Feb 14
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Renzi è stanco, non ce la fa più: è ininterrottamente in campagna elettorale dall’estate del 2012; quando lanciò il guanto di sfida a Bersani per aggiudicarsi la premiership del centrosinistra.
Renzi è stanco, non ce la fa più: l’idea di dover affrontare a breve altre due campagne elettorali, una per la riconferma a Sindaco di Firenze e l’altra per le Europee, lo atterrisce.
Renzi è stanco, non ce la fa più: soprattutto a tenere a freno la propria bramosia di potere. Per questo ha lanciato l’ultimatum a Letta: vuole mettere piede a Palazzo Chigi e governare al più presto il Paese. Anche se potrebbe risultargli fatale.
Non è in gioco solo il suo destino
I problemi del Paese possono avviarsi a soluzione solo a patto che il governo, chiunque lo capeggi, riduca fortemente e finalmente le tasse (lo ha dichiarato, giusto ieri, anche il governatore di Bankitalia, Visco). Perché questo avvenga, però, è necessario falcidiare, e di molto, la spesa pubblica corrente: questa è la vera sfida che deve essere vinta, se vogliamo sopravvivere. Non esiste altra possibilità, per ritornare a crescere, essere competitivi e riassorbire la disoccupazione, che passare il machete sulla spesa e le tasse. È un percorso obbligato.
Se Renzi vuole insediarsi a Palazzo Chigi, a maggior ragione se non intende passare prima per la “casella elezioni”, deve garantire il raggiungimento di questo obiettivo.
Ne sarebbe in grado? Difficile rispondere con certezza. Di sicuro se, divenuto premier, non portasse a casa questo risultato, a patirne le conseguenze non sarebbe solo lui ma l’intero Paese: si dischiuderebbero le porte a Grillo. Il Fascismo, a quel punto, rimetterebbe piede in Italia.
Prima ipotesi. Renzi dà vita ad un esecutivo con Sel e gli ex Pentacolari
Renzi, nel caso in cui Letta dovesse dimettersi e lasciargli via libera, ha escluso categoricamente che potrebbe dar vita ad un esecutivo di larghe intese che arrivasse a coinvolgere Berlusconi ed il suo partito. Allo stesso tempo, ha fatto qualche apertura ai “fuoriusciti” del Movimento 5 Stelle. Dunque, l’ipotesi ch’egli possa dar vita ad un governo con Sel e gli ex grillini, dovrebbe essere la più quotata.
Nondimeno, un esecutivo che ricomprendesse tutta la sinistra, ivi inclusa quella estrema, quella radicale ancor oggi saldamente ancorata al comunismo ed incarnata dai “vendoliani”, non potrebbe mai avere in agenda un vasto piano di riduzione delle imposte (Vendola, ricordiamolo, alle ultime Politiche proponeva di portare l’aliquota marginale, a carico dei milionari, al 75% dal 43 attuale, nonché di introdurre altre patrimoniali) e delle uscite (ovvero della spesa pubblica): sarebbe contro la sua natura. Pertanto, è facile formulare tale “profezia”, finirebbe per occuparsi del “sesso degli angeli”: cose che, date le difficoltà del momento e la crisi economica, verrebbero percepite dai cittadini come insignificanti, vere e proprie inezie; ovvero le unioni civili gay ed il conferimento della cittadinanza ai figli, nati in Italia, degli immigrati regolari.
Giocoforza, Renzi, con un esecutivo che avesse tale mission, ed inevitabilmente l’avrebbe, ne uscirebbe malissimo: logorato. Apparirebbe “scollato” dalla realtà; inconcludente agli occhi degli elettori moderati che arriverebbero a considerarlo invotabile; incapace di comprendere, al pari dei suoi colleghi, i problemi e le priorità della “gente” (cosa che gli accade già oggi, visto che discetta unicamente di questioni che, a nove persone su dieci, paiono trascurabili o, quanto meno, di non primaria importanza: la legge elettorale e le riforme costituzionali). Insomma, si brucerebbe con le proprie mani e aprirebbe le porte, ancor più che all’impropriamente detto centrodestra, che comunque ne trarrebbe vantaggio, a Grillo e alle sue fascistissime squadracce. Solo il comico genovese, infatti, seguiterebbe a detenere il titolo di “politico nuovo”; ed il Movimento 5 Stelle, quello di “partito vergine”, ovvero non compromesso con la politica politicante. Facile immaginare che, alla prima occasione utile, ovvero non appena si ritornasse al voto per il rinnovo del Parlamento, i Pentacolari raccoglierebbero una messe consistentissima di voti e tale da dischiudere loro le porte del governo. Agli italiani, a quel punto, non resterebbe che espatriare, onde evitare di restare vittima di una nuova dittatura.
Seconda ipotesi. Renzi dà vita ad un esecutivo in tutto e per tutto eguale a quello attuale, cioè aperto solo ad Alfano, o ad uno allargato anche a Berlusconi
Le cose, per Renzi, non cambierebbero nemmeno se portasse a vita un Gabinetto in tutto e per tutto eguale a quello attuale, cioè aperto ad Alfano ed al Nuovo Centro Destra, o se ne inaugurasse uno con il Cavaliere: tutti, a cominciare dagli esponenti della minoranza interna del Pd (che, giova ricordare, rappresentano e “controllano” la maggioranza dei parlamentari del partito), congiurerebbero contro di lui. Questo, e solo questo, farebbero da sera a mane.
Nessuno avrebbe interesse a fargli fare una buona figura, a consentirgli di ridurre le tasse, dare un colpo d’accetta alla burocrazia ed ammodernare il Paese: sarebbe un regalo che sconterebbe, nelle urne, in un modo o nell’altro, con una sonora sconfitta. Ragion per cui, anche in questo caso, l’unico ad incassare il dividendo, alla fine, sarebbe Grillo.
Per quanto possa apparire inverosimile, visto che a dirlo è un destro che non gli lesina critiche e che mai voterà per lui (come per chiunque altro, d’altro canto), le sorti del Paese (anche in termini di tenuta democratica), ora come ora, sono legate a quelle di Renzi: se questi si brucia troppo presto, se cessa d’essere percepito come “la” novità o se troppo presto appare incapace ed inconcludente, quello, più difficilmente o addirittura mai, potrà rimettersi in sesto.
Se vuole essere utile a tutti, anche a se stesso, o’ guagliunciell’ deve pazientare.
Non è ancora venuto il suo momento.