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La crisi ha reso i ricchi ancor più ricchi e i poveri ancor più poveri, dice Floris a Ballarò. Ma i numeri lo smentiscono

Da circa sei anni, da quando cioè la crisi economica internazionale è deflagrata, Giovannino Floris, ogni santo martedì, nel corso della trasmissione che conduce, Ballarò, ci propina servizi televisivi ed ospiti per asseverare una tesi. Questa: la crisi ha reso i Paperon de’ Paperoni italici ancor più ricchi e i poveri cristi ancor più spiantati; dunque occorre stangare i primi per rimettere a posto le cose. Si tratta di una congettura destituita di ogni fondamento; smentita dai dati Eurostat. Prima di addentrarci nella questione, però, fa d’uopo ricordare alcune cose.

L’Italia, da lustri, è la quarta nazione al mondo in cui più sono tassati i ricchi: le persone con redditi di 100.000 e 300.000 dollari (fonte: KPMG). Prima che la crisi venisse a vita, era quella europea con la più bassa imposizione sui patrimoni. Negli ultimi tre anni, però, è divenuta la seconda del Continente, dopo la Francia, per tassazione sugli stessi (fonte: Corriere della Sera). Allo stesso modo, fino al 2011, tra le principali del globo terracqueo era la nazione col più basso prelievo fiscale sugli immobili. Dopo l’introduzione dell’Imu, però, la tassazione che impone sulle case è arrivata a superare quella media dei paesi OCSE (fonte: Il Fatto Quotidiano). Tutti questi dati, estremamente negativi, inoltre, sono destinati a peggiorare ulteriormente in quanto alcune norme contenute nella Legge di Stabilità prevedono un inasprimento del prelievo sui patrimoni e sugli immobili. Premesso ciò, e documentato il fatto che nel nostro paese i cosiddetti ricchi vengano complessivamente tassati più che in qualsiasi altra parte del mondo, veniamo all’oggetto del post.

Eurostat, l’ente statistico di ricerca europeo, rende noto, ogni anno e dal 2004, l’indice che misura la diseguaglianza nella distribuzione del reddito (Inequality of income distribution) delle diverse nazioni del Continente. Più basso è questo indice, minore è la diseguaglianza. Ecco, allora, il primo grafico.

Com’è facile appurare, l’indice relativo all’Italia, pur avendo subito un lieve incremento a causa della crisi economica, nel 2011, l’ultimo anno per cui si dispone di dati, era più basso che nel 2004 (5.6 contro 5.7). Quindi, in piena crisi, la forbice (il divario di reddito) tra ricchi e poveri era addirittura più contenuta di quanto fosse quasi un decennio prima. Si consideri, adesso, quest’altro grafico pubblicato da Panorama.

Ebbene, la Spagna è il paese, tra quelli presi in considerazione, in cui si è inasprito di più il divario di reddito tra abbienti e indigenti. Come lo si spiega? Col fatto che i primi, grazie alla crisi, si siano arricchiti tantissimo? Nient’affatto.

Questo dato si spiega con l’elevata disoccupazione che si registra da tempo nella nazione. Facciamo un esempio.

Si considerino due famiglie. Nella prima, marito e moglie svolgono entrambi un lavoro da impiegati; nella seconda, invece, il marito è un manager (e, quindi, ha un reddito abbastanza alto) e la moglie è un’impiegata. Congetturiamo, adesso, che, in entrambe, la donna perda il posto di lavoro.

Quale delle due famiglie se la passerà meglio? Ovviamente la seconda. Perché si è arricchita? Assolutamente no. E perché, allora, sta meglio? Semplicemente perché si è impoverita meno della prima. Chiaro?

Una crisi economica di vasta scala, che accresca esponenzialmente il numero dei disoccupati, necessariamente allarga la forbice tra poveri e ricchi. Ma non perché quest’ultimi, grazie ad essa, si arricchiscano: ma, semplicemente, perché essi, tendenzialmente, si impoveriscono meno dei primi. Questo vale per ogni nazione.

Anche per l’Italia dove, pur tuttavia, e come abbiamo documentato, il divario di reddito tra ricchi e poveri era, nel 2011, in piena crisi, più contenuto di quanto fosse nel 2004.

Ecco, se nelle trasmissioni come Ballarò si facesse più informazione e meno propaganda politica e demagogia; se si invitassero persone più preparate ed economisti di chiara fama internazionale (come Giavazzi ed Alesina), anziché fattucchiere, shampisti e blogger; se agli italiani, ospiti in studio inclusi, si ricordasse sempre che di tasse e patrimoniali ne abbiamo già fin troppe, e di inusitata asperità, e proprio per questo la nostra economia è l’unica ancora in recessione e la disoccupazione seguita a crescere, forse sarebbe meglio per il Paese.

Anzi, sicuramente.

Ps. Se l’evasione fiscale nel nostro paese è alta più che altrove, lo si deve proprio all’elevata pressione fiscale gravante sui cosiddetti ricchi. È una questione che Luigi Einaudi aveva capito già nel lontano 1946.



4 Comments on “La crisi ha reso i ricchi ancor più ricchi e i poveri ancor più poveri, dice Floris a Ballarò. Ma i numeri lo smentiscono”

  1. Augusto Says:

    Floris, Fazio, Santoro…se li conosi li eviti.
    Ovvero, una persona con un minimo di preparazione e la mente ancora in grado di essere usata (non condizionata a priori) sa benissimo che quando sintonizzerà uno di questi tre signori riceverà un “prodotto” altamente contrafatto a base di pregiudizio e demagogia.
    Un tale che sia “sano”, non già drogato dalla disinformazione, può anche assistere al programma (a mio parere ci vuole molta pazienza) senza trarne maggiori danni, salvo una inca**atura.
    Un tale già drogato dalla disindormazione, si nutrirà di tali programmi che serviranno a disinformarlo ancora un po’.

    Peccato che due di questi “professionisti” siano pagati, anche, con soldi pubblici.

  2. camelot Says:

    Risposta ad Augusto.
    Appunto. Lavorassero almeno per la tv privata, nulla quaestio. Il fatto è che, invece, oltre a non fare informazione, lavorano per mamma Rai pagati da tutti noi.

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