come pochi conoscitore delle dinamiche comunicazionali, lui che a Gian Antonio Stella (sul magazine Sette) confessò di recitare (e, dunque, di mentire) financo nei comizi, in questo lasso di tempo non ha fatto altro che applicare il vecchio motto di Goebbels: «Ripetete una menzogna cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità».
Agli elettori ha raccontato che il Movimento 5 Stelle ha rifiutato 43 milioni di rimborsi elettorali; ma, con ogni probabilità, ad essi non aveva diritto; essendo privo dei requisiti di legge necessari ad accedervi: uno Statuto ed un Atto Costitutivo. Fino a prova del contrario, non si può rifiutare ciò a cui non si ha diritto.
A più riprese, lui e i suoi scherani, poi, hanno sostenuto che i parlamentari grillini avessero rispettato la madre di tutte le promesse elettorali: restituire la metà dell’indennità parlamentare, trattenendo per sé soltanto 2.500 euro e rendicontando ogni singola spesa sostenuta. In questi giorni, i Pentacolari sono arrivati a percepire il loro secondo stipendio. Ma, come altrove già detto e documentato, non hanno ancora restituito o rendicontato alcunché. Eppure, il 6 maggio scorso, come si può appurare dal seguente video, Vito Crimi spudoratamente asseriva:
«Cari amici, in queste ore stanno uscendo una serie di notizie relative a un presunto venir meno degli impegni del Movimento 5 Stelle sulla questione stipendi. Io vorrei rassicurare tutti che il Movimento 5 Stelle manterrà gli impegni presi in campagna elettorale. Ha già cominciato rinunciando ai rimborsi elettorali, e sono 42 milioni di euro. Ha già cominciato restituendo 400.000 euro al mese delle indennità; per 12 mensilità sono 5 milioni all’anno, 25 milioni nell’arco di una legislatura».
Lo stesso Peter Gomez, direttore della versione online de Il Fatto Quotidiano, l’house organ del Movimento, ieri, pur non contestando loro d’aver sin qui mentito sulla questione, e come mai avrebbe potuto!, ai grillini ha ricordato, a modo suo, l’impegno preso e disatteso:
«Più importante, per i 5 stelle, sarebbe invece non aprirli nemmeno quei dibattiti. Perché chiunque ha un lavoro sa che in tutte le aziende del mondo si viene rimborsati solo dopo aver presentato gli scontrini. E perché non bisogna essere dei geni della comunicazione politica per capire i tuoi elettori si aspettano di vedere le tue note spese on line (…). Fare la vittima (a meno che non ti chiami Silvio Berlusconi e hai a disposizione giornali e televisioni) non paga. Paga invece la verità e la chiarezza (…)».
Verità e chiarezza: precisamente ciò che i Pentacolari hanno rifuggito, sin qui, come la peste. Anche sulle piccole cose.
Basti pensare che Grullo, pur d’incensare sé e i suoi, è arrivato a sostenere che il Movimento 5 Stelle avesse la più alta percentuale di parlamentari laureati («Quello del MoVimento 5 Stelle è anche il gruppo con la maggiore percentuale di laureati: l’88%, in coda alla classifica il pd con il 67% e la Lega con il 40%»). Ed è completamente falso: è quarto, col 65% di “dottori”, dietro Scelta Civica, Pdl e Pd.
Le continue e quotidiane menzogne (soprattutto) sulla restituzione dell’indennità parlamentare hanno avuto un peso di sicuro rilevante nella débâcle elettorale di domenica: gli elettori, su questo tema, mai come in questo momento, sono estremamente intransigenti. Lo evidenzia questo sondaggio elaborato da Mannheimer per il Corriere della Sera.
Naturalmente, la questione diaria, da sola, non spiega per intero la Caporetto grillina. Molto altro ha pesato su questo risultato.
L’aver fatto sfoggio di arroganza ed inettitudine (basti pensare alle continue gaffe dei parlamentari); la completa assenza di umiltà; l’incapacità di relazionarsi con gli “altri”, chiunque essi fossero (giornalisti, colleghi parlamentari, conduttori televisivi); il convincimento autistico che bastasse reiterare il format “vaffanculesco” per seguitare a raccogliere (o trattenere) consensi; le minacce continue e le scomuniche, interne ed esterne; l’esser venuti meno alla promessa di render trasparente ogni decisione ed ogni singolo atto politico del Movimento; l’aver presentato appena 19 proposte di legge (su più di 1.000 totali). Più di tutto, poi, il fatto di non aver capito che i consensi raccolti alle Politiche provenissero, per 3/4, da “elettori casuali”; da elettori che s’erano acconciati a premiare il 5 Stelle senza conoscerne le posizioni, salvo quelle platealmente più note, o il programma; da elettori che s’erano ridotti a compiere il “grande passo” sol perché disgustati dagli “altri” e privi di una reale alternativa. A queste persone – cui della decrescita felice o del No al Tav frega meno di niente; che a sentir parlare di nozze gay storcono il naso; che fanno fatica ad arrivare alla quarta settimana perché stritolati da una gragnuola di imposte; che di Berlusconi potranno pure pensare tutto il male possibile ma a cui, di sicuro, non fotte un cazzo che venga reso ineleggibile, avendo altro e di ben più importante cui pensare; che hanno l’azienda che rischia di chiudere i battenti perché la domanda interna è crollata, i governanti hanno incrementato le tasse, Equitalia vuole pignorare loro la casa perché non hanno i soldi per versare le tasse in quanto sono creditori dello stato che, da bravo figlio di una buona donna, non paga loro le forniture – ecco, a queste persone, tutto quello che i Pentacolari hanno messo in scena negli ultimi tre mesi, è parso puro cazzeggio; inutile dispendio di tempo: un’offesa a chiunque patisse una situazione di estremo disagio sociale. Noi soffriamo e questi, che pure ci avevano promesso mari e monti in campagna elettorale, non trovano di meglio da fare che stilare la lista dei giornalisti cattivi o epurare qualche traditore interno? Ma che vadano a fare in culo anche loro. Questo avranno pensato molti di quelli che, pur avendoli premiati a febbraio, domenica non hanno ripetuto il gesto.
Ciò significa che il Movimento 5 Stelle è arrivato al capolinea? Magari fosse così, ma è troppo presto per dirlo: nelle competizioni locali, d’altra parte, il voto d’opinione, quello che a febbraio ha incoronato i Pentacolari, ha un peso pressoché nullo.
L’unica cosa certa è che prendere per i fondelli gli italiani – cosa che Grillo, come un Berlusconi o un Prodi qualsiasi, per tre mesi ha fatto –, non paga mai.