Manovra. Renzi, tra luci (poche) ed ombre (tante), per ora fa meglio di Monti e dell’ultimo Cav

Una premessa s’impone. I provvedimenti annunciati mercoledì scorso da Renzi sono “scritti sulla sabbia”: non sono ricompresi in disegni di legge o decreti (tranne il Jobs Act). Dunque nessuno può leggerli, i loro contorni non sono definiti e certi, e questo rende impossibile valutarli accuratamente. Il massimo che si possa fare, per ora, è parlarne a grandi linee e considerarli soprattutto sotto il profilo politico, piuttosto che dal punto di vista economico. Detto ciò, veniamo al dunque.

Renzi ha varato una manovra economica dai connotati indiscutibilmente elettoralistici: annunciare sconti fiscali Irpef del valore di 80 euro netti mensili a beneficio quasi esclusivo degli appartenenti alle proprie constituency, evidentemente, serve a raccattare voti alle Europee. Nondimeno, il provvedimento in oggetto, per quanto presenti diverse criticità – il fatto, ad esempio, che non riguardi i lavoratori autonomi e, a quanto pare e purtroppo, neanche gli incapienti (lo scrive il Corriere della Sera) – rappresenta una svolta, ancorché piccolissima ed insufficiente: per anni i governi non hanno fatto altro che sottrarre risorse agli italiani, con questa misura se ne restituiscono un po’. Naturalmente, come detto, non basta, il provvedimento è insufficiente, si sarebbe dovuto fare molto di più; ma, per ora, e almeno da questo punto di vista, Renzi merita un 6- (sempreché, come vedremo a breve, la detassazione venga finanziata solo con riduzioni di spesa).

Le coperture

Da giorni, come direbbero a Lugano, i quotidiani (e taluni economisti alle vongole, presenti soprattutto in Rete) sparano cifre a cavolo di cane. Vediamo di fare un po’ di chiarezza (ammesso ci si riesca).

Innanzitutto, la detassazione in esame, per l’anno Domini 2014, non vale 10 miliardi di euro ma 6,6. Semplicemente perché i soldi verranno dati in busta paga a fine maggio e non riguarderanno i primi quattro mesi dell’anno (gennaio, febbraio, marzo e aprile), in quanto già trascorsi, evidentemente.

Questo significa che, per coprire con tagli di spesa questi sconti fiscali, come promesso da Renzi, non serviranno 10 miliardi per il 2014 (i 10 miliardi serviranno a regime, cioè a partire dall’anno prossimo) ma all’incirca 6,6. Ci sono questi quattrini? Esistono, quindi, coperture? Non si sa con certezza.

Allo stato, il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, pare abbia individuato tagli, per l’anno in corso, del valore di 3 miliardi o poco più. Quindi, per ora, la detassazione è coperta al 50%. Questo significa, come taluni hanno scritto, che il provvedimento, per la restante parte, sarà coperto certamente incrementando il deficit? Assolutamente no. Nemmeno questo si può asserire con certezza.

A quanto riferisce il Corriere della Sera, ci sarebbero diverse voci da cui ricavare il fabbisogno restante (e che il ministro Padoan starebbe prendendo in considerazione). Giusto per fare qualche esempio: 2,2 miliardi di euro di minori interessi da corrispondere sui Buoni del Tesoro; 5 miliardi che potrebbero rientrare, sotto forma di Iva, nelle casse dello stato dopo il pagamento dei debiti della PA (ed altro ancora).

Dunque, per ora e con certezza, si può dire solo questo: gli sconti fiscali, ad oggi, sono coperti al 50%. Nelle prossime settimane sapremo dove, se e in che modo verranno reperite le altre risorse.

Sblocco dei debiti della Pubblica amministrazione: Renzi dimostra d’essere il princeps dei cazzari

Renzi, il 25 febbraio:

«La Cassa Depositi e Prestiti ci può aiutare a fare quello che ha fatto la Spagna, per circa 60 miliardi di euro, con un effetto benefico immediato. Aiuterà i fondi per la lotta al credit crunch, e in 15 giorni permetterà di sbloccare i 60 miliardi che sono bloccati per i debiti della P.A.».

«In 15 giorni sarà tutto pronto abbiamo già preparato due emendamenti, e questo permetterà di sbloccare i 60 miliardi che sono bloccati per i debiti della Pa».

Renzi, il 12 marzo:

«Abbiamo preso la stima della Banca d’Italia, mentre al ministero dell’Economia non sono così convinti, che i debiti della Pa siano 68 miliardi. Entro luglio li sblocchiamo tutti».

Renzi, il 13 marzo (il giorno dopo!):

«Sui debiti della Pubblica amministrazione, 22 miliardi Letta li ha pagati, il resto lo salderemo entro il 21 settembre».

Devo aggiungere altro? Direi proprio di no. Voto in pagella: 2-.

Rottamazione della riforma Fornero del mercato del lavoro

La parte migliore dei provvedimenti annunciati da Renzi è, senz’altro, quella riguardante l’adozione di misure volte a rendere più flessibile, in entrata, il mercato del lavoro:

«La svolta sta tutta in una maggiore libertà sui contratti a termine e sull’apprendistato, nell’eliminazione di buona parte dei paletti che ne regolamentavano l’utilizzo, a volte rendendolo troppo complicato. La durata massima del contratto a termine senza l’indicazione della causale, utilizzabile per chi lavora per la prima volta, passa da uno a tre anni. Non solo. Prima era possibile una sola proroga, ad esempio sei mesi più sei mesi (…). Adesso, almeno in teoria, si potranno fare 36 contratti di un mese e tutti senza causale. Lo stesso schema frazionato può essere utilizzabile anche per i contratti a termine con causale, quelli rivolti a chi non è alla prima esperienza di lavoro. Prima era possibile una sola proroga adesso non ci sono limiti, tranne la durata complessiva che in questo caso era già di tre anni.

Per tutti i contratti a termine poi viene fissato per legge un tetto massimo di utilizzo: il 20% dell’organico dell’azienda. Prima la scelta era lasciata alle parti, azienda e sindacati, e l’asticella si fermava più tra il 10 e il 15%. Con il decreto legge approvato ieri anche l’apprendistato diventa più semplice. Non solo per la parte burocratica, con il venir meno del contratto di formazione in forma scritta. Ma soprattutto perché cade l’obbligo di assumere a tempo indeterminato l’apprendista che ha finito il suo periodo di formazione prima di poterne prendere uno nuovo. «Il risultato pratico di quell’obbligo — dice il ministro del Lavoro Giuliano Poletti — era che le aziende mandavano a casa l’apprendista un mese prima che scadesse il contratto in modo da evitare l’obbligo di stabilizzarlo e poi assumerne uno nuovo» (Corriere della Sera).

Ecco. Tutto questo è ottimo, ancorché insufficiente, però. Per riassorbire più rapidamente la disoccupazione, in questo momento, servirebbero nuove figure contrattuali ancora più flessibili. Avremmo bisogno d’introdurre, ed è una cosa su cui concorda anche il guru economico di Renzi (Yoram Gutgeld), i mini-jobs tedeschi.

Ad ogni modo, su queste misure, Renzi merita un 7 pieno.

Tuttavia, come ha scoperto il quotidiano Avvenire, nella legge delega riguardante la riforma del mercato del lavoro, è presente una norma finalizzata a:

«Abolire la detrazione per il coniuge a carico ed introdurre il tax credit, quale incentivo al lavoro femminile, per le donne lavoratrici, anche autonome, con figli minori e che si trovino al di sotto di una determinata soglia di reddito familiare».

Quindi, par di capire, e ne conviene il succitato giornale, che Renzi voglia cancellare la detrazione per il coniuge a caricol’unico sostegno economico previsto per le donne che scelgono di restare a casa per curare i figli o gli anziani genitori»); che, per le fasce di reddito medio-basse, ammonta a 800 euro netti annui. Il che significa, tra le altre cose, che questa misura annullerebbe, quasi per intero, i vantaggi derivanti dagli sconti Irpef di cui abbiamo parlato in principio.

Una cosa incomprensibile e vergognosa. Voto in pagella su questa singola misura: 0.

Pessima l’idea di ridurre l’Irap incrementando il prelievo sulle rendite finanziarie

Nel giro di un paio d’anni, e per effetto di provvedimenti adottati dal governo Berlusconi e da quello Monti, le tasse sul risparmio sono quasi raddoppiate:

«Il conto complessivo delle imposte su risparmi e investimenti tocca quota 13 miliardi nei primi otto mesi dell’anno. Rispetto a fine 2011 il prelievo è quasi raddoppiato.

Sempre di più, quindi. Alla cassa del Fisco a pagare un conto più salato non sono soltanto gli immobili ma anche il risparmio degli italiani. Un crescita decisamente sostenuta se si pensa che i 13 miliardi di imposte totalizzati tra gennaio e agosto di quest’anno – seppur in modi e forme diversificate – sono già pari al dato dell’intero 2012 e, come detto, doppiano quelli registrati dalle statistiche fiscali del ministero dell’Economia nel 2011» (Il Sole 24 Ore).

Anche per questa ragione, il fatto che si voglia incrementarle ulteriormente, portando il prelievo sulle rendite finanziarie diverse dai Titoli di stato (e dai conti correnti e di deposito) dal 20 al 26%, non può che essere salutato negativamente; ancorché il tutto sia finalizzato a reperire risorse per ridurre l’Irap.

Al riguardo, però, sia consentita una brevissima digressione.

Legittimati a stigmatizzare questo provvedimento, e mi riferisco al mondo dei liberisti (veri o presunti), sono solo coloro che hanno aspramente contestato anche l’incremento del prelievo sugli immobili, lievitato dai 9 miliardi dell’Ici ai 23,7 dell’Imu. Chi, al contrario, dinanzi agli incrementi d’imposta sul mattone, che hanno portato taluni a sborsare anche il 2.330% in più, ha stappato lo champagne (o quasi), dovrebbe, adesso, aver il buon gusto di tacere.

Chiusa la parentesi. Voto in pagella a Renzi su questo provvedimento: 0.

In conclusione.

Renzi, con queste prime misure, e nonostante taluni più che deprecabiili incrementi d’imposta, sembra poter fare meglio di Monti (cosa più che semplice) e dell’ultimo Berlusconi (quello che ha introdotto tasse per diecine di miliardi di euro). E va sempre ricordato che è un socialista, un uomo di sinistra. Dunque, più di tanto, da lui non si può pretendere.

Spetta semmai ai suoi alleati di governo, quelli del Nuovo Centro Destra e di Scelta Civica, che si dicono liberali e/o di centrodestra, correggere le parti meno “commestibili” dei provvedimenti che intende varare.

Questo è quanto, per ora.



Tags: ,

3 Responses to "Manovra. Renzi, tra luci (poche) ed ombre (tante), per ora fa meglio di Monti e dell’ultimo Cav"

  • corbulone says:
  • camelot says:
Leave a Comment