Delle due, l’una. O l’Euro è frutto di un complotto demo-Pluto-Pippo&Paperino-giudaico-massonico ordito solo contro l’Italia (non ridete), o, come qui si dice spesso e volentieri, il problema siamo noi, ovvero l’eccesso di spesa pubblica, tasse e debito che ci trasciniamo dietro da decenni e che frena, inesorabilmente, la nostra crescita. («La seconda che hai detto»).
«Nel triennio 2011-2013 il Regno Unito ha ridotto la spesa pubblica di 13,8 miliardi di sterline (16,6 miliardi di euro) e aumentato le imposte di solo un miliardo (1,2 in euro). Con quali risultati? La disoccupazione ha cominciato a scendere: 7,6% nel novembre 2013, il valore più basso da tre anni in qua. E non […]
Che i nostri problemi derivino (quasi) esclusivamente dall’eccessiva spesa pubblica, dall’insostenibile livello raggiunto dalla pressione fiscale (oltremodo alta, appunto, proprio perché deve finanziare una spesa elefantiaca) e dall’abnorme debito pubblico, e non già dall’Euro, dalla Merkel e dalla Germania, è cosa che qui si è ripetuta più e più volte. Naturalmente, documentando il tutto attraverso […]
Qualche giorno fa, intervistato da Alan Friedman, Nouriel Roubini, considerato (a torto o a ragione, poco rileva) uno dei più importanti economisti viventi, ha sentenziato che, tra dieci anni, se il Belpaese non farà riforme strutturali, passerà a miglior vita: causa scarsa crescita, disoccupazione giovanile, eccesso di pressione fiscale ed elevato debito pubblico. Quest’ultimo, in […]
L’inflazione è la più subdola delle tasse; e quella più iniqua: colpisce soprattutto i poveri decimando il potere d’acquisto dei loro redditi.
La notizia l’ha data, qualche giorno fa, Il Mattino di Napoli; ed è passata completamente in sordina (o quasi): il Presidente della Commissione Bilancio della Camera, il piddino Francesco Boccia, ha dichiarato che «almeno un cassintegrato in deroga su quattro è falso».
Ce ne siamo occupati, un paio di settimane fa, in un post dal titolo: Se lo stato spendesse il giusto per acquistare matite e risme di carta, il contribuente risparmierebbe 30 miliardi l’anno.
Noi liberisti lo diciamo, inascoltati, dalla notte dei tempi: più il mercato del lavoro è flessibile in uscita (oltreché in entrata), meno le imprese fanno tendenzialmente ricorso al lavoro precario; più esso è rigido, di converso, più le imprese assumono lavoratori con contratti atipici.
Pareva fosse un governo balneare, tutto rinvii e nessuna decisione, destinato solo a galleggiare. E, invece, è anche peggio: è un esecutivo la cui mission è fare l’esatto contrario di ciò che servirebbe; aggravando, così, la condizione economica del Paese.