Nov 13
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Stamane, intervistato da Italia Oggi, Yoram Gutgeld, deputato del Pd e consigliere economico di Matteo Renzi, si è pronunciato su un tema cruciale: le privatizzazioni.
Ecco cosa ha dichiarato:
«Cosa si aspetta dalla vendita dei beni pubblici? Non è un momento facilissimo del mercato (chiede il giornalista).
Da 1992 fino al 2000 circa, noi abbiamo privatizzato per 150 mld. Soldi che hanno salvato l’Italia dal fallimento. Oggi il debito sarebbe stato al 150% del Pil. Cosa rimane? Pezzi di aziende quotate, Eni, Enel, Terna. Bisogna valutare vantaggi e svantaggi ma si possono considerare. Ma, per esempio, Poste e Ferrovie possono essere messe sul mercato subito. Poi c’è il patrimonio immobiliare, è un momento difficile per vendere ma ci si può pensare.
Privatizzerebbe la Rai se diventasse Ministro?
Assolutamente si, non vedo preclusioni. Se diventassi Ministro la privatizzerei subito».
Ieri, però, Renzi, intervenendo alla trasmissione La Gabbia, alla domanda del conduttore «Lei venderebbe Eni, Enel, Finmeccanica, Poste, per fare cassa?», aveva risposto così:
«Non adesso. Non adesso perché non è il momento ideale, dal punto di vista del mercato. E non adesso perché, attenzione, noi non possiamo immaginare che il privato sia bello e il pubblico sia brutto (…)».
Argomenti usati, poco dopo, anche per rispondere ai rilievi che, su Twitter, gli erano stati mossi da un follower.
.@matteorenzi Se non privatizzi, con la scusa di non voler svendere, argomento usato dai fasciocomunisti, lo stato non lo metti a posto.
— Camelot (@Camelotdestra) 20 Novembre 2013
Ecco, magari il Toscanaccio, anziché perder tempo a farsi immortalare in pose “piacione”, adatte più ad un “bimbominkia” che ad un politico che si rispetti, potrebbe parlare col proprio consigliere economico e concertare una linea univoca su ogni singola questione di rilievo. In questo modo, i cittadini potrebbero conoscerne con precisione le posizioni; e l’8 dicembre, anziché recarsi ai gazebo e votarlo fideisticamente sol perché giovane e “nuovo”, cose di per sé assolutamente insignificanti, farlo, e magari anche più copiosamente, invece, perché convinti della bontà delle sue ricette.
O, forse, la sua strategia consiste proprio nel dire tutto e l’esatto contrario di tutto in modo da non scontentare alcuno?
Il dubbio, visto che un anno fa definiva indispensabili le privatizzazioni, è più che legittimo.
«Il debito pubblico italiano ha raggiunto circa il 124% del Prodotto Interno Lordo (…).
La credibilità del risanamento finanziario è la premessa di ogni ragionamento sul rilancio dell’economia. Tale credibilità richiede un impegno continuo per la riduzione del debito pubblico, che è il peso maggiore che le nuove generazioni devono sopportare, pagando un caro prezzo per gli errori del passato. Chi vuole governare deve prendersi un impegno chiaro di non scaricare sulla prossima generazione il peso dell’aggiustamento, come ha fatto chi ha governato in passato.
a. Ridurre il debito attraverso un serio programma di dismissioni del patrimonio pubblico.
Devono essere messe in atto tutte le misure necessarie affinché il debito pubblico cali in modo significativo, anno dopo anno, anche negli anni in cui la congiuntura è sfavorevole, in particolare i prossimi due. Per mantenere tale impegno è necessario mettere in atto un’efficace politica di dismissioni del patrimonio pubblico. Stime credibili (Astrid) ritengono possibile una riduzione del debito al 107% del Pil entro il 2017 e un’ulteriore calo negli anni successivi attraverso un mix di interventi.
In particolare, sul versante degli asset del patrimonio è possibile ipotizzare:
1. la cessione di immobili pubblici per circa 72 miliardi di euro (alla quale deve accompagnarsi una indispensabile revisione delle procedure burocratiche e urbanistiche in assenza della quale ogni valorizzazione di questo patrimonio è impossibile);
2. la cessione di partecipazioni in aziende quotate e non quotate per circa 40 miliardi euro;
3. la capitalizzazione delle concessioni statali per circa 30 miliardi» (dal programma con cui Renzi sfidò Pier Luigi Bersani).
Ps. Vi ricordo che è possibile donare 2 euro alle popolazioni colpite dall’alluvione in Sardegna, inviando un SMS al numero 45500.