Grillo è contro il Fiscal Compact. Ma nel programma 5 Stelle è auspicato il pareggio di Bilancio da esso introdotto

Il trattato denominato Fiscal Compact, sottoscritto liberamente dal nostro paese e di cui chi scrive è un fervente sostenitore, ci impone due vincoli: 1) ridurre, di 1/20 l’anno, il rapporto debito/Pil finché non raggiungerà la soglia del 60%; 2) rispettare il pareggio di Bilancio, ovvero spendere non più di quanto si incassi onde evitare di creare ulteriore deficit e debito.

Che è quanto abbiamo recepito nel nostro ordinamento modificando l’articolo 81 della Costituzione. Che oggi recita:

«Lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico.

Il ricorso all’indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali».

Bene. Come noto, Pippa Grullo è contrario al succitato trattato, alla riduzione del debito pubblico nonché al pareggio di Bilancio. Lo ha dichiarato più e più volte. Ad esempio, sul proprio blog, il 24 ottobre del 2013, nel post intitolato Il tributo di sangue all’Europa, ed il 27 gennaio 2014, nel post intitolato Il colossale inganno del Fiscal Compact.

Ma lo ha fatto anche ieri sera nel corso dell’intervista che ha concesso a Mentana:

«Strappiamo il fiscal compact».

Peccato che nessuno gli abbia spiegato che, nel programma del Movimento 5 Stelle, di cui è indiscusso Duce nonché proprietario, a pagina 3 sia auspicata proprio l’applicazione del pareggio di Bilancio.

«Approvazione di ogni legge subordinata alla effettiva copertura finanziaria».

D’altra parte, sempre nel succitato programma, è anche prevista la privatizzazione di due canali della Rai quando, invece, Grillo e i suoi, da bravi fasciocomunisti, sono contrari ad ogni privatizzazione.

«Vendita ad azionariato diffuso, con proprietà massima del 10%, di due canali televisivi pubblici».

«Un solo canale televisivo pubblico, senza pubblicità, informativo e culturale, indipendente dai partiti».

Evidentemente, né lui né chi lo vota o rappresenta in Parlamento sa leggere.



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